Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

IL CONRSTO Identità nazionali e identità europea Dall'intelleHuale meticcio al meticciato culturale di massa René Gallissot traduzione di Maria Matarrese Con i rivolgimenti che si susseguono in Europa centrale e nei Balcani, e a maggior ragione con lo smembramento dell'Unione Sovietica, ciò che si determina oggi su scala continentale è lo smembramento dello Stato nazionale, come se fosse stato tenuto in sospeso o trattenuto dal centralismo comunista. Più che mai la ricerca dell'identità va in direzione della nazionalità, e d'altro canto i nazionalismi intendono sbandierare questo primato, questa univocità dell'identità. L'Europa inizierebbe nel 1993; questa forzatura della lingua porta nello stesso tempo a dire che l'identità europea è sottoposta ad una sfida sotto la scure di una doppia minaccia migratoria, quella del Sud e del confine orientale del Mediterraneo, e quella dell'Est; ma non è chiaro dove tracciare il confine, se non quello della Comunità Economica Europea e dei paesi della zona di libero scambio; questo significa che in realtà ciò che viene chiamato Europa non è che un terzo di Europa: l'Europa occidentale e nordica, quella dei paesi ben forniti che devono proteggersi dalla miseria del mondo. Questa Europa stabile se non felice dovrebbe premunirsi contro l'arrivo di rifugiati ed emigranti. La paura porta a individuare nemici esterni, a invocare la chiusura delle frontiere e il controllo delle stesse; inoltre, questa ansia di sicurezza suscita atteggiamenti xenofobi e un dibattito neo-razzista che si esprime in termini di cultura: proteggere l'identità culturale, insieme nazionale ed europea, contro individui di origine e di cultura diverse e perciò inassimilabili; come dire che si tratta di una differenza di natura. Il problema del pluralismo culturale in Europa è chiaramente duplice, e ogni volta si tratta di pluralismo culturale interno. Le culture ritenute nazionali, generalmente con riferimenti linguistici propri - ma vi sono anche Stati federali e lingue comuni a diversi Stati - nascondono una pluralità espressiva di culture regionali e minoritarie. Lo stesso svilupparsi dell'idea europea rende più esplicite le rivendicazioni culturali in rapporto all'incontro di lingue e culture esclusive o maggioritarie per istituzionalizzazione nazionale/statale. L'affermarsi in seguito di culture di immigrazione, la libertà di espressione rivendicata dalle giovani generazioni di culture di diaspore generate dall'immigrazione, appartengono pertanto all'indagine sul pluralismo culturale interno. Il termine diaspora è qui impiegato per sottolineare precisamente il carattere di presenza intra-nazionale, all'interno degli Stati nazionali, e trans-nazionale, a seconda della densità e delle combinazioni minoritarie diverse, a livello europeo, per non parlare che di questo continente. Il problema del pluralismo è senza dubbio quello del futuro stesso delle società nazionali. È il punto di partenza che Ulisse Santamaria ha dato a queste giornate di studio nell'introduzione da lui preparata: "È nostra intenzione qui avanzare l'idea che gli immigrati debbano essere ritenuti parte integrante della società in cui vivono. L'affermarsi dell'identità etnica può essere considerato più che una reazione alla mancanza di diritti politici, una strategia di un sistema sociale che sta cambiando e che gli immigrati ben conoscono. Più che la mancanza di diritti politici, sono i conflitti generati dallà posizione ambigua degli immigrati che ci fanno capire il senso dell'appartenenza etnica." "Posizione ambigua" di coloro che sono all'interno ma sono trattati come stranieri; doppiamente stranieri: stranieri per la nazione e stranieri per l'Europa; questa formulazione ci riporta alla definizione di straniero data da Georg Simmel; la sua "fondamentale ambivalenza ... contemporaneamente all'interno della società e ai margini ... all'interno delle frontiere politiche e poliziesche, ma fuori dalle sue frontiere sociali e simboliche". Ed ancora, lo straniero dell'interno è "colui che non fa parte della società fin dall'inizio ... che è introdotto", colui che non è originario ma meteco, che non ha diritto alla piena legittimità nazionale e, oggi, alla legittimità di dirsi originario europeo; è il bastardo o, nel linguaggio razziale, il meticcio. Ulisse è tra noi. 1.Nazionalismoculturaleecomunitarismobasatosull'identità Nel secolo diciannovesimo in Europa il riferimento alla razza appartiene non solo al linguaggio corrente, ma soprattutto al lessico di base di due scienze che si sviluppano in parallelo: l'etnologia, scienza dei popoli, e la linguistica, omeglio la scienza delle lingue; tutt'e due impiegano gli stessi termini e clichés Foto di Marco Pesaresi !Contrasto). 7

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==