Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

CONFRONTI Consideri la donna discriminata nella società israeliana e anche nella letteratura? Nella letteratura israeliana la sua immagine appare in maniera piuttosto problematica e ambigua. Non so esattamente da cosa ciò derivi. Nell'ambito religioso la donna ha una posizione ben definita, è un dato di fatto. Agli albori del sionismo si voleva giungere alla piena parità tra i due sessi, soprattutto nei kibbutzim, ma con il passare del tempo le cose sono cambiate. Forse si è trattato più di un mito che della realtà. Anche nell'esercito la soldatessa non è equiparata all'uomo. Nel Parlamento, tra i 120 deputati quante donne si possono contare? Forse 10. E tra i ministri sono solo due su 17 ! In Europa la situazione è senza dubbio diversa. È chiaro che l'aspirazione della donna alla parità suscita paure e aggressività da parte dell'uomo e la letteratura che egli scrive riflette ed esprime questi timori. Ricollegandomi a Samira, penso che se le donne israeliane potessero parlare con quelle arabe, potrebbero certamente trovare percorsi più brevi e soluzioni di compromesso più rapide e immediate. Come definiresti lafunzione dell'intellettuale nella società? Difficile definirla, penso tuttavia che lo scrittore deve interrogarsi sulle questioni che lo turbano e soprattutto porsi quelle domande che gli altri non hanno il coraggio di farsi. Perché i tuoi drammi suscitano tanto scalpore e reazioni negative sulla stampa? Non so spiegarmene i motivi, immagino perché sovvertono delle regole, infrangendo dei tabù radicati nell'inconscio del Mi~~Mega 2/93 In questo numero, fra gli altri articoli: La sinistra da inventare Paolo Flores d' Arcais Corruzione e politica in Europa con interventi di: Yves Mény, Javier Pradera, Otto Schily, Dawid Warszawski, Maurizio De Luca e Franco Giustolisi, Sandro Magister Nietzsche o l'affermazione della volontà Fernando Savater Il Mosè di Freud e il Mosè di Schonberg Yosef Hayim Yerushalmi Lettera .a René Char sulle incompatibilità dello scrittore (presentazione di Roberto Esposito) Georges Bataille pubblico israeliano. Per esempio in Ghetto non c'è una chiara e netta delimitazione tra "buoni" e "cattivi". Di solito la vita ebraica durante l'Olocausto viene descritta in maniera ben precisa, distinguendo i collaborazionisti da coloro che facevano parte della resistenza. Io ho rappresentato il capo della resistenza come uno che aveva un doppio ruolo e che faceva anche parte della polizia ebraica. Nel corso de La Palestinese ho infranto altri tabù e ho decisamente rifiutato certe etichette. Il pubblico è diventato per questo motivo molto aggressivo, la gente è rimasta scioccata non perché la palestinese fosse innamorata di un ebreo o perché avesse perduto il bambino che portava in grembo, bensì perché veniva rappresentata come un qualsiasi essere umano. Parlava perfettamente l'ebraico, e anzi aveva scritto lei la trama dello sceneggiato televisivo, rifiutava l'etichetta di nazionalista. Anche l'altro protagonista arabo considerava con ironia il nazionalismo e se ne dimostrava stufo. Quando cerchi di sfatare luoghi comuni e scontate generalizzazioni la platea reagisce con violenza. Quando si tenta di dimostrare che quello che conta è la nostra essenza di esseri umani, il teatro diventa scomodo. Quali sono i tuoi progetti per l'avvenire? Voglio ricollegarmi alla mia scrittura degli anni Sessanta. Ho scritto due drammi. Il primo è già stato rappresentato in Germania e l'altro verrà messo in scena al festival di Acco. I due drammi si basano su di un linguaggio teatrale del tutto nuovo. Dal punto di vista del contenuto hanno un carattere universale e non si riallacciano all'ambito israeliano o ebraico. Hanno un messaggio esistenziale che sottolinea la nostra precarietà. Nuove traduzioni, testi originali a fronte, introduzioni biografiche e cntiche, prefazioni, note, commenti, glossari, bibliografie ragionate. La memoria della tradizione . nei d. 1·b . gran 1 1 r1 Garzanti

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