gerisce un'idea della scrittura critica votata all'obiettività, in cui, per citare una frase dello stesso Garboli relativa a Roberto Longhi, "la relatività di uno stile diventa un assoluto critico e assume valore scientifico". 2 Lo stile penetra nell'antro teli urico della realtà, nella molecola ribollente del suo costituirsi e contribuisce a fissarla, dandole forma e senso. Questo è ciò che sempre di più va facendo Garboli e si tratta di un'operazione che, fino a questo momento, implica, ma non privilegia una realtà letteraria, come è più che mai evidente nella curatela di questoJournal di Matilde. Il libro resuscita una ragazza del 1850, "docile, bionda, chiara di carnagione, gli occhi celesti abituati 'a contemplare cose morte"' (p. 12). Restano di lei un breve carteggio con il padre e tre mesi di diario, una "minuscola, preziosa goccia di vita intima dove si riflette il piccolo splendore provinciale della società pisana tra nobiltà e borghesia negli anni delle guerre d'indipendenza" (p. 17). Ma in quella goccia si riflette soprattutto l'imCONFRONTI magi ne di una lettrice posta, con tutta l' appassionata naturalezza dei suoi vent'anni, fra due monumenti, Manzoni e Leopardi. Il primo è recuperato, fatto esistere fuori dal mito, nella sua immagine sguarnita di padre; l'altro lo vediamo nei suoi colori originali, anteriori ai restauri, alle mediazioni letterarie successive. La ragazza dimenticata prende per mano i due personaggi, li accompagna fuori dal palcoscenico, restituendoli a se stessi, privati dei pennacchi delle consacrazioni ufficiali: l'uno, Manzoni, oltre la leggenda della sua santità, l'altro fuori dall'interpretazione. Note 1) Cito da A. Manzoni, Tragedie, a cura di G. Bollati, Torino, Einaudi 1965. Il passo si legge in Appendice, p. 304. 2)SivedaLonghilettore, inAA.VV. L'arte di scrivere sull'arte. Roberto Longhi nella cultura del nostro tempo, a cura di Giovanni Previtali, Roma, Editori Riuniti 1982, p. 114. Il gioco orrificodi StephenKing Francesca Frascaroli Cinque anni fa, intervenendo a un simposio della Brown University, il critico LeslieFiedler definì Stephen King come "il solo scrittore postmoderno americano". La definizione di Fiedlersottolineail carattere multimediale della.fiction di Stephen King, che da un lato utilizza abilmente i rimandi alla tradizione letteraria "alta", mentre dall'altro strizza l'occhio al grande pubblico delle sale cinematografiche. Senza rinunciare a elementi tipici di una scrittura "visiva" e "popolare", King dimostra quella straordinaria capacità di scavare nelle paure e nelle ossessioni dell'uomo medio che, prima di lui, ha contraddistinto i romanzi della tradizione gotica inglese e dei grandi dell'Ottocento americano. Dalla sua allegra dimora nel nordico stato del Maine, una villetta vittoriana sul genere del Motel di Psycho, circondata da inferriate adorne di ragni e pipistrelli in ferro battuto, King è il primo a confessare apertamente il suo debito nei confronti dei capolavori del genere horror, dai romanzi di Walpole e Lewis ai racconti dark di Lovecraft e Poe. E addirittura addita in quest'ultimo il suo maestro, punteggiando Shining (1977), che rimane forse il più famoso tra i suoi romanzi, di rimandi a uno dei più conosciuti racconti di Poe, La maschera della Morte Rossa. Ed è ancora Poe che, a quindici anni di distanza da Shining, viene di nuovo citato nel nuovo libro di King, Il gioco di Gerald (Sperling & Kupfer, Milano 1993, pp. 384, L. 30.900), quasi a indicare il ritorno dell'autore a una dimensione dell'orrore più ristretta, quasi intimistica, dopo le vere e proprie saghe di lt e 30 Kothy Botes in uno scena del film Misery non deve morire. The Stand. Del resto, i più riusciti tra i libri di King sono proprio quelli limitati ad uno scarno gruppo di protagonisti che si trovano a fronteggiare l'irruzione del terrore nel quotidiano. Il gioco di Gerald è addirittura concentrato su di un solo protagonista, che però non è il Gerald indicato nel titolo, destinato a morire in modo poco edificante dopo soltanto una ventina di pagine, bensì sua moglie Jessie, le cui riflessioni, incubi e deliri occupano gran parte del romanzo. L'eroina di King risulta essere un abile compromesso tra il prigioniero dell'Inquisizione ne Il pozza e il pendolo di Poe, e le dark ladies con attitudini perverse che da qualche tempo (s)popolano gli schermi cinematografici: dalle tenebrose figure femminili di Twin Peaks alle protagoniste dei vari Basic lnstinct, Body of Evidence e Luna di fiele. Al contrario però di queste figure femminili, tutte belle e inquietanti, Jessie non incarna certo il tipo della femme fatale; al contrario, è una casalinga del Maine non più giovane e con qualche chilo di troppo che asseconda svogliatamente, piuttosto che provocarli, i giochetti erotici da fine-settimana del marito, avvocato di mezza età con problemi di calvizie. Il gioco che Gerald ha cominciato per ravvivare un'unione ormai spenta, non è comunque destinato a rimanere tale. Jessie infatti, ammanettata al letto della casetta sulle rive di un lago, si stanca presto di giocare e, per convincere il marito a un approccio meno morboso, lo allontana da sé çon un calcio al basso ventre, provocandone, più o meno involontariamente, l'immediato decesso. Da questo punto in poi, il gioco si trasforma definitivamente in tragedia per Jessie: non tanto per la morte di Gerald, cosa di cui la neovedova non pare dispiacersi poi tanto, quanto per l' angosciante situazione in cui viene a trovarsi. Ammanettata al letto del cottage isolato, l'eroina si accorge con crescente terrore di non poter sperare in eventuali soccorritori, mentre la porta di casa comincia a sbattere e dall'esterno provengono gli ululati di un cane affamato. Ali' incubo che Jessie sta vivendo nel presente si sovrappone poi inarrestabile il flusso dei ricordi relativi a un'esperienza analogamente mostruosa, quella delle molestie sessuali subite molti anni prima da parte del!' adorato padre. Come a dire che l'orrore è di nuovo riuscito a penetrare nell'esistenza quotidiana della protagonista, sconvolgendola senza permetterle alcuna via di uscita. Ritorna anche qui, come già in Shining o in Carrie, il tema del tradimento degli adulti nei confronti dei bambini che (come ben sappiamo dal!' Henry James di Giro di vite) provoca l'irruzione del Male nel mondo infantile. Per Jessie la violenza del passato incesto, rimasto inconfessato, si somma a quella del momento presente, in un crescendo di terrore. Come se non bastasse, la situazione della donna è resa ancor più disperata dall'arrivo di un cane affamato, che ricorda il sanbernàrdo impazzito di Cujo, e dal concretizzarsi di un misterioso uomo pallido, a metà tra il serial killer Dahlmer e l'immaginario dottor Lecter de Il silenzio degli innocenti. Cosa farà· 1, eroina Jessie, prigioniera di un tragico gioco e dei suoi stessi incubi, nonché di queste presenze inquietanti? Non sarebbe giusto rivelarlo, quindi basti precisare che, secondo la migliore tradizione dei racconti gotici, ogni evento apparentemente inspiegabile troverà una sua spiegazione razionale al termine del libro, e rutti i vari pezzi del puzzle del terrore rientreranno al loro posto. Stephen King supera abilmente la prova di virtuosismo narrativo che lui stesso si è imposta: lo stream of consciousness dell'orrore è una tecnica progressivamente affinata dai tempi di Shining, e Il gioco di Gerald scorre velocemente senza cadute di ritmo o di gusto, eccet-
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