IL CONTESTO giustizia. La ragione sembra essere tutta dalla sua parte. Tranne che, a Los Angeles, abbandonare la macchina è un segno terminale. Non perché farlo o cedere a un momentaneo e per altro giustificato momento di rabbia non stia bene, ma perché a L.A. senza macchina non si sopravvive. Dunque spogliarsi dell'automobile equivale a un suicidio simbolico. Oppure a una resa dei conti capovolta. Che è la stessa cosa. L'odissea di Joe infatti è lineare, ma va a crescere. Più che un accumulo di esperienze, la sua è un'escalation. Il primo atto è ragionevolissimo: Joe cerca di telefonare a casa. Anche nei ghetti, in America del nord, ci sono cabine telefoniche funzionanti. Basta avere moneta. (Vi ricordate Gran Canyon di Lawrence Kasdan, un altro film recente, bello e strano, che, se pur non negli stessi termini, parlava di ansia metropolitana?) Ma Joe non ce l'ha. Naturale dunque entrare in un emporio coreano (sì, proprio di quelli che l'insurrezione di Watts del maggio scorso ha preso a proprio bersaglio privilegiato e che i proprietari difendevano a colpi di fucile e peggio) e chiedere che gli cambino un dollaro. Che compri qualcosa, gli viene risposto in malo modo, gli affari prima di tutto. E Joe, remissivo, acquista una soda del valore di cinquanta cent. Gli dovrebbero restituire denaro sufficiente a fare due telefonate, ma, all'interno del ghetto, l'impresa coreana ha le sue regole. La prima è guadagnare molto in poco tempo. Una soda infatti qui costa ottanta cent. E con venti non si telefona da nessuna parte. È fatta: impadronitosi di una mazza da baseball che il minuscolo proprietario tiene a scopo di difesa vicino alla cassa, l'americano bianco Joe comincia sistematicamente e razionalmente a calmierare i prezzi del negozio. Ogni volta che, con voce tremante, l'immigrato coreano gli dice un prezzo che non ha rapporto con i valori di mercato, la mazza si abbatte su qualche scaffale, mandandone in frantumi il contenuto. Implacabile e freddo, a modo suo giusto, Joe commenta l'azione con un vero e proprio comizio. Lo si potrebbe tacciare di leghismo d'oltreoceano, ma c'è qualcosa di più e di vero in quello che dice, qualcosa che fa scattare l'identificazione non solo nei più reazionari. Joe non ce l'ha con l'Altro. Ce l'ha con l'Altro che ha imparato troppo in 18 école Insegnare lanonviolenza Mensile di idee per l'educazione Abbonamentoannuale (9 numeri) L. 40.000 ccp. 26441105 intestatoa SCHOLÉFUTURO Via S.Francescod'Assisi, 3 Torino Tel. 011.545567 Fax 011.6602136 Copie saggio su richiesta Distribuzionein libreria:PDE fretta e troppo bene la lezione americana. Uscendo dal negozio pagherà la sua soda, ma al prezzo giusto, cinquanta cent, per mettere in chiaro che non è un ladro, ma che neppure gli piacciono i ladri o gli strozzini. E si tiene la mazza da baseball, arma rudimentale e forse adeguata al territorio che si accinge a attraversare. Sarà proprio con quella che si difenderà dall'aggressione gratuita di due ragazzi portoricani che non gradiscono sul "loro" territorio il paradosso di un bianco vistosamente 9 to 5. E la mazza verrà rimpiazzata dal coltello a serramanico che uno dei due ha sfoderato contro di lui. E via di questo passo, come in una favola a percorso iniziatico, dove l'eroe viene sottoposto a prove sempre più rischiose e arbitrarie, ma anche dotato di strumenti di difesa sempre più adeguati, che sono i suoi stessi nemici a fornirgli o cedergli. Alla fine Joe è armato fino ai denti. Rambo metropolitano, iperbolico e surreale, capace di affrontare a colpi di mortaio il fastidio di dovere allungare la strada intralciata da un cantiere improvvisato e da un operaio scansafatiche. Nella parte di J oe non poteva che esserci Michael Douglas, questa volta superlativo in una parte che gli è evidentemente assai congeniale. Contro/dietro di lui un mirabile Robert Duvall nella parte di un poliziotto alla sua ultima giornata di lavoro. Mancano poche ore alla pensione e sulle mappe elettroniche che fanno capo ai terminali dei distretti di polizia di L.A. si comincia a disegnare l'itinerario all' apparenza incomprensibile di Joe. Nessuno può immaginare che si tratti di un solo uomo. Che la striscia di sangue che qualcuno si sta lasciando - sempre più larga - alle spalle sia il tentativo di "ritorno a casa" di un americano bianco che, nella quieta America post-insurrezione nera, post-fine della guerra fredda, post-Bush, post-smantellamento delle politiche d'aggressione internazionali, forse una casa dove tornare non sente di avercela più. Verrà fermato J oe, alla fine. E a fermarlo sarà un vecchio, un poliziotto/ non più poliziotto, un pensionato. Uno che, come il nostro eroe (licenziato - abbiamo scoperto strada facendo - dalla fabbrica in cui lavorava, perché il disarmo clintoniano significa anche nuova disoccupazione e nuova povertà), non fa più parte del1' America produttiva e persuasa del suo compito storico di guardiana del mondo. È una splendida fotografia dell'America contemporanea Un giorno di ordinaria follia, e uno straordinario segnale d'allarme. Chi non si accontentasse di relegarlo nel mucchio dei film "fascisti" e "razzisti," scambiandolo sbrigativamente e difensivamente per l'ennesimo testo sui vigilantes, e si prendesse la briga di analizzarlo a fondo, si accorgerebbe che l'opera di Schumacher parla di qualcosa che forse non ci vogliamo sentir dire. Dietro l'entusiasmo e la ripresa di speranza che hanno inaugurato l'era di Clinton si nasconde il tarlo dell'ansia e la sensazione che il passaggio dal regime Reagan/Bush a quello democratico attuale abbia comportato l'ammissione del tradimento. Lo svelamento di una Grande Bugia, in cui tanti, troppi avevano creduto. Per assecondai-e i piani militari, sociali, economici delle ultime tre amministrl\zioni l'americano medio aveva dovuto credere in alcuni valori collettivi - patria, sicurezza nazionale, difesa della libertà -, riconoscersi in un progetto politico/nazionale forte. Oggi quello stesso americano medio si accorge di essere stato imbrogliato e deve venire a patti con la nuova ideologia del disarmo e della fine della guerra, fredda o calda che sia. Un'ideologia a cui non è stato attrezzato. L' America clintoniana e l'estinguersi delltl vocazione militare sono certamente fatti progressivi, da sostenere con convinzione, ma non bisogna dimenticare che possono anche produrre il mostro in casa. Per disorientamento. Per eccesso di fedeltà a quello che si era sempre creduto. Alien oggi è dentro gli americani, ma gli americani sono innocenti. E per innocenza, come per follia, si può morire, ma anche uccidere.
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