mente di sicurezza, anzi, ma di avvicinamento progressivo a un nocciolo nascosto di verità e di consapevolezza. Non è quindi affatto casuale che alla decostruzione operata da Rushdie sul testo coranico corrisponda, con parallelismo implicito impressionante, l'impossibilità, nel romanzo della Desai, di ricostruire (ossia, riorganizzare) sotto forma scritta ·un patrimonio poetico di voce; nei due casi è traumatico il passaggio da una tradizione orale a un discorso, anche critico, su un testo reso ormai stabile nelle sue determinazioni interpretative. Nell'ultimo romanzo della Desai, Notte e nebbia a Bombay, sono gli eventi stessi della storia (con l'Olocausto) a impedire che vi sia osmosi tra il mondo europeo e l'India; più che sull'emigrazione, come affermano in genere i critici indiani, Notte e nebbia a Bombay sembra vertere sull'esilio, sullo sradicamento forzato e drammatico.L'impossibilità di conoscere I 'India per chi è stato strappato alla sua terra natale .prima ancora di poter crescere e maturare, in modo di assumere una propria identità, mette in primo piano crudeltà e violenza, visioni stereotipe del luogo altro, nella menzione dei riti cannibaleschi del tantrismo, e logore forme Figliedelle colonie nel deserto di Coetzee Annalisa Oboe È apparso da poco in Italia un romanzo di grande qualità e straordinaria bellezza, che proviene dal cuore del Sudafrica: Deserto di fohn Coetzee (Donzelli, pp. 160, L. 24.000, traduzione di P. Splendore). Coetzee, che pur essendo d'origine afrikaner scrive in inglese, è un distinto signore di Foto di Sian Osolinski (agenzia G. Neri). 20 CONFRONTI di decadentismo mitteleuropeo, nella raffigurazione del personaggio "fatale" di Shanghai Lily. In questa prospettiva il mondo narrativo consolatorio dell'idillio, ovvero del rapporto armonico dell'individuo con il proprio ambiente, può solo porsi _comediscorso sull'immaturità, sulla non-comprensione. La solitudine e l'estraneità dell'ebreo tedesco Baumgartner sono frutto e conseguenza della storia europea, riguardano l'India solo marginalmente; in Notte e nebbia a Bombay vi è frattura totale tra il mondo della storia e la sfera privata e personale della memoria, come già avveniva, sia pure in maniera molto più tenue, nel precedente romanzo Fuoco sulla montagna, che si conclude, simmetricamente rispetto ali' omicidio di cui è vittima Baumgartner, con un altro atto di violenza assassina: due simboli estremi e definitivi di messa a nudo di verità in precedenza celate: per la vecchia donna Nanda Kaul è la consapevolezza della propria aridità, per il vecchio profugo è infine l'abominio della persecuzione che si abbatte su di lui, è il significato non più falso ma a posteriori palese dei messaggi rassicuranti che la madre gli inviava dal campo di concentramento. mezz'età, con la barba brizzolata e un fare riservato che incute soggezione e rispetto a chi gli sta accanto. Gli aleggia intorno un alone mitico, dovuto sia al fascino personale che al grande successo che la sua opera ha riscosso non solo in Sudafrica, ma anche in Francia e negli Stati Uniti. Linguista attento, professionista della parola tagliente (alla quale l'inglese si presta forse più dell'italiano), maestro della ., parodia post-moderna e del discorso critico post-coloniale, Coetzee ha al suo attivo sei romanzi e una raccolta di saggi, ormai classici, sulla cultura coloniale sudafricana. Ognuna delle sue opere viviseziona una fetta di esperienza coloniale, e si inserisce di volta in volta, con abile gioco intertestuale, in un particolare sotto-genere letterario (il romanzo storico, di frontiera, pastorale, ecc.), nell'intento di decostruirlo dal!' interno e smascherarne le complicità con i discorsi fondanti del colonialismo, dell'oppressione, del potere. Deserto è una riscrittura del roman:z;opastorale, ambientato nelle fattorie del cuore desertico dell'Africa australe, che rappresenta uno dei filoni più battuti della tradizione narrativa sudafricana, a partire dall'ottocentesco Storia di unafattoria africana di Olive Schreiner(Giunti 1987). La fattoria, luogo idillico sul quale la mitologia coloniale si è costruita, radicando la sua breve storia in genealogie di famiglie raccolte attorno ai valori del focolare domestico, del lavoro, della fede in Dio, diventa nel romanzo di Coetzee un incubo, un anti-mito sradicato da ogni cultura, umanità, storia.L'eroina al centro della narrazione, Magda, non è giovane innamorata, né madre amorosa, bensì una sterile zitella arrabbiata, una delle tante figlie dimenticate delle colonie, sottomessa alla tirannia di un padre autoritario, legata a lui da un rapporto di amore e odio, e svilita da un'esistenza solitaria e arida come il deserto su cui vive. In una narrazione suddivisa in 266 sezioni numerate, che non costituiscono un diario né una cronaca degli eventi narrati, Magda uccide due volte suo padre, viene stuprata dal servo Hendrik e infine abbandonata a se stessa e alla sua lucida follia. Nonostante le evocazioni concrete della vita nella fattoria, il racconto è interamente ripiegato su se stesso, riflette solo il suo farsi e disfarsi in innumerevoli versioni di fatti e pensieri raccapriccianti, tutte ugualmente possibili, legittime, e forse coesistenti. L'io narrante del romanzo crea se stesso per mezzo delle parole; Magda è una "poetessa dell'interiorità" la cui esistenza è legata a doppio filo alle sue capacità discorsive: "creo me stessa nelle parole che mi creano", dice, e stabilisce una rete di rimandi fra il sé e il mondo esterno in modo da fondare, sull'instabilità inaffidabile del linguaggio, la sua stessa realtà: "invento tutte queste cose perché queste inventino me". Questa equazione fra linguaggio e realtà, molto vicina alle teorie post-strutturalisti\ di cui Coetzee si è occupato come linguista, è, la gabbiarifugio in cui Magda si muove, restando sospesa fra allucinazione e vita reale, ossessionata dalle parole che le danno vita e al contempo la imprigionano, e che minano la sua volontà di agire bloccando ogni suo slancio verso il mondo esterno. È stato suggerito che l'uso che Magda fa del linguaggio in Deserto sia rapportabile alla posizione ambigua dei bianchi sudafricani, che si ubriacano di parole, ma che sono incapaci di azione generosa e risolutiva di una questione umana e politica ormai insostenibile. E
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==