Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

occupata, l'Inghilterra isolata e bombardata, eravamo sottomessi ... Può darsi pure che la Storia non partorirà un'altra terribile catastrofe, ma il fatto è che qui davanti a noi si sta formando un fenomeno nuovo, che stentiamo a identificare. Vogliamo sempre incasellare le cose per ragionarci sopra e così continuare a credere che la morale non deve fare parte della politica. Certo, quando si _ pensa al passato abbiamo come esempio paradigmatico di vittima gli ebrei, che sono gli innocenti per eccellenza perché non hanno fatto nulla di male. E, fin quando non avremo davanti una vittima altrettanto candida quanto quella, sipenserà che non stiaaccadendo granché. Deve succedere ancora di peggio... I serbi, infatti, dicono: "Si parla di campi di concentramento. Non esageriamo". Noi, per poter capire, vorremmo quasi che questi campi fossero esattamente come Auschwitz. Continuiamo ad avere in testa solo il vecchio modello. Bisogna riprendere quota, esercitare delle vere pressioni sui serbi, e dire loro: "Al di là di questi limiti, il vostro biglietto non è più valido". Ma, così piene di odio, dove andrebbero poi tutte queste persone? È gente normale. È questa la cosa orribile. C'è stato un lungo articolo sull"'Independent" cheraccontavadi un piccolo villaggio, Ragovitza, dove sono accadute delle violenze orribili. Una giovane donna salvata ha ricordato in lacrime: "Mio padre e mio nonno, musulmani, hanno vissuto per decenni in pace con i loro vicini, in campagna. Ognuno andava alla sua chiesa. Sono i miei compagni che hanno violentato e ucciso mia madre, che hanno saccheggiato la casa, io li conoscevo, andavo a scuola con loro, si parlava al bar insieme ...". Non sono dei folli, li hanno resi folli. Perché possano ridiventare sani di mente, ci vuole una botta in testa. Quel che rende folli i croati in questo momento, è che l'altra parte fa tutto ciò impunemente. Si direbbe che vi sia una incapacità generale di riflettere su questa tragedia, che vi sia una rimozione totale da parte della gente per qualcosa che sconvolge a tal punto... era per noi inimmaginabile una cosa del genere oggi in Europa. Il pensiero umano riconosce a stento il nemico quando questo si presenta come un fenomeno che non è esattamente uguale a quello che conosceva in passato, quando ha degli importanti aspetti di novità anche se è altrettanto violento, aggressivo, reazionario. Il nemico oggi non marcia con le camicie brune, con le croci uncinate gridando "Heil Hitler", ma fa cose simili, ha una malattia analoga e che può coinvolgere in un delirio nazionalista rumeni, slovacchi, greci, ungheresi, albanesi, macedoni, ucraini, russi, popoli baltici, ecc ... L'espressione estrema di questa malattia si trova oggi in Serbia. Per il momento gli ucraini, i'russi stanno ancora buoni. Ma l'esempio serbo nutre gli spiriti malati soprattutto nei paesi slavi. E ce n'è un certo numero. Nel vedere che la Serbia è capace di realizzare le cose impunemente, possono venire loro delle idee. Un discorso di estrema destra dà delle pessime idee, ovunque. In Francia si avevano dei tabù, le Pen rompe i tabù, ciò è molto pericoloso. E lo si è accettato. Abbiamo perso le nostre convinzioni. Quali, per esempio? A partire dal momento in cui, in Francia, la disoccupazione è considerata come qualcosa di ineluttabile, e gli uomini politici la dichiarano ineluttabile, si perdono i propri valori. Noi siamo oggi degli individui diversi da quel che eravamo negli anni Sessanta. C'è una crisi profonda nella democrazia ... E si fa incontro a noi della gente molto dura. Kosic, il IL CONTESTO presidente della "Nuova Jugoslavia" lo ha spiegato in "Le Monde" e in "Paris Match": "L'Occidente crede che la Storia sia piacere e felicità. La storia invece è fatta di sangue". Vedete, egli vive in un sistema epico, al cui al centro c'è la Serbia come vittima. Questo è interessante: i serbi si considerano delle vittime, all'inizio si identificavano con gli ebrei. Per questo non hanno compreso perché in Occidente gli ebrei non fossero dalla loro parte. Essi pensano di non avere che nemici: croati, tedeschi, nazisti nel passato, musulmani, e due amici tradizionali: la Russia e la Francia. Quando parlo di malattia, penso di fatto alla paranoia. Ricordatevi, Hitler diceva che i tedeschi erano vittime degli ebrei, Le Pen identifica il nemico nell'immigrato. Oggi c'è una specie di nuova società che si va sviluppando, che ci rende impotenti, c'è una crisi dell'intelletto, non c'è più visione; e sulla crisi globale delle democrazie si innesta la crisi jugoslava, anche perché c'è una debolezza dell'Europa e dei suoi uomini politici. Non c'è un messaggio chiaro sulla ex Jugoslavia. Questo si riflette e si trasmette a tutti immediatamente attraverso i media e la televisione: si mostra e si dice tutto e il contrario di tutto, confondendo le immagini su uno stesso piano. I primi responsabili sono i nostri uomini politici. Sapete, le parole sono importanti. Ne è un esempio illuminante, per quanto riguarda appunto l'azione responsabile dei leaders, il paragone tra la ex-Jugoslavia e la Cecoslovacchia. Se Milosevic fosse stato al posto di Havel, al momento della separazione ci sarebbe stata la guerra. Invece Havel ha saputo pronunziare le parole che si dovevano pronunziare al momento giusto, delle parole di verità: "Sono triste ma accetto". Ecco. Tutto si fa con le parole. NARRATORI GIUNTI r2ara . .x:ren1 IL GIOCO DEI REGNI Passioneiidealidiquestosecolonel romanzodiunafamigliastraordinaria. , GIUNTI 15

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