IL CONTESTO ad aver varcato il "muro". Della canonizzazione ufficiale del nome di Bonhoeffer hanno tuttavia approfittato anche altri, che in lui trovavano decisivi aspetti completamente diversi da quelli inculcati dalla linea ufficiale. Costoro partivano inizialmente da presupposti insospettabili, in base ai quali era però estremamente difficile affermare un'altra immagine pubblica, e precisamente letteraria, di Bonhoeffer. L'interpretazione canonica di Bonhoeffer era infatti al tempo stesso quella intrinseca al potere reale del socialismo, il quale cercava di impedire che il richiamo a Bonhoeffer desse fiato a voci critiche nei confronti della DDR. Ma lo strumento utilizzato dal potere era quello della censura. Al gjorno d'oggi tutto questo suona come una favola d'altri tempi, ma forse sarebbe opportuno ricordare, a titolo esemplificativo, che cosa significasse in concreto interpretare Bonhoeffer in determinate circostanze. Nel 1985 ho pubblicato insieme a Albrecht Schònherr un volume dal titolo Bonhoeffer-Studien (Studi su Bonhoeffer) presso l' Evangelische Verlagsanstalt. Scopo di questi studi era di riflettere la relativa ampiezza della ricezione di Bonhoeffer entro i confini della DDR come pure in altri paesi socialisti. Vi figuravano inoltre anche saggi di quella interpretazione berlinese che, ai fini dell'intero progetto, sarebbe stato impensabile non prendere in considerazione. Accanto a queste si possono udire molte altre voci, la cui esatta percezione presuppone tuttavia una certa sensibilità da parte di un ascoltatore esterno. I censori, è vero, ne erano provvisti, perché l'ideologia era sempre connessa a una sorta di ispirazione verbale della pura dottrina. Determinati termini e determinati nomi potevano essere usati, altri no. Su questo veniva poi discusso. Alla fine, tuttavia, ho riscritto io stesso metà del saggio di Martin Uhle-Wettler sulla questione di Dio, dopo che l'autore si era rifiutato, a buon diritto, di intervenire una terza volta sul proprio testo. Per non parlare di altri metodi non scientifici quali citazioni nascoste, allusioni occulte e simili. L'importante era infatti ottenere anche in simili circostanze la maggior autonomia possibile. Io vi ero abituato; l'unico aspetto veramente irritante a proposito di questo volume era il fatto che - come mostravano le obiezioni del cosiddetto "ufficio letteratura" - all'interno dell'apparato della censura operavano evidentemente specialisti di Bonhoeffer di cui non mi erano estranee le voci provenienti dai saggi di quel volume stesso. "Bonhoeffer teologo della DDR" - quanto ho appena illustrato, cioè un Bonhoeffer pericoloso per la DDR, è molto più del tentativo, facilmente intuibile, di giustificare in senso teologico un sistema politico sulla scorta di un grosso nome. È soprattutto la forza esplosiva di testi che in una certa situzione sono stati veramente incendiari, come pure la scoperta di interrogativi che, senza quegli stessi testi, non avrebbero trovato la loro specifica formulazione. Benché tutto ciò sia avvenuto, nel complesso, piuttosto in sordina - l'elenco delle pubblicazioni della DDR a proposito di Bonhoeffer è estremamente breve, e il numero delle tesi di laurea si può contare sulle dita delle mani! - il suo tratto peculiare è rappresentato dal fatto che, alla luce di Bonhoeffer, cercava di articolare in senso teologico la situazione della DDR com'era in realtà, e non com'era stata ricostruita. Era inoltre decisivo un altro richiamo a Bonhoeffer, nella fattispecie di carattere più ecclesiastico e di fatto anche politico-ecclesiastico, che divenne l'asse portante soprattutto per la coscienza che di sé aveva l'unione delle Chiese evangeliche della DDR. Anch'esso, come vedremo, non è completamente esente da determinate limitazioni. Ma articola abbastanza chiaramente i terni che dobbiamo tenere a mente nel momento in cui ci apprestiamo a addentrarci più specificamente nei contenuti della ricezione di Bonhoeffer all'interno della DDR. 12 2. Dietrich Bonhoeffer e la "Chiesa nel socialismo" Dopo il 1945, Dietrich Bonhoeffer ha animato la teologia di entrambe le Germanie non tanto per mezzo degli scritti e dei lavori da lui stesso pubblicati. A richiamare su di sé l'attenzione furono piuttosto le sue considerazioni frammentarie circa !'"interpretazione non religiosa di concetti biblici", il "cristianesimo senza religione" e il "mondo divenuto adulto" contenute nelle sue lettere dal carcere. Resistenza e resa fu pubblicato per la prima volta nella DDR nel 1957. Anche qui, furono ben presto proprio quei passaggi a destare un più ampio interesse intorno a Bonhoeffer. Essi sembravano infatti attribuire valore a quanto, nel frattempo, tutti i cristiani sentivano in modo prepotente sulla propria pelle: la massiccia assenza di religione che, per di più, veniva sancita dal potere statuale e rivolta contro la Chiesa e i singoli cristiani. Era eccitante il pensiero che-qualora le analisi e le conclusioni di Bonhoeffer si rivelassero esatte- tutto ciò non dovesse essere letto necessariamente contro la fede cristiana. A esser presa di mira era solo una specifica forma di fede, nella fattispecie la "religione". La Chiesa cristiana, che fino allora si era presentata come cosiddetta "Chiesa del popolo", non ne veniva forse attaccata a ragion veduta? Essa non doveva forse concordare a sua volta con simili attacchi e diventare una Chiesa in un'accezione completamente nuova? Non era forse stata erroneamente coinvolta, fino a quel momento, in una serie di ."battaglie di retroguardia" quali ]'"introspezione", !'"apologetica" e la "metafisica"? Non doveva forse riconoscere che Cristo era anche il Signore di quei "senza religione" che ora si apprestavano a costruire il socialismo? In questo senso, i cristiani non rientravano forse fra le loro fila? Nella prospettiva di A. Schonherr, simili interrogativi sono diventati per le Chiese della DDR gli interrogativi cruciali che conducono a una "Chiesa nel socialismo". Occorre tuttavia considerare l'epoca in cui essi raggiunsero questa interpretazione estrema. Era il periodo successivo alla costruzione del muro nell'anno 1961, allorché andò definitivamente in frantumi la speranza di molti uomini di chiesa nel carattere storicamente transitorio della DDR, e di conseguenza del socialismo, a fronte del quale la Chiesa poteva semplicemente limitarsi a "svernare". L'importante era concentrarsi in maniera specifica sulla vita di questa società profilando i compiti che si imponevano qui alla Chiesa. Gli interrogativi sollevati qui con riferimento a Bonhoeffer non erano dunque quesiti qualsiasi. Lo si può rilevare dai polemici stereotipi riservati a coloro che non li condividevano: li si rimproverava, per esempio, di non voler essere veramente disponibili nei confronti "della gente" e di tramare una "battaglia di retroguardia" al di fuori della società; o di avere l'intenzione di "creare" un "ricettacolo di scontenti e declassati ... per così dire una sorta di antisocietà" e via di questo passo. L'obiettivo, in fin dei conti, consisteva nell'abbandonare un atteggiamento di attesa timorosa per scoprire proprio nel socialismo le intenzioni che Bonhoeffer propugnava per una vita in un mondo "senza religione" e "divenuto adulto". I teologi e gli uomini di Chiesa che si occupavano di simili scoperte non si volevano quindi contentare del "Decalogo" a proposito di "libertà e servizio della Chiesa" che rappresentava un primo tentativo delle Chiese della DDR di orientarsi nella nuova situazione venutasi a creare. Vi opposero i "Sette punti" del gruppo di lavoro di Weissensee, che, caratterizzati da una determinata ricezione di Bonhoeffer, impressero il loro orientamento di politica ecclesiastica sull'elaborazione del programma della "Chiesa nel socialismo". In questa sede non mi è dato di illustrare quale fosse la politica della Chiesa. Quanto ci interessa a questo proposito è stato
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==