STORIE/DANIACEW Yeshet non mangiava da più di ventiquattro ore. Quando era partita da casa, non aveva pranzato nemmeno la sera prima per paura di vomitare. Ad Arat Kilo si era sentita così stanca che non ci aveva più pensato. La mattina era stata troppo occupata a cercare le borse. Ma ora cominciava a sentire una specie di bruciore allo stomaco e capì che doveva mangiare qualcosa. Decise di procedere nell'unico modo che conosceva ... andando a chiedere l'elemosina! Si informò dai lustrascarpe al cancello sulla chiesa più vicina, e loro gliela indicarono. Non era lontana. Vi si recò a piedi e a fatica la raggiunse. Non osò però varcare il cancello del suo magnifico terreno. Al cancello c'erano già molti mendicanti seduti in fila che chiedevano l'elemosina. Si rese conto che ci sarebbe voluto molto tempo prima che arrivasse il suo turno. Decise tuttavia di rimanere e prese posto in coda alla fila. Fu fortunata. Non passò molto che arrivò un signore che dopo averla superata, ritornò sui propri passi e le diede una moneta da venticinque centesimi. Dopo un po', arrivò un altro signore e le diede dieci centesimi. Un giovane le diede dieci centesimi e una signora altri venticinque. Ai mendicanti sembrò che possedesse un dono magnetico per le elemosine, e qualcuno glielo fece notare. Altri avevano già cominciato a lamentarsi e a gridarle contro. Ma Yeshet non se ne curò affatto. Per il momento, si era persino dimenticata della fame e di suo figlio e badava soltanto a contare le monete. Si accorse che aveva raccolto circa due dollari e si mise subito a calcolare a terra con delle pietruzze quanto avrebbe guadagnato se fosse rimasta una settimana. La sera comunque si faceva sempre più buia e i mendicanti avevano cominciato ad allontanarsi. Non poteva indugiare oltre nei suoi calcoli; doveva ormai cercarsi un posto per la notte. Chiese a un giovane mendicante che le stava vicino se i preti le avrebbero concesso di passare la notte sotto il portico della chiesa. Le rispose di no, ma le indicò in lontananza una casa con una veranda dove avrebbe potuto dormire. Anzi, l'accompagnò lui stesso e le mostrò il posto migliore. Quando gli chiese di comprarle del pane, lui acconsentì e le comprò il miglior pane che riuscì a trovare. Quella notte dormì senza fare sogni. La mattina dopo, invece di andare a cercare suo figlio, ritenne più saggio approfittare della gentilezza della gente di città. Il giovane mendicante, naturalmente, l'aveva aiutata a calcolare quanto poteva raccogliere se fosse rimasta abbastanza a lungo. Le aveva detto che lui non si sarebbe neppure sognato di tornare al suo paese se avesse avuto un talento come il suo. La gente di città non era cattiva dopo tutto, pensò lei nel frattempo. Il secondo giorno aveva raccolto circa quattro dollari. E sia a colazione che la sera il giovane mendicante andò a comprarle quello che voleva, e ogni volta lei gli diede la sua benedizione materna. La terza sera comunque aveva raccolto solo tre dollari, un dollaro in meno del giorno precedente, e stava pensando di trasferirsi davanti a un'altra chiesa cittadina prima di mettersi alla ricerca di suo figlio. Non voleva però che il ragazzo la seguisse. Perciò gli disse che aveva deciso di lasciare quel posto e che non voleva più dargli seccature. Gli diede una moneta da dieci centesimi per i suoi servizi, ricordandogli che sarebbe stato il benvenuto in qualsiasi momento avesse deciso di venire al suo paese a lavorare per lei. Gli 46 ripeté varie volte di ricordarsi della casa con il grande worka o il suo nome, che tutti in paese conoscevano. Ma il giovane mendicante rifiutò i dieci centesimi e le disse che le stava offrendo i suoi servizi solo per il desiderio che aveva di aiutare gli altri. Le offrì persino di aiutarla a cercare suo figlio, perché non era prudente per una donna girare da sola in città. E le disse che si stupiva che una donna capace di guadagnare tre o quattro dollari al giorno volesse cercare suo figlio, un figlio istruito per giunta, il quale probabilmente non si curava affatto del benessere dei propri genitori, e anche se gli stava a cuore, non avrebbe mai permesso loro di fare ciò che volevano. Yeshet fu d'accordo con lui. Dovette ammettere che suo figlio era troppo orgoglioso per permetterle di mendicare e rimpianse di dover abbandonare ogni cosa una volta fatta questa scoperta e dopo aver mietuto tanto grano. Perciò il giorno seguente lui l'accompagnò per strada e molte volte le indicò le persone alle quali poteva chiedere di suo figlio. A un certo punto le consigliò di chiedere a un uomo dall'aspetto trasandato che camminava dietro di loro. Lei gli chiese se conosceva suo figlio, Aberalegn. Gli disse che suo figlio era stato in America, e che era facile riconoscerlo poiché portava intorno al collo una striscia di stoffa, e che faceva l'insegnante. L'uomo le rise in faccia e le disse che le piaceva scherzare e passò oltre. In un altro posto lo stesso uomo tornò con addosso un cappotto consumato ma diverso e di nuovo il ragazzo le consigliò di chiederle di suo figlio. Di nuovo l'uomo rise di lei e se ne andò per la sua strada. Lei non Io riconobbe. In un altro posto il giovane mendicante le consigliò di nominare il luogo di nascita di suo figlio tanto per rendere tutto più chiaro, in un altro la sua genealogia e gli antenati con i titoli di Ras e di Dejazmach. Ma ogni volta veniva derisa e ignorata. Una volta o due comunque la cosa si rivolse a suo vantaggio. Le fu offerto del danaro. In un certo posto due giovani le diedero un dollaro ciascuno dopo essersi divertiti con la storia di suo figlio. E il giovane accattone non perse l'occasione per farle notare un'altra sua abilità. Il quinto giorno, visto che non aveva ancora trovato suo figlio, le fu suggerito di cambiare strategia e di trasferirsi in un altro settore di Arat Kilo. Yeshet acconsentì; così finse di essere stata derubata mentre si recava in pellegrinaggio a un monastero lontano, e che era tornata in città per elemosinare il denaro necessario a pagarsi il viaggio di ritorno al villaggio. Per qualche settimana il metodo funzionò perfettamente. Ci fu persino chi le offrì l'intera somma. E ogni volta che le chiedevano il nome del villaggio, aveva nominato posti più distanti dalla città. Il giovane accattone era sempre pronto a fornirle nomi. Poi c'era chi l'aveva vista davanti alla chiesa, l'aveva riconosciuta e le aveva chiesto se avesse rivisto Aberalegn. Imbarazzata dalla domanda, stava per lasciar perdere tutto e tornarsene al villaggio, non fosse altro, diceva, " ... per confessare i miei peccati al confessore e ricevere la penitenza". Allora il ragazzo le portò un prete appena in tempo. Era l'uomo che l'aveva definita una burlona, ma lei non lo riconobbe.L'alto turbante bianco che portava sulla testa e il grosso libro che aveva in mano l'avevano tanto trasformato che lei lo prese per un arciprete. Gli offrì persino venticinque centesimi in più di quanto normalmente offriva al suo confessore al villaggio. Ma il prete rifiutò la sua offerta dicendole che lo stava facendo per la gloria di Dio e non per denaro. Nel frattempo, il giovane accattone
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