Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

guerra in 100-150 persone! I serbi estremisti hanno preso il potere, la popolazione era disorientata. Le popolazioni civili sono trattate come delle mandrie, vengono spinte in un senso o in un altro ... Sipuò ipotizzarB.{lllorache ilpericolo, in Occidente, è che noi non possediamo gli anticorpi atti a combdttere unaforma nuova di virulenza reazionaria poiché essa non è riconoscibile dal nostro "sistema immunitario"? · Per l'Occidente il pericolo, per molto tempo, è stata l'Unione Sovietica, pericolo peraltro reale, era lì con i suoi missili.Oggi, semplicemente, c'è un altro pericolo. Si dice che la ex-Jugoslavia non può veramente minacciarci: io ho i miei dubbi ... In effetti la Serbia è portatrice di una visione molto contaminante proprio nel momento in cui il progetto europeo mostra la sua fragilità e inoltre le destre riappaiono un po' ovunque. Sapete quel che accade quando il suolo d'Europa si ridesta? Il passato pesa su di noi. L'Italia è stata nemica della Serbia perché stava dalla parte dei tedeschi. I tedeschi anche erano dalla parte sbagliata. I serbi stavano dalla parte dei vincitori, i croati e gli sloveni dalla parte dei vinti. E quando il suolo di Sarajevo trema è tutta l'Europa che si mette a tremare, e le vecchie alleanze si riformano. Ed è per questo che si dice all'Italia e alla Germania: "Fate attenzione". Ed è questo che spiega certe timidezze ... Inoltre, c'è la propaganda serba che dice: i serbi sono stati vittime sin dall'inizio di un complotto ordito dai tedeschi e dal Vaticano. Prima dell'inizio della guerra sono stato invitato da cinque o sei accademici, professori universitari, parlavano tutti il francese. Ero solo. È stata una delle serate più terribili della mia vita. Mi sonoresoconto fino a che punto avevamo concezioni inconciliabili. Quelli della mia generazione sono stati cresciuti nell'idea dell'Europa, di una riconciliazione franco-tedesca, di una simpatia verso la Germania, verso l'Italia, con una sorta di volontà di fare le cose insieme. E loro, lì, mi hanno preso in giro. Mi hanno trattato da ingenuo, mi hanno voluto spiegare come "funzionano davvero le cose": "Coi tedeschi non c'è niente da fare, è nei loro geni, e gli italiani vogliono mangiare del territorio". Ho detto loro: "Sono quarant'anni che lavoriamo a fare le cose insieme e voi dite che bisogna essere contro i tedeschi e gli italiani?". Ebbene: simili discorsi hanno trovato degli echi in Francia. Ho sentito delle alte personalità parlare di "corteccia tedesca", di desiderio di vendetta dei tedeschi poiché la Serbia avrebbe loro resistito (in realtà non è stata la Serbia a resistere loro, ma i comunisti jugoslavi con in testa il croato Tito). Ho incontrato in Francia dei responsabili della destra che mi hanno detto: "La Germania ha degli interessi in Jugoslavia, fa il suo gioco". Intanto la realtà di oggi è che siamo noi francesi a essere i complici del nuovo boia! Perché stentano a riconoscerlo? Lo ha detto bene l' Abbé Pierre pochi giorni fa: "Gli uomini !fella mia generazione, quelli che hanno fatto la Resistenza, avevano i serbi nel loro cuore. Mi ci è voluto tempo per capire". Mitterrand insiste che "bisogna associarsi ai tedeschi, che bisogna legarli a noi"; è perché diffida di loro. Certo, non bisogna essere ingenui, i paesi hanno degli interessi geo-politici. Oggi però il mondo è anche cambiato. Penso che Mitterrand sia ingessato di Storia; pensa ancora come nel contesto della '14-' 18 o della Seconda guerra mondiale. Kohl ha una visione più europea. Ma quando si è testimoni, quando si è sul posto, si vedono le cose con più chiarezza: è difficile far capire questo a Parigi. Ho incontrato un amico di un giornale molto autorevole. Mi ha chiesto: "Allora, la Jugoslavia?". Ho parlato per cinque minuti, e subito l'amico si è messo a spiegarmi il mondo: "La ILCONTESTO Grande Teutonia ...". Ha già un sistema chiuso di pensiero. Non dice neanche Germania, ma Teutonia, che ritorno al passato! Eppure è un uomo adorabile, molto generoso, ma non ha ascoltato me che vivo laggiù, e ha parlato come parlerebbe un nazionalista serbo. Perché non si ascolta il grido di dolore dello spirito e del corpo della gente? Si sente dire: "Caro signore, le guerre ci sono sempre state e ci saranno sempre". Poi si passa a guardare le cose solo intellettualmente. Se l'Europa, la Nato, per esempio avesse risposto alla aggressività serba con una azione militare, anche solo simbolica, nel momento in cui l'elicottero delle Nazioni Unite è stato abbattuto dall'aviazione serba, all'inizio del conflitto, sarebbe forze cambiato qualcosa? Oppure la Serbia è divenuta così fanatica che vuole la guerra a tutti i costi? Per prima cosa, bisogna avere un linguaggio chiaro, che noi non abbiamo avuto. In quel momento ci si è chiesti: "Chi è l'aggressore?" e si è entrati in una discussione senza fine. Dire delle parole chiare significava anche sostenere che era comunque inaccettabile, che si avevano dei principi e basta. Si sarebbero dovuti dare degli ultimatum! A Vukovar, per esempio, si sarebbe dovuto prendere posizione e dire no. Effettivamente, a quel punto, si sarebbe corso il rischio di fare la guerra, ma io ritengo che la Serbia avrebbe ceduto se le Nazioni Unite avessero preso una decisione sull'uso della forza. In Irak vi fu l'embargo ma anche laminaccia mili tare. L'ONU può essere forte se I o desidera, se c'è NARRATORI GIUNTI r~lara . .;Jeren1 IL GIOCO DEI REGNI Passioneiidealidiquestosecolonel romanzodiunafamigliastraordinaria. GIUNTI 13

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