Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

le insegnò a mendicare daiferenj- Mister Americano ... Mr Talyano ... Mr Chayno ... Mr Japano ... Mr Aratzo, e quando decise che aveva imparato bene la tecnica, arrivò con un'altra proposta. Yeshet naturalmente si sentiva debitrice nei suoi confronti e non osava rifiutargli nulla. Accettava i suoi suggerimenti. E il giovane mendicante solo a guardarla si sentiva felice come non lo era mai stato prima ... Nessuno avrebbe dubitato della sua cecità. Yeshet era così naturale che di nuovo il ragazzo lodò il suo talento. Le chiese comunque di pregare per lui affinché fosse degno di guidarla verso un fine più alto e più utile. Quanto a lui faceva del suo meglio. Ogni volta che qualcuno faceva l'elemosina a Yeshet, lui le allungava una mano sotto il mento spingendola tra il vestito e il corpo, tirava fuori il fazzoletto in cui teneva i soldi, slegava il nodo che lo chiudeva e riponeva la nuova moneta, poi lo faceva scivolare in basso accomodandoglielo tra i due seni. "Oh", rispondeva Yeshet a chi le chiedeva chi fosse il ragazzo, "È mio figlio, il mio unico figlio!". Note 1) Foglie di una pianta simile al luppolo. 2) Stranieri. 3) Albero sacro del villaggio. 500 HAAB0 Gamuute Axmed Gamuute a cura di Giorgio Banti e Cabdalla Cumar Mansuur Gamuute A. Gamuute è lo pseudonimo di Faarax Axmad Cali "Gamuute". Nato nella prima metà degli anni Cinquanta ad Awaare nell'Ogaden, ha frequentato le scuole in inglese nel distretto di Boorame (Somalia nord-occidentale ). Si è laureato nel 1977 presso il Dipartimento di Lingue alla Facoltà di Magistero di Lafoole (Mogadiscio) seri vendo come tesi un'opera teatrale originale. In quegli anni è redattore capo della sezione somala della rivista "Baraha-The Educator" pubblicata dalla facoltà. Ancora studente scrive nel 1976 il racconto Caynba cayn [Ognuno secondo il suo tipo], che vince un premio in una competizione letteraria e che sarà poi pubblicato nel volume di Letteratura per la 4.a classe delle scuole superiori della Somalia. Lavora per quattro anni come insegnante di letteratura inglese nella Scuola Superiore Benaadir a Mogadiscio e, contemporaneamente, collabora alla stesura dei testi scolastici presso l'Ufficio Programmi del STORIE/GAMUUTE Ministero della Pubblica Istruzione. Poi è per un anno nel Dipartimento di Letteratura presso l'Accademia Nazionale della Somalia. Intanto pubblica diversi racconti nella pagina letteraria del quotidiano "Xiddigta Oktoobar" di Mogadiscio, che in quel periodo era uno dei principali canali di pubblicazione della nuova narrativa della Somalia. Attivo anche sulla scena poetica e molto vicino a Hadraawi, il maggiore dei poeti somali viventi, Gamuute partecipa ad alcuni dei maggiori avvenimenti letterari di quel periodo, tra cui la catena di 67 poesie nota come Deelley, cui parteciparono 49 poeti pro e contro il regime di Siyaad Barre. Rifugiatosi in Etiopia nel maggio 1982 insieme a Hadraawi e a Gaarriye (suo ex insegnante a Lafoole ed anch'egli uno dei maggiori· poeti viventi della Somalia), prende parte attiva ai movimenti di opposizione e dal 1984 è nel comitato centraledell'SNM, di cui è uno dei pochi membri non appartenenti al clan degli Isaaq. Tra il 1989 e il 1991 ha scritto Sigad iyo sheekooyin kale [Sigad ed altri racconti], una raccolta di cinque racconti tra cui anche quello qui tradotto, la quale è in corso di pubblicazione su "Codka", il quotidiano di Hargeysa. Nel 1992 ha terminato il romanzo Baroor-diiq [Condoglianze] e il racconto Qayla-dhaan [Grido di aiuto], quasi interamente in poesia. Soo haabo è stato scritto nel 1989 prima del massacro di Mogadiscio, quando Hargeysa, la maggiore città della Somalia settentrionale, era già stata distrutta e nella regione era in atto una vera e propria guerra di sterminio contro chi appoggiava i ribelli. Nel Sud, invece, vi erano piccole scaramucce tribali spesso istigate dallo stesso regime di Siyaad Barre, proprio per evitare che le regioni meridionali si unissero alla rivolta. La frase soo haabo "che tu ci possa raggiungere!" viene detta invocando la pioggia nella cerimonia del Roobdoon, nel corso della quale vengono intonati versi non molto dissimili da quelli con cui si conclude questo racconto. La pioggia e laprosperità così invocate sono la liberazione del paese, e il "pensiero angoscioso" che assilla Xidid-madow impedendogli di dormire è la mancanza di unità tra le forze dell'opposizione. Il racconto è stato tradotto con la gentile collaborazione dell'autore. No. La luna non indicava un periodo di pace. Le vesti erano lorde di sangue. C'erano allarme e difficoltà. Xidid-madow era molto stanco. Non si reggeva in piedi. All'imbrunire andò a fare un giro tra i guerriglieri. Si recò da ciascun gruppo nel posto in cui si trovava. Tutti avevano gli stessi sentimenti. Avevano imparato a conoscersi bene. Non era rimasto nulla di nascosto. Non era rimasto nulla di non detto. La lotta li aveva resi fratelli. Facevano tutti parte del fronte di liberazione. Poiché questa era la situazione, Xidid-madow non trovò nulla di preoccupante. Quando fu buio tornò al centro del campo. Si cercò un posticino libero. Controllò che non ci fossero spine. Appoggiò la testa accanto a un arbusto dal tronco largo e spesso. Si coricò sul fianco. Si allungò per terra. Usò le scarpe come cuscino. Poggiò vicino al petto il suo kalashnikov contrassegnato dal numero 279. Era divenuto il suo compagno. Il sonno gli pesava sugli occhi. Sbadigliò. Ma ecco presentarglisi un pensiero angoscioso. Come la lingua che batte dove il dente duole, riprovò il dolore di quella ferita. Rimase sopraffatto. Gli ripiombò addosso quel pensiero che lo assillava senza che lui se ne potesse liberare. Balzò in piedi. Non riusciva più a chiudere gli occhi neanche un attimo. Né poteva più tenere 47

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