Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

vecchio Deng non era abituato a navigare in queste acque? Ma l'odore di soldi intorno alle azioni rompeva ogni diga morale e la corruzione scivolava giù come il miele su una pila di frittelle. Anche i poliziotti, che dovevano sorvegliare che nessuno si infilasse nelle file, a viva forza spingevano nei punti di testa i propri amici e parenti. Ciò non poteva rimanere senza conseguenze. A luglio Pechino sorrideva di nuovo per la riapertura alle riforme annunciata da Deng, lamenti sordi si levavano dalla "cintura di ruggine", le zone delle inefficienti industrie di stato minacciate da severi licenziamenti e ristrutturazioni. Tutto insomma sembrava andare bene, bisognava solo tener un po' a bada gli operai, ma una pioggia di azioni e ancora una volta il sostegno delle campagne sembrava salvare Deng. A Shenzhen, a luglio, si procedeva a una vendita di azioni straordinaria: due giorni per vendere biglietti che uno su dieci avrebbero dato accesso al sospirato passaporto della fortuna. In città piombarono in un milione da tutta la Cina. Si misero in fila tra gli spintoni dei poliziotti che infilavano i loro raccomandati. Poche ore dopo però le porte dell'asta venivano chiuse. Perché? Sono finiti i biglietti. Ma siamo poi tanti? si chiesero i contadini infila, e si ricordarono dei raccomandati spinti dai poliziotti, ricordarono le storie sulle migliaia di azioni che tra mille inchini non passavano nemmeno per le aste ma viaggiavano per i piani alti dei palazzi nobiliari, dove risiede l'alta burocrazia dell'impero. Prove? Vox populi. E poi una costatazione: avevano promesso due giorni d'asta. Epoi Tienanmen non era passata invano. Centinaia di migliaia di contadini che avevano viaggiato migliaia di chilometri in condizioni infami e avevano accettato già che, nove su dieci, il loro biglietto non gli IL CONftSTO avrebbe dato azioni ... ma essere privati di quell'unica possibilità! Troppo, troppo. Troppa corruzione. Centinaia di migliaia attraversarono le strade della città al grido di "abbasso la corruzione", come a Tienanmen. Alcuni sfasciarono vetrine,distrussero macchine.Gli agenti intervenuti con imanganelli a scariche elettriche vennero travolti. Arrivarono rinforzi; gli scontri durarono quasi tutta la notte, durissimi. Immagini di fuoco vennero ritrasmesse dalla televisione di Hong Kong che parlò anche di due morti. Il consiglio dei ministri si riunì d'urgenza e il giorno dopo inviò un suo emissario. La crisi delle azioni minacciata dagli ortodossi era arrivata? A Shenzhen nel giro di poche ore insieme a camion di agenti in tenuta antirivolta arrivavano segnali contrastanti: prima che altre azioni sarebbero state messe in vendita, poi che le vendite erano invece sospese. Ancora qualche ora e a tutti i forestieri, senza permesso speciale di entrata a SheK .·,en, veniva ordinato di andarsene. Gli uomini dell'ex governatore del Canton Ye Xuanpin erano riusciti a riportare l'ordine senza sparare e, secondo gli annunci ufficiali, anche senza fare morti. Secondo quanto aveva deciso il gruppo dirigente, con una crescita così rapida i sussulti erano inevitabili, l'importante era riportare l'ordine con meno danno possibile, senza dare nell'occhio, e questo a Shenzhen era riuscito: Ye si dimostrava uomo di polso, come suo padre. Inoltre, subito dopo la crisi la stampa provinciale riconosceva che in alcune sezioni c'erano stati imbrogli, si diceva che i responsabili avrebbero pagato. Era una ammissione di colpa delle autorità, anche questa una piccola lezione di Tienanmen: meglio dirsi un po' colpevoli e andare incontro alla gente per placare gli animi. Foto di Geoffrey Hiller logenzio G_ Neri)_ 3

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