Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

accettate opinioni altrui è per me il senso della democrazia. Nel corso della storia, le patriarchie, i regimi tirannici, le politiche e le popolazioni autoritarie hanno sempre insistito su un unico modo di considerare le cose. Io no. Di solito io ho dubbi su tutto o quasi, e quindi, poiché dubito, tendo a considerare divers~ possibilità di esaminare la stessa cosa. Nella mia vita quotidiana ho più certezze, poiché vi sono cose che non farei mai. Per esempio non avrei mai dubbi in merito alle cause giuste per le quali mi batto. Ma, intellettualmente, è più onesto far sì che si possano udire punti di vista diversi, fino al punto che arriverei a concedere altrettanto spazio a persone con cui sono in disaccordo in modo da lasciare che cadano da sole nelle trappole ideologich~ che loro stesse si pongono, poiché le debolezze dell'ideologia di destra, del capitalismo in quanto tale, finiscono col rivelarne l'infondatezza. Non ha senso che qualcuno venga a dire che vuole possedere tutto mentre qualcun altro non può possederlo ... E la st~ssa cosa vale per le debolezze del patriarcato: la ragione per cui nu sono sempre battuto contro l'autoritarismo (anche quando questo deriva dalle strutture tradizionali della società somala) è che se accettiamo il regime autoritario all'interno delle nostre società allora dobbiamo anche necessariamente accettare regimi autoritari provenienti dall'esterno. La democrazia richiede l'eguaglianza, e ci deve essere eguaglianza. Non dobbiamo affermare che noi - uomini - governeremmo le donne in modo ~pietato,antidemocratico, incivile, ma che non possiamo accettare l'idea che gli Italiani siano venuti a colonizzarci. Nessuno deve colonizzare nessuno. C'è una gerarchia nell'ingiustizia, e più una persona è debole e più è probabile che quella persona debole faccia male a qualcuno ancora più debole di lei. Per esempio, nelle società in cui impera il terrorismo politico, l'animale più debole è quello che soffre di più: in Somalia di solito trattiamo male i bambini che sono sempre stati presi a bastonate. Se un bambino di otto anni torna a casa e i genitori lo bastonano, e allora esce e qualcuno più forte di lui lo bastona e i due se ne vanno in giro assieme a vagabondare perché n;n possono tornare a casa per la paura di venir bastonati ... ebbene, è molto probabile che i due finiscano col dare la caccia a qualche cane randagio. Questa è la spirale della violenza, un prodotto di questa gerarchia dell'ingiustizia. A proposito della pluralità delle opinioni: nei suoi romanzi non c'è mai un intervento autoriale esplicito in merito alle azioni o alle parole dei personaggi. Tutto vienefiltrato attraverso le loro opinioni o le loro gesta. Eppure, vi devono necessariamente essere dei personaggi con cui lei ha più in comune. È così? Sì, è vero, ma, come le ho già detto, a me piace dare la possibilità di esprimersi anche alle persone che disapprovo. È solo tramite la dialettica che possiamo raggiungere una inclusione logica accettabile. Se volessi prendere la penna in mano per pontificare in modi autoriali, allora farei meglio a diventare un predicatore, me ne andrei in una moschea e diventerei uno sceicco ome ne andrei in una chiesa e diventerei un sacerdote. Io non sono un sacerdote. Il mio mestiere è quello di analizzare e discutere intellettualmente non con me stesso ma con le idee. Io sono, oso dire, il prodotto di una idea. Io sono una idea. Una nazione è una idea. lo sono una ipotesi e, perché qualcuno si metta ad INCONTRI/FARAH Mogadiscio. Foto di Eric Onstadt (Sigmo/G.Neri). ~scolt~mi, devo dimostrare di essere di più che una semplice 1potes1.Come punto di partenza di solito propongo un argomento, un tema, e quindi perseguo le idee nel modo in cui potrebbero presentarsi a qualcun altro. Non mi immagino una unica voce o opinione, ed ecco perché i miei romanzi sono polifonici e, spero, a più livelli di lettura. Se ricorro a miti, se ripeto alcune cose e alcuni modi obliqui di rispondere ad esse, allo stesso modo vorrei che il lettore mi seguisse e provasse su di sé i dubbi che io ho su di me. Un'altra domanda: è evidente che ha letto e apprezzato le opere di Wilhelm Reich, Otto Rank e molti altri studiosi di psicologia: trova tali letture importanti al fine di riusare idee o forse anche per elaborare nuovi metodi compositivi? Le idee sono generate da altre idee. Le idee non sono come i dadi. Quando due dadi si scontrano cadendo sul tavolo non succede altro che un po' di rumore. Ma quando due idee si scontrano fra loro comincia a emergere un'altra idea. È possibile che quell'idea sia la progenie delle due idee che hanno avuto lo scontro. Sono anch'io un accademico da tanti anni e ho insegnato e insegno letteratura e filosofia in varie università, e quindi a volte affermo che ne so abbastanza anch'io di teoria della letteratura. Ma non mi fermo lì: mi piace leggere le opere di altri pensatori, filosofi, psicologi e psicanalisti e imparare da loro. E non importa chi sia quel pensatore o in che lingua abbia scritto. Tutto quel che è stato pensato in merito agli esseri umani è mia preoccupazione. Quindi, il mondo intero diventa un'idea e io sono lì per mettere in dubbio tale idea e per andare fino in fondo. Se Reich, o Freud, o Jung, hanno detto qualcosa, o se c'è qualcosa nel Corano o in un proverbio cinese o in uno dell'Africa Occidentale, io vedo ciò come nucleo di un'idea e lo prendo e lo uso allo scopo di elucidare qualcosa che può essere accaduto in Somalia. Nelle sue opere appaiono nomi di personaggi de Le mille e una notte: oltre al recuperarne racconti che rielabora nei romanzi, c'è qualche influsso formale o stilistico de Le mille e una notte sulla sua narrativa? L'idea del racconto nel racconto, l'idea di un dibattito infinito 53

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