Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

I CONFRONTI I r nell'élan vita! di Bergson) aveva tenuto conto di tutta questa complessità dello Spirito (o, se vuoi, dell'uomo. Ma perché limitarci all'uomo? E il resto del mondo?), il mat. stor. non tiene conto di questa realtà economica e materiale come tu dici. Non sono così stupido e così ignorante da non sapere come Marx (insegni per tutte lapref alla Zur Krit. der Pol. Oek.) abbia tenuto conto anche degli elementi non materiali delle soprastrutture. Ma il primo e cronologico e ideale è il materiale, è l'uomo in quanto essere economico. È proprio su questo punto (per restare nel tuo campo, non parlando di gnoseologia per ora) che il mat. stor. dimostra la sua fallacia. Se il primo è l'economia o la "realtà materiale" come si deduce il resto? Tu naturalmente dirai che l'analisi sociologica del marxismo rivela questa dipendenza e che a questo punto e a questo resultato si arresta la vostra indagine. È la risposta abituale dei marxisti che non vogliono sentir parlare di "bubbole metafisiche". Il male è che la tua soluzione non è soddisfacente l'intelletto di ognuno. (Interrompo la lettera che ho scritto mentre Ada aveva i dolori perché sono le undici e mezza e Ada ha partorito una bimba.) Ricomincio oggi 8 febbr. Il problema esiste e vi si deve rispondere. E veniamo a un secondo punto. Tu riporti la definizione engelsiana della vita come esempio di "definizione non metafisica in quanto pone la realtà come rapporto delle cose; non librato al di sopra di esse". E poi dici che parlare della necessità di un atto di creazione in archè per il mat. stor. è segno di incomprensione e "tanto varrebbe chiedere allo Spirito chi lo ha creato". Qui c'è da una parte un errore, dall'altra insufficiente coerenza nel tuo pensiero che tifa cadere in contraddizione. Nella prima proposta infatti tu mantieni la solita posizione (scusa il termine) del "finto tonto" propria dei marxisti in questo problema. Il problema della origine non esiste, noi non guardiamo che a "fatti" quali ce li presenta l'esperienza. Nella seconda invece accetti già il punto di vista idealistico, solo sostituendo allo "Spirito" la "Materia". Bisogna decidersi. Cosa vuol dire mai il mat. stor. sul problema della spiegazione della realtà? In questo problema che affatica - volenti o nolenti - e che non si può relegare fra le invenzioni dei preti e della borghesia? Esso è sorto come dottrina puramente sociologica, ma non si può limitare ad essere tale. Ora né in Marx né negli scadenti libri di Engels che mi consigli di leggere v'è ombra di risposta a questo problema né tu vi rispondi. Se accetti il principio che lo Spirito/Materia è creatività, attività, libertà, naturalmente questa dottrina non è conciliabile con il mat. stor.: ma se non l'accetti (e perché?) cosa vi si sostituisce? Poni pure se vuoi "la realtà come rapporto delle cose e non librato al di sopra di esse". Ma non ti sembra abbastanza metafisico concepire le cose come "rapporto" invece che come "cose"? Che se poi vuoi dire con ciò che tutte le cose sono in rapporto e che il loro essere è il loro rapporto, sia pure: niente in contrario. Ma resta sempre da spiegare cosa è il rapporto. Io vorrei in genere che, per maggiore chiarezza, tu usassi il mio stesso metodo di rispondere aderendo alle mie parole e non vagando, evidentemente senza aver le mie lettere presenti: credo che ciò risparmierebbe assai tempo. Quanto alla preistoria e la storia non ho che da ripeterti che io non sono profeta e non so ciò che sarà. Metto solo in dubbio che solo allora "l'uomo si eleva realmente al di sopra delle bestie". Circa "la storia come opera cosciente dell'umanità" invece che come "cozza disordinato delle forze individuali" è un processo che dura da che mondo è mondo. Solo non riesco a capire (ohi Staat und Revolution!) come questo mondo organizzatissimo (perché diretto a un.fine) non avrà Stato, cioè organizzazione! (seconda fase del comunismo=anarchia! ). Se fosse altro' tempo sarei d'accordissimo sulla pubblicità. Oggi come oggi la credo impossibile. Penso sia assai bene che tu faccia leggere la nostra corrispondenza alla maggior parte possibile dei nostri amici, i quali dovrebbero anche prendere parte alla discussione più attivamente. Su Enza e Eugenio anche iofido molto. Di Guido so poco. Su Attilio ci sono buone speranze. Sui libri sta bene, comprerò tutto io. Sulla Russia (aproposito della quale ho più dati di quello che tu non creda. La Palestina è un paese più civile dell'Italia! Per es. ottimi articoli di Ruskin sulla col. ebraica) parleremo altre volte. E che dici dell'opposizione? Perché non mandi subito la gramm. inglese? E vengo alla questione centrale Meshek. Io sono convinto che tu rivedrai prima o poi le tue idee circa il mat. stor. in genere e il probi. ebr. in specie. Non per la sciocca ragione che "sei nel torto" ma perché vedo chiaramente dalle tue lettere che i tuoi sono sopra a tutto motivi "psicologici" reazione a posizioni interiori e credo che seguirà ancora una reazione. Ma probabilmente tu sei convinto del contrario e chissà quali saranno gli sviluppi della tua posizione. Io voglio dare alla mia opera un carattere "costruttivo". Non perché pensi con ciò di "realizzare il socialismo" cioè per ora di "razionalizzare laproduzione". Ma perché odio il tipo dell 'intellettuale-organizzatore al quale altrimenti noi ~remmo condannati. Certo io credo che chevuzà o meglio il kibuz sono praticamente leforme migliori di vita pratica per noi due e per le nostre compagne, perché ci permettono di mostrare tutt'altra possa. Ma certo non sarei disposto a collaborare con te, mentre tu volessi fare come compito della tua vita la lotta contro il sionismo. Credo che anche la Crimea sia da escludere, anche perché inRussia non esiste niente, almeno fino ad oggi, che somigli a uno "Stato" ebraico è che giustifichi la tua andata e perché l'opera là - anche a parere dei com. - è questione di quegli ebrei e non tua o nostra, cioè di ebrei occidentali che andremmo lì solo a "sfruttare la posizione" come tu giustamente dici. Forse potresti trovare lavoro in qualche ufficio qui (università). Xenia cosa pensa di tutto ciò? Certo la cosa cambia se tu, anche restando comunista, accetti il principio del concentramento in Erez, come altre volte mi scrivesti. In ogni caso credo che da qui a ottobre le cose saranno a noi meglio chiare. Per ora naturalmente io non prendo alcun impegno e allora certo risolveremo il tutto secondo quel più chefraterno amore che ci lega. Sai se mi si spezza il cuore scrivendoti ciò. Io spero che il tempo sanerà questa divisione che quasi rompe le nostre vite che unite faranno non piccole cose. Perciò credo utile questo nostro scambio di lettere e vorrei pregarti di fare uno sforzo per uscire dal cerchio magico del tuo leninismo e giudicarle "criticamente". Io sono sicuro che ne vedrai allora la limitatezza e la insufficienza, come me, e che questa "allucinazione" ti passerà. Hai letto Kautsky: Die prolet. und Chr. Programma, marxist. assai più conseguente di tutto Lenin? Con questo invito a una critica interiore, che è anche, credimi, invito a me, ti bacia il tuo EnzaSereni 27

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