Un simile scenario retrospettivo della ricezione di Bonhoeffer all'interno della DDR deve, a mio avviso, offendere necessariamente coloro per i quali Bonhoeffer ha effettivamente rappresentato una sorta di ancora esistenziale, ai quali la sua lettura è servita non solo a sopportare una situazione quantomai difficile, ma anche a dominarla e a riflettervi sopra. Io sono stato a capo del Comitato Bonhoeffer dellaDDR fin dai tempi della sua fondazione nell'anno 1977. La maggior parte delle persone che vi ho conosciuto non rientra in alcun modo nel quadro che ho appena tratteggiato a grandi linee, quantunque fossero tutte unite dal1'aspettativa di scoprire in Bonhoeffer qualcosa di veramente speciale per il loro ruolo di cristiani e perla funzione della Chiesa nella DDR. Se provassi a definire quanti e quali interessi convergessero in quella sede, quante idee vi fossero venute alla luce, ne risulterebbe molto probabilmente uno scenario tanto vario quanto confuso. Rispetto all'approccio della DDR alla teologia di Dietrich Bonhoeffer, questo sarebbe comunque molto più veritiero della supposizione secondo cui ogni forma di pensiero e di giudizio era dominata da un mirato asservimento della sua teologia agli interessi di potere della DDR. La spiegazione di questo dato di fatto non difficile da rilevare è semplice. Come accadeva anche nella Repubblica Federale di un tempo, Dietrich Bonhoeffer deve la sua vasta risonanza a impulsi assolutamente diversi da quelli che svolsero poi un ruolo così preminente in campo teologico e all'interno della politica ecclesiastica. Nelle attività parrocchiali, nelle prediche, nelle lezioni, nel lavoro coi giovani ecc., a destare impressione era soprattutto lo schietto martire per lafede cristiana: era l'immagine devozionale di Bonhoeffer che parlava dai fogli di calendario e dalle cartoline sentenziose, di cui si intonava la canzone Meravigliosamente avvolto da benefiche forze ... e le cui vicende erano narrate in forma trasfigurata. Questo terreno di coltura dell'interesse per Bonhoeffer non merita di essere disdegnato come elemento secondario rispetto alla teologia. Amolte persone esso ha fornito lo spunto per occuparsi di Bonhoeffer anche in senso teologico, mentre un programma puramente teologico e ideologico per i cristiani della DDR non avrebbe avuto certamente nessuna possibilità di acquisire una risonanza ecclesiastica in simili proporzioni. Lo spunto cui ho accennato recava anzi in sé fortissimi elementi di disgregazione sociale, veicolata anche sotto il profilo teologico dalle molteplici opportunità di riallacciarsi alle varie sollecitazioni del pensiero di Bonhoeffer. Eppure - e a questo punto ritorniamo a quella dimensione "anomala" - tutto ciò non è neppure avvenuto in maniera completamente avulsa dall'influenza del potere e da una connessione con la DDR nell'accezione che essa stessa si attribuiva, perché in effetti Dietrich Bonhoeffer vi trovava chiaramente una precisa collocazione. Egli rientrava nel novero di coloro che, in quanto "combattenti della Resistenza antifascisti", erano associati positivamente agli antifascisti comunisti. Strano a dirsi, Bonhoeffer è stato perfino chiamato in causa a conferma della legittimità storica della costruzione del socialismo. Nel marxista Gerhard Winter di Greifswald, che nella sua posizione rispetto a Bonhoeffer era un tipico portavoce del partito, leggiamo per esempio frasi di questo tenore: "Oggigiorno, a fronte di situazioni di nuovo tipo, i cristiani che si sentono obbligati nei confronti dell'eredità umanistica di Dietrich Bonhoeffer continuano la battaglia di quest'uomo con pari risolutezza", "La battaglia di Bonhoeffer trova seguito nel momento in cui i concittadini cristiani, che al pari di tutti gli altri trovano nella DDR un senso di sicurezza, sostengono la politica del nostro Stato volta alla pace, alla distensione e al bene del popolo". IL CONTESTO Si tenga presente che simili affermazioni non erano affatto ovvie. Non era per nulla un dato scontato che gli ideologi della DDR accogliessero nelle fila dei loro pionieri chiunque avesse combattuto nella Resistenza contro Hitler. Soprattutto nei confronti dei cospiratori del 20 luglio 1944 si manteneva un atteggiamento alquanto distanziato, sottolineato altresì a più riprese. Stauffenberg, Goerdeler o von Moltke non hanno mai ricevuto l'onore di strade intitolate a loro nome. A Berlino invece esisteva, e esiste tuttora, una Dietrich-Bonhoeffer-Strasse. Il 20 luglio non è mai stato ricordato nei documenti ufficiali. Ma nelle giornate commemorative in onore di Dietrich Bonhoeffer' i funzionari deponevano grandi corone di fiori nel cimitero di Dorotheenstadt. Tanto più stupisce questa positiva valutazione di Bonhoeffer se si pensa che il 20 luglio 1944 era considerato piuttosto alla stessa stregua di un putsch reazionario che - secondo la storiografia marxista -era condannato al fallimento dalla "necessità storica" in quanto non in linea con gli interessi della classe operaia. In effetti, sulle prime, l'immagine ufficialmente accreditata di Dietrich Bonhoeffer quale "combattente della Resistenza" si è consolidata solo con una certa lentezza. All'epoca in cui G. Winter sostiene quanto sopra citato, essa si è già affermata completamente, ma a conferma dell'iniziale reticenza depone il fatto che fra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta ben pochi scritti di Bonhoeffer poterono essere pubblicati nella DDR. L'Etica e in particolare gli Scritti raccolti non vi ottennero mai il permesso di esser dati alle stampe. Solo la nuova edizione delle opere complete, che doveva uscire anche nella DDR, assicurò alla fine degli anni Ottanta l'autorizzazione a pubblicare l'opera omnia di Bonhoeffer. Ma a quell'epoca Bonhoeffer aveva già raggiunto la posizione alquanto eccezionale di "combattente della Resistenza" vicino ai comunisti, dei cui fini si affermava audacemente che -avevano o avrebbero trovato la loro realizzazione all'interno della DDR. A una lettura disincantata occorre osservare che, in realtà, a una dichiarazione simile non sarebbe potuto giungere da solo, a conclusione degli studi più approfonditi di Bonhoeffer, nemmeno un marxista animato dalle migliori intenzioni. Un'interpretazione del genere - questo è facilmente dimostrabile - è piuttosto un'affermazione teologica, vale a dire elaborata a opera di teologi. Ritorneremo più avanti sulla questione di questo "servizio teologico" a favore di un riconoscimento ufficiale di Bonhoeffer da parte della DDR- un servizio, questo, dovuto principalmente all'istituto di teologia della Humboldt-Universitat di Berlino. Per cominciare è sufficiente constatare che sotto il profilo esteriore esso produsse l'effetto di rendere inattaccabile il nome di Dietrich Bonhoeffer. Chiunque si occupasse di Bonhoeffer poteva essere in qualche modo collocato sulla retta via, anche se Heinrich Fink metteva in guardia da coloro che "mettono il teologo Bonhoeffer. .. su un piedestallo ... facendone contemporaneamente cadere l'antifascista che aveva combattuto nella Resistenza". Bi sognava quindi tenere gli occhi aperti. Ma d'altro canto lo scopo della rivendicazione ufficiale di Bonhoeffer consisteva ovviamente nel rivendicare altresì per sé, vale a dire per il "socialismo reale", anche chiunque si occupasse di Bonhoeffer. Un programma del genere aveva tuttavia il difetto di essere fin troppo evidente. Una simile- dialettica sofistica che finiva per rappresentare Bonhoeffer come un personaggio che aspirava a costruire il socialismo alla stessa maniera della DDR, non poteva più contare, pur con tutta la buona volontà, su una maggioranza all'interno della Chiesa; anzi, se non vado errato, non vi è mai stata presa veramente sul serio. Il libro Von der Kirche zur Welt (Dalla Chiesa al mondo) di Hanfried Mtiller ha destato interesse soprattutto ali' Ovest, e per anni è stato l'unico studio suBonhoeffer 11
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