Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

CONFRONTI sulla montagna. Lo straniero era Eshu, Eshu l'ingannatore. Il figlio di Shango non trovò nulla in eredità, E uccise Eshu, l'ingannatore, E si riprese ciò che gli apparteneva. La morte nelle pie'tre del fiume. da Shango's People (manoscritto). Note I) Il campeggio è un albero tropicale con corteccia bruno-rossastra dal cui legno viene estratto un colorante rosso utilizzato per decorazioni corporee, soprattutto per indicare il passaggio dalla pubertà alla adolescenza e quindi alla vita comunitaria. 2) Shango è un dio della mitologia yoruba. Deposto da re, simboleggia la rabbia degli spodestati e dio del tuono e dei fulmini, rappresentato spesso dal fuoco, costituisce una forma di rabbia vendicativa e incontrollabile. 3) Di Eshu tratteremo più diffusamente in seguito. 4) Oyo è uno dei regni yoruba, un grande impero nel diciassettesimo secolo che si estendeva per gran parte dell'Africa occidentale. 5) L' Alafin è il capo del sistema politico del regno Oyo. La scatola da cucito Slacciando le cinghie, morbidi feticci di cuoio attorno al bordo di vimini, sollevando la scatola sulle ginocchia, come un gatto, e facendo scorrere le dita per Rita Gbadamosi sotto il coperchio - solido, irregolare, strano - la scatola si scosse. Aperta, ne ruzzolò fuori lo shock della tua vita: spilli, aghi, fili colorati, rocchette, ricette insolite, i tuoi appunti di quando non ero ancora nato - un diario in miniatura - forbici, mollette, un vecchio fermaglio d'osso, modelli anni Cinquanta suturati ai fianchi. Il sacchetto dei semi che ho trovato e aperto ha rilasciato fiori viola così sgargianti. Una fioritura tardiva alle tue mani e ai tuoi piedi. da TheNew BritishPoetry 1968-86 (Grafton Books, Glasgow 1988). Cambridge, gennaio 1993. Ringrazio Louise Watts eJoseph Eborieme per la gentile disponibilità e i consigli offerti nel corso della traduzione delle poesie, e Gabriel Gbadamosi e Koffi K6k6 per le pazienti, preziose e affascinanti indicazioni sulla cultura yoruba. Il teatro dell' 11 altro'' Incontro con Yehoshua Sobol a cura di Gabriella Steindler Moscati Yehoshua Sobol è nato a Te! Mond, nella piana di Sharon vicino a Te! Aviv, nel 1939 in una famiglia di pionieri e sionisti. Suo padre, un agricoltore, era immigrato dalla Russia nel 1922 al seguito della "terza aliyya", una corrente di immigrazione formata da giovani idealisti che darà una impronta inconfondibile al paese. Sobol ha frequentato il ginnasio a Te! Aviv, poi è vissuto in kibbutz dal 1957 al 1965. Dal 1965 al I 970 si è stabilito a Parigi per studiare filosofia. Tornato in patria cominciò a scrivere per il teatro con/ giorni futuri, sul tema della vecchiaia. In seguito quasi ogni anno un suo pezzo teatrale è stato rappresentato sui palcoscenici israeliani. Sobol predilige nei suoi drammi l'aspetto storico che gli consente di filtrare e comprendere il presente. Si delinea così la trilogia che, risalendo a ritroso nel tempo, vuole indagare l'origine dell'insediamento ebraico in Palestina. DaLanottediS. Silvestro del '72, rappresentata nel 1974, a La notte del '20 Sobol sottopone al vaglio gli ideali e i propositi che hanno spinto i giovani presenti a immigrare nella terra promessa. L'opera conclusiva di questa trilogia è Un'anima ebraica. l'ultima notte di Otto Weininger. Con La Palestinese viene utilizzata la struttura pirandelliana del teatro nel teatro, per proporre al pubblico la storia di una troupe televisiva intenta a registrare una rappresentazione il cui testo è stato scritto da un palestinese, Samira. Successivamente Sobol si è proposto di raccontare le vicende del ghetto di Vilna durante l'Olocausto, in un dramma che si sofferma ad analizzare la situazione di una minoranza in lotta per conservare la propria identità culturale in un contesto tragico quale la seconda guerra mondiale. Seguono altre opere sull'Olocausto: Adam e Nel sotterraneo, indagini sul complesso rapporto tra vittima e carnefice. Tra le ultime produzioni teatrali di Sobol c'è infine Solo (1992), sulla figura del filosofo Baruch Spinoza. La scrittura e l'immagine di Yehoshua Sobol si presentano in maniera controversa e contraddittoria. Si potrebbe quasi raffigurare il drammaturgo israeliano, in un fantasioso paradosso, quale un moderno Giano bi-fronte: contestato e talvolta detestato in patria, applaudito e apprezzato all'estero. Le due facce del teatro di Sobol, o meglio la progressi va accettazione e riconoscimento della sua arte ali' estero segue un simmetrico percorso di critica e rigetto della medesima in Israele. Questo fenomeno è facilmente spiegabile. Basta scorrere la stampa israeliana degli ultimi dieci anni per rendersi conto come le tematiche proposte e le loro realizzazioni sceniche abbiano avuto la funzione di sovvertire e di scuotere le coscienze e i principi ideologici degli spettatori locali. Sobol difatti, in una visione precisa di letteratura engagée, ha materializzato un teatro come evento teso a saggiare le reazioni del suo pubblico; egli ha elaborato in forma drammatica tutti i registri particolar37

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