Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

INCONTRI/NAIPAUL E che cosa mi dice di quel suo modo piuttosto complicato di vedere il sistema delle caste? Credo che sia molto ambiguo su questo punto. Penso che non gli dispiacesse, in fondo. Non lo è anche lei un po' ambiguo? No. Si tratta di una questione tribale: ognuno appartiene a un gruppo. Se poi c'è qualcuno che non appartiene a nessun gruppo, allora si scatena il caos. Lei ha detto di essere d'accordo con Nirad Chaudhuri che l'abolizione delle caste sarebbe la rovina degli Indiani, in quanto ritiene che non siano ancora pronti a essere individui. Sì, quando riusciranno a superare questo ostacolo, forse le caste si renderanno meno necessarie. Quando arrivi in una grande città dell'India e incontri la gente, non ti metti a pensare a quale casta o affiliazione religiosa appartiene. Le consideri solo persone, o no? Indubbiamente, però gran parte del libro parla di caste e religione. Beh, nel libro mi riferisco a persone con minori difese, che hanno bisogno di attaccarsi a questo genere di cose. Credo che se non avessero simili idee in cui credere, potrebbero diventare soggetti politici discutibili. Il rango è una cosa che piace: la casta è una questione di rango, nel senso elisabettiano della parola. Satyajit Ray mi disse che secondo lui le caste potevano avere un senso al tempo degli arii, ma che non le approvava in alcun modo ai nostri giorni. Il sistema delle caste è un dato di fatto visibile. Forse è errato pensare di difenderlo o di appoggiarlo: bisogna ritenerlo un fattore di comportamento umano, che ha plasmato la gente. La condanna forse è l'atteggiamento peggiore. Lei sta condannando molto meno di quanto non facesse in passato. Forse scrivo con molta più attenzione. Da giovani si tende facilmente a subordinare la forma alla tesi che si sta sostenendo. Forse si pensa che uno scrittore debba sempre esprimere solide opinioni. Ray mi disse anche, qualche anno fa, che invecchiando pronunciava sempre meno sentenze. È d'accordo? Vede, io a dire la verità non ho opinioni. Nessuna opinione, nessuna filosofia, solo un fascio di reazioni. Devo prenderla sul serio? Penso di sì. Quando andai a Oxford rimasi piuttosto sorpreso nel vedere che ragazzi della mia età, diciotto anni, avessero opinioni. Opinioni sul cibo, ad esempio; io pensavo che uno dovesse mangiare ciò che gli veniva dato. Ma crescendo, poi, immagino che uno speri di maturare e... ...Farsi delle opinioni? La gente tende ad avere opinioni ampie, cosmiche, globali. No, le mie idee sono semplici reazioni alle situazioni umane. 66 Nirad Chaudhuri, partendo dalla sua stessa idea della necessità delle caste, vede l'India come un paese alla deriva, invece che in progresso. Non sono d'accordo sul fatto che l'India stia andando alla deriva. Non penso che la situazione del paese nel secolo scorso, o in quello ancora precedente, fosse rosea. Secondo quanto ho letto in proposito, regnava una confusione spaventosa, con la maggioranza della popolazione senza difese. Era il caos. Ora l'India senza dubbio attraversa una profonda fase di rigenerazione. Vedo più gente diventare meno povera, più gente assumere il controllo del proprio destino. Non nel senso di aspirare a qualcosa, non mi piace l'idea: penso all'aspetto umano. Forse le idee di Chaudhuri sono influenzate da ciò che è accaduto a Calcutta. Calcutta è un tale abominio, per me è quasi impossibile parlarne. Stanno costruendo una rete metropolitana, non con sistemi moderni, ma in modo a dir poco primitivo; stanno creando un'enorme confusione che durerà anni e anni. E loro rimangono indifferenti, a loro non importa nulla. Trattare esseri umani in quel modo, farli vivere in una nuvola di polvere, sporcizia, fumo, porcherie e schifezze e acqua sporca è orribile. lo soffro d'asma, e quasi non riesco a sopravvivere laggiù. Il Kashmir, dove ha trascorso alcuni mesi durante la sua prima visita in India, sembra aver mantenuto il suo fascino per lei. Vi ritorna alla fine del libro dopo più di venticinque anni. Mi piace molto quel capitolo, perché è lì che le cose accadono. Il libro cambia e diventa molto personale. Lì c'è il passato, e il presente. Quello che mi piace dello scrivere è che cominci coll'affermare una cosa; poi arrivi a un momento in cui affermi due cose insieme, e poi, se hai fortuna, tante cose insieme, senza far trasparire quanto stai facendo. Il Pakistan è stato creato per i musulmani dell'India, e io penso che se gli abitanti del Kashmir vogliono vivere in uno stato interamente musulmano, debbano andare là. Dovrebbero avere questa libertà. lo credo che l'integrità dell'Unione Indiana debba essere mantenuta; non bisogna capitolare, o l'India finirà col disfarsi. E sarebbe il caos definitivo. Dal momento che molte di queste persone vogliono sostanzialmente venire a vivere a Bradford, l'agitazione non ha ragione di essere. La sua esperienza comemembro di una minoranza a Trinidad, che lei descrive molto lucidamente nel libro, la fa sentire più vicino ai musulmani che vivono in Gran Bretagna? No, non mi sento affatto vicino a loro. Trovo il loro comportamento deplorevole. Sono qui come immigrati indesiderati. Hanno voluto che le leggi britanniche gli permettessero di entrare nel paese ..Hanno voluto che il sistema legale ed economico gli desse la possibilità di inserirsi; penso che abbiano l'obbligo di accettare l'intero aspetto culturale della questione. Se si rifiutano, che se ne tornino indietro. Se vogliono moschee e scuole separate, che se ne tornino in Pakistan . Non fa distinzione tra certi facinorosi e gli altri? Vede, torniamo alla questione di lqbal, colui che fu insignito

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