Linea d'ombra - anno XI - n. 82 - maggio 1993

IL CONTESTO L'''emergenza profughi" in Germania Giuseppe Guglielmi Secondo una stima del Comitato delle Nazioni Unite per i profughi (UNHCR), dei 18 milioni di profughi politici che cercano attualmente rifugio circa un milione e mezzo (1'8%) ha fatto dal 1980 domanda di asilo politico in Germania. Uno sguardo alle statistiche mette in evidenza come a livello europeo la Germania assorba un numero più che proporzionale di rifugiati politici rispetto ai suoi stati vicini. Per esempio nel 1991 quasi il 50% del mezzo milione di profughi politici ha chiesto asilo politico in Germania. Nello stesso periodo in Italia sono state presentate 23.000 richieste d'asilo. • Non c'è da meravigliarsi quindi se il problema profughi viene considerato dall'80% dei tedeschi - secondo uno degli ultimi sondaggi d'opinione - come uno dei problemi più urgenti del paese. Le fonti governative e la stampa però hanno èontribuito negli ultimi anni a diffondere un quadro distorto della situazione con la pubblicazione quasi quotidiana dei "nuovi arrivati". Stando a queste cifre in Germania dovrebbero momentaneamente trovarsi più di 2 milioni di profughi politici riconosciuti-o in attesa di riconoscimento. Solo un'attenta lettura dell'ultima interrogazione parlamentare mette sotto un'altra luce la gravità del problema profughi. Dall'istituzione dell'Ufficio Federale per il riconoscimento dei profughi politici nel lontano 1953 fino al 31 dicembre del 1991 su circa un milione e quattrocentomila domande d'asilo politico solo 150.000 persone (o l' 11,2%) sono state riconosciute come profughi politici. Delle 420.000 pratiche che dovevano essere ancora evase nel settembre del 1992, 320.000 erano le richieste d'asilo politico presentate nello stesso anno. Queste cifre da sole relativizzano, a mio avviso, l'entità del problema. Non è un caso per esempio se ancora oggi non esistono dati ufficiali sul numero esatto dei rifugiati politici al netto di coloro che vengono rimpatriati o perché la loro domanda è stata bocciata oppure perché il loro ricorso in appello non è stato accolto. Uno dei pochi dati certi che si può trarre dalle statistiche è la quota media di riconoscimento del 4,5% dagli inizi degli anni Ottanta. Dunque la Germania non è una facile seconda patria per chiunque si presenti alla frontiera e pronunci la magica parola "Asyl" così come stampa e partiti stanno facendo credere già da anni. La mancanza di una discussione seria ed equilibrata del problema ha alimentato insoddisfazione e diffuso un clima di panico irrazionale tra i cittadini tedeschi accentuando la sottile ma pur presente tendenza xenofoba. La strumentalizzazione del problema dei profughi politici ha messo completamente in secondo piano gli altri problemi ben più urgenti del paese quali la disoccupazione, il degrado sociale ed ambientale dei nuovi Stati Federali, l'escalante offensiva del neonazismo. Di fronte a quest'ultimo per esempio si è cercato di minimizzarne la gravità mettendolo sempre in relazione con l'irrisolto problema profughi. Per così dire una specie di risposta "popolare" di fronte all'immobilità del mondo politico, incapace di trovare una soluzione al problema. I vergognosi attacchi e l'interminabile serie di attentati contro i centri di accoglienza profughi hanno provocato una reazione 8 unanime di sdegno e di condanna da parte delle forze politiche, allo stesso tempo però hanno anche sottolineato nuovamente la gravità del problema (i profughi e non il nazismo!). A questo punto è più che doveroso ricordare che nel solo 1992 gruppi di neonazisti hanno ucciso 17 persone, più di quante ne abbia uccise il gruppo terroristico della Rote Armee Fraktion in quindici anni. La "valanga", la "marea" di "profughi economici", "gli imbroglioni che abusano dell'art. 16 della Costituzione" - tanto per usare alcuni correnti stereotipi della stampa - "mettono in crisi interi comuni che li accolgono, strapazzano la pazienza e il portafoglio dei cittadini, mettono in pericolo la pacifica convivenza civile". Il capovolgimento dei fatti porta a una perversione del rapporto causa-effetto. A livello politico la strumentalizzazione del problema dei profughi porta a una conseguenza più che assurda. I partiti responsabili per la cosiddetta "emergenza profughi" - come lo ha definito nello scorso dicembre il Cancelliere Kohl - richiamano l'opposizione alle sue responsabilità politiche, cioè le forze governative scaricano il problema sulla SPD che, ferma ai suoi principi, non era disposta a modificare l'articolo 16 della Costituzione tedesca che garantisce il diritto d'asilo. Gli aspetti appena accennati mostrano come il problema profughi sia in realtà da una parte un surrogato per distogliere dai veri problemi del Paese e dall'altra svolga una funzione di politica interna non poco irrilevante. Bisogna per esempio menzionare che la discussione tendente a concedere un nuovo stato giuridico e sociale ai circa 7 milioni di stranieri che vivono in Germania è stata automaticamente bloccata dagli eventi. Il diritto di voto, le facilitazioni economiche e sociali per l'integrazione degli immigrati sono stati congelati forse per sempre. Non è un caso a mio avviso che l'incaricata governativa per gli immigrati, la democristiana Liselotte Funcke, abbia ceduto con amarezza l'incarico dopo 10 anni di sincero impegno e abbia allo stesso tempo denunciato e condannato la debolissima volontà politica e il diffuso disinteresse per i problemi degli stranieri. Basta pensare che ancora oggi il governo di Bonn ritiene la residenza degli immigrati di carattere temporaneo e si rifiuta di considerarsi un paese d'immigrazione. Ebbene, è mia intenzione nel seguente articolo sfatare la leggenda della "valanga dei rifugiati" che invade la Germania e inoltre di dimostrare il divario esistente tra garanzia costituzionale e realtà. L'art. 16 della Costituzione parla chiaro: "I perseguitati politici godono-del diritto d'asilo". Questa garanzia costituzionale e la pubblicazione quasi quotidiana dei rifugiati che si ammassano alle frontiere hanno contribuito a diffondere la falsa impressione che senza grandi formalità burocratiche la Germania diventi un'arca di Noè per i disperati politici e non di tutta la terra. In effetti è un'opinione molto diffusa in Germania che solo una minima parte dei cosiddetti rifugiati sono da considerarsi politici, la gran parte dei profughi abusano dell'art. 16 e sono quindi profughi economici. Il numero sempre crescente di domande d'asilo politico e la quota media di riconoscimento molto bassa del 4,5% hanno posto il problema dell'abuso dell'art. 16..inprimissimo piano e hanno creato un pericoloso clima di caccia alle streghe discriminando e diffamando l'intera categoria dei perseguitati politici. La realtà è ben diversa anche se politici e mass media hanno sistematicamente svolto un ruolo di disinformazione molto tendenzioso. Gli appelli, le petizioni e gli sforzi delle organizzazioni umanitarie e di alcuni ecclesiastici per correggere' questo quadro deviante della realtà sono rimasti purtroppo senza esito. \

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