INCONTRI/ORLANDO testo, il quale non è nient'altro che quel che ogni lettore si crea da sé. A fronte di questa fuga in avanti verso il molle, verso l'informe, il non articolato, il non razionalizzato, stava una tendenza apparentemente irrelata, ma perfettamente complementare: una nostalgia di epistemologie troppo forti per essere compatibili con lo studio di un fenomeno come la letteratura, ossia un massiccio e aggressivo ritorno di quello che era stato il positivismo di fine '800: il culto del dato preciso, del documento, l'adorazione di ogni atteggiamento convergente in quella operazione peraltro sacrosanta che è l'edizione critica. Ma il lavoro di interpretazione, ossia quello che ci permette di stabilire il nostro rapporto con il testo, restava ancora da cominciare, mentre nella attività filologica il lavoro dello studioso di letteratura trovava il suo fine e la sua fine. Entrambi questi atteggiamenti si sottraggono a quello che per me è il compito per eccellenza degli studi di letteratura, cioè aiutarci a leggere. Più o meno implicitamente lei parla spesso di sé come di un illuminista. In che senso, oggi, rivendica questa connotazione? Per la verità l'aggettivo illuminista ha assunto, di solito, un cattivo significato: ricordo in testi sessantotteschi questa parola usata come una offesa. Illuminista sarebbe colui che dall'alto fa scendere in modo arbitrario e prepotente una sua visione delle 70 CHIUDITISESAMO NURUDDIN FARAH 2° edizione pp. 285 Lire 28.000 Il romanzo è costruito come una sciarada i cui riferimenti indicano, tra l'altro, le Mille e una notte, il Corano, ma, soprattutto, la storia della Somalia e della sua tormentata vicenda coloniale e postcoloniale. CENERESULLAMIAMANICA ZOE WICOMB pp. 178 Lire 25.000 Zoe Wicomb, esponente importante e significativa della nuova generazione delle scrittrici sudafricane, nella prima traduzione italiana: una storia di formazione femminile e, insieme, mille storie sudafricane. cose. Ma non è questo, per me, il significato corretto: noi dobbiamo al fenomeno dell'illuminismo tutta la nostra civiltà moderna. Per quanto mi riguarda, io amo definirmi uno studioso di tendenza illuminista con due implicazioni ben precise: mi sembra che dopo Freud sia militante soltanto una razionalità volta a capire ciò che in prima istanza, e erroneamente, si presenta come irrazionale; che, del resto, occupa uno smisurato terreno nel quale l'uomo è profondamente radicato. Una razionalità che a questo compito si sottragga non è degna di questo nome, e per essa preferisco allora adottare, con sottinteso peggiorativo, l'epiteto di razionalismo. Inoltre, in un senso diverso, sono affezionato al termine illuminismo per motivi che riguardano il rapporto con la divisione del lavoro: un atteggiamento non illuministico, per me, è quello che finge di credere, in perfetta malafede, che possano esistere cose comprensibili soltanto agli specialisti, ai tecnici. Io ho l'impressione che la possibilità per tutti di capire si risolva in una questione di mediazioni. Più qualcuno è lontano da una certa specializzazione culturale, maggiore sarà il numero delle mediazioni che occorrono per avvicinarsi; ma potenzialmente, se c'è un atteggiamento verbale aperto a spiegare - proprio nel senso di diradare le pieghe - tutto può essere reso comprensibile a tutti. Io non mi illudo che il mio ultimo libro possa avere troppi lettori, , e per alcuni temo che rimarrà un testo difficile; tuttavia, spero che I mi verrà dato atto di uno sforzo nella scrittura che è costantemente volta a appianare, a allargare il numero delle persone in grado di affrontare problemi, che virtualmente sono di tutti. Come è nata la grande classificazione di immagini sulla quale è costruita tutta l'impalcatura del suo libro dedicato agli oggetti desueti nella letteratura? Quando cominciai a notare le caratteristiche comuni a tutta una serie di testi che andavo schedando, mi muovevo ancora a un livello molto intuitivo, avevo a che fare con una nebulosa: le possibili vie per articolare quella gran confusione erano solo due. Potevo decidere di presentare i materiali o in una forma narrativa o in forma tipologica, ossia ordinandoli in una classificazione. Io stesso a questo punto non ho ancora idee troppo precise sul 'perché sia appàrso subito impossibile tradurre tutto in un enorme racconto: dare al montaggio dei brani una forma narrativa sarebbe stato talmente confusionale da differenziarsi troppo poco dalla nebulosa originaria. Ma confido che saranno i lettori a chiarirmi meglio le idee. Naturalmente, mi rendevo anche conto che la strada della tipologia presentava ricatti minacciosissimi: so bene quanto è grande - soprattutto passata la fortuna dello strutturalismo - la diffidenza verso operazioni classificatorie: il primo sospetto è che siano fine a se stesse, che abbiano preso la mano all'autore. La mia speranza è che la mia classificazione risulti del tutto strumentale, che serva per arrivare a dei risultati.• Vogliamo tentare un accenno a queste categorie di oggetti desueti di cui sipopola la letteratura, e che lei ha restituito nel suo libro come altrettanti rami di un grande albero semantico? Possiamo cominciare con le immagini che rimandano alla caducità umana: di preferenza monumenti, che sulla base del contrasto tra la loro grandiosità di un tempo e il loro stato di rovine
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==