STORIE/MASTRANGELO "L'ho sempre pensato. Oltre a capirlo, lei me lo ha anch e detto una volta..." "Te lo ha detto? Cosa ti ha detto esattamente?" "Come vuoi che mi ricordi le parole esatte! È stato più di un anno fa, mi pare. Mi ha detto che ti voleva bene, che e ra felice e tutto il resto ... È stato quella domenica che siamo andati in montagna. Ti ricordi? I pini erano carichi di neve. Carl a aveva un berretto con le righe rosse ..." "Ecco vedi! Te lo ha detto perfino lei. Ti giuro che non ha nessun altro. Vuole bene solo a me." "La birra e il caffè" gridò Italo da lontano. "Non c'è il r agazzo oggi e comunque non facciamo servizio ai tavoli di pomeriggio". Italo era sempre scortese coi clienti di passaggio. L'uomo che aveva ordinato da bere si girò per metà su lla sua sedia e mi lanciò un'occhiata di disapprovazione, po i si alzò e andò a prendersi le bibite al banco. Tornato al tavolo die de la birra all'amico e cominciò a mescolare lentamente il suo c affè. L'altro bevve una lunga sorsata lanciando indiet~o la testa e spingeva con forza il bicchiere sulla bocca. In tutti i suoi gesti c'era una rabbia, una brusca fretta. "E se allora ci vogliamo bene tutti e due," ricominciò c ol tono stanco, come per riassumere, "perché viene a dirmi c he ci deve pensare su? A cosa deve pensare? Lei dice che è megli o se non ci vediamo ...". Fece una pausa e poi per caso lo sguardo gli si posò di nuovo sul bicchiere di birra e come poco prima, si a vventò sul boccale e bevve con furia sbrodolandosi il colletto dell a camicia. " ...E le telefono e lei dice che sta uscendo e che no n può rimanere all'apparecchio per più di tre minuti e invec e riattacca prima che ne sia passato uno e mezzo ... E quei su oi discorsi sull'indipendenza e il bisogno di star sola. Gliel"ho ma i negata io l'indipendenza? ... Sono cose che non capisco ..." Nel bar si sentivano solo i lamenti dell'uomo seduto di fronte a me e lo scricchiolio dello straccio che Italo stava u sando per asciugare bicchieri. Finalmente entrò Asmonti, avvolto in una nuvola di ar omi da barbiere e fu come un raggio di luce. Un uomo vecchio e basso. A volte andavo a radermi nel suo negozio: una s tufa a kerosene mandava un odore acre. Profumi grassi, do lciastri, di brillantine e dopo barba. Non c'è fretta e le volte ch e entra un cliente Asmonti rallenta ancora di più il ritmo: scalda l 'acqua per il panno bollente, passa il rasoio sul cuoio grasso con un sorriso di soddisfazione, saltella tra le reclam di pomate per ca pelli sulle gambe corte. Poi comincia a insaponarmi il viso senza dir niente e io sento lo screpitio della stufa e il crocroc del pe nnello e il respiro rumoroso di Asmonti che guarda bene in faccia infischiandosene di guardare negli occhi. Di tanto in tanto tira fuori una parola o due; dice: "Mah! ..." Oppure: "Ho visto una luna ..." O: "Stasera fagioli ..." Ma tutto quello che dice non fa mai parte di un discorso e neppure di una frase. Sto lì a radermi e Asmonti mi tiene la faccia in mano e anch e senza volerlo gli guardo le mani vecchie e appiccicose di creme per capelli e gli occhi. Vedo quell'effeminatezza che tutti i barbieri hanno per tradizione sacrosanta, ma ormai qu asi morta, vecchia anche lei, stanca. Quando entrò nel bar quel pomeriggio era come sempre lo 78 avevo visto, col camice da barbiere, i capelli bianchi con la riga in mezzo pettinati in un'acconciatura bizzarra che te nde verso l'alto, la faccia molle, le mani grassottelle. "Governo ladro!" disse come fosse una battuta nuova, appena inventata. "Governo ladro! Che tempo. Piove e piov e e piove anche a..." e non finì la frase; rimase con lo sguar do mezzo incantato e con l'occhio storto fissava la macchina de l caffè. Italo gli servì un caffè corretto ancora prima che Asmonti si disincantasse e glielo chiedesse; e quando poi si trovò davanti la tazzina sul banco del bar, con la ciotola dello zucchero di fianco, si lasciò scappare un gesto di meraviglia. I due seduti al tavolo di fronte smisero di parlare per alcuni minuti e l'unica voce dentro al bar era di Asmonti: "Ba h ... Umf ... E pieuv ...". Il rumore forte della pioggia fuori si mescola col brusi o della stufa che crocchia in un angolo. Rimango in silenzio sed uto al mio tavolo e ogni rumore che mi passa attraverso le orecc hie è uno schiocco di frusta. "Senti" riattaccò quello dei due che mi dava le spalle, " ci sono un sacco di ragazze al mondo. Lo so che tu non vuoi che ti dica queste cose, ma Santodio!. .. Ci sono tante donne al mondo e ognuno ha le sue grane, e la gente muore di fame o strit olata dalle macchine della polizia ... Voglio dire che ci sono molte altre cose che puoi fare invece di perdere il tempo pensando a le i. Lavora, vai alla partita, fai qualunque cosa, ma non stare a pia gnucolare per una donna che ti ha piantato". "Ma lei non mi ha piantato ... Ha solo detto che vuole pe nsarci su..." "Ti ha piantato. Smettila di romperti la testa. Ti ha pia ntato e basta". Asmonti si voltò a guardarli, risvegliato dal tono alt o della voce nel silenzio pomeridiano del bar: gli occhi peni di meraviglia come un bambino che guarda i cammelli allo zoo pe r la prima volta; poi gli vagò lo sguardo e con l'occhio dritto fina lmente mi vide e con un cenno di saluto disse: "Oooh?". Quei due rimasero in silenzio per un po', poi pagarono e se ne uscirono in strada, sotto la pioggia con la faccia livida. Di lì a poco se ne andò anche Asmonti e io mi rimisi a leggere il gior nale. Solo più tardi Italo ruppe il silenzio del bar per chiedermi se domani andavo con lui in palestra a vedere i pugili allenarsi. Gl i risposi di sì. La schiena mi faceva male? Non c'è nulla che valga la pena di per sé, qui fuori. Nu lla che importi veramente. Nulla da amare per sempre. E tutto quello che capita, capita e basta. Fa differenza se uno si ubriaca p er amore, per noia o per divertimento? No, non fa nessuna dif ferenza. Il risultato è sempre lo stesso. Voi siete di qua o di là, a cena o in mezzo al mare, o s iete in coda ad aspettare il vostro turno, oppure vi medicate u n dito che sanguina e vi chiedete: "Ma perché?":E non esiste un a risposta nelle cose stesse che state facendo o che vedete coi vo stri stessi occhi. Voi siete ricchi o poveri, belli o brutti e non fa proprio nessuna differenza. Le poche cose che sapete veramen te sono la fame, la sete, il sonno, la rabbia, la paura; e quel gra n senso di attesa. Uno aspetta, aspetta e aspetta sempre.
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