Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

IN INDIA E ALTROVE Incontro con Vidiadhur Suraiprasad Naipaul a cura di Andrew Robinson traduzione di Silvia Soffiantini VidiadhurSurajprasadNaipaul è nato a Trinidad nel 1932. L'isola, che faceva parte un tempo dell'Impero Britannico, e che si trova davanti alle coste del Venezuela, è abitata per circa la metà dai discendenti degli schiavi africani. Più di un terzo è formato invece dai pronipoti di quegli indiani che vi erano immigrati nell'Ottocento a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero al posto degli schiavi liberati nel 1834. Il nonno di Naipaul era un brahmino, giunto a Trinidad per fare da guida spirituale e religiosa ai suoi conterranei. Il padre era un giornalista di scarso successo, che gli ispirò la figura del protagonista del suo maggior romanzo, Unacasa per il Signor Biswas (1961). Naipaul frequentò le scuole medie e superiori al Queens Royal College di Trinidad, dove si diplomò; ma subito dopo abbandonò l'isola e la comunità dov'era nato, che considerava come luogo di schiavitù, intriso delle norme e dei valori "morti" del mondo indiano (morti nel senso in cui potevano esserlo quelli degli italiani emigrati a Little Italy), per fuggire e vivere nell'Inghilterra sognata come luogo della libertà e della creazione artistica. L'India "viva" fu prima oggetto di delusione e rifiuto, come dichiara il suo libro del 1964,AnArea of Darkness; ma in tempi recenti la posizione di Naipaul è mutata, come risulta evidente dal suo ultimo libro "di viaggio", India. Un milione di rivolte, e come chiarisce l'intervista che pubblichiamo. Questo recente atteggiamento ci indurrà forse a mutare l'idea che sempre si è avuta di un "doppio esilio" di Naipaul, dall'India e dal mondo caraibico. Resta sempre vero, comunque, che il giovanissimo Naipaul volle "esiliarsi" in Inghilterra (dove si laureò a Oxford) per una scelta culturale, emotiva e intellettuale al tempo stesso, che implicava una presa di distanza dai mondi che aveva lasciato e un'adesione alladimensione culturale anglosassone che gli ha procurato l'ostracismo, e a volte il disprezzo, sia degli intellettuali caraibici, sia degli intellettuali indiani. I primi romanzi di Naipaul sono percorsi da una forte vena ironica e, spesso, incorporano i ritmi e le cadenze del calypso, l'espressione più vera della cultura popolare _diTrinidad. Questa influenza è meno forte, ma ancora presente, in Una casaper il Signor Biswas che tuttavia ha un taglio e un respiro da romanzo dickensiano; e che soprattutto guarda con amarezza quasi sarcastica (e non più sorridente e ironica) al pesante retaggio della mentalità indiana e alla pigra inerzia del mondo caraibico. Buona parte dei libri successivi sono di tipo saggistico-giornalistico; straordinari sono soprattutto i libri di viaggio, in particolare Nel Sud, un'indagine mirabile sul profondo Sud degli Usa, e il recente India. Un milione di rivolte, che offre del sub-continente indiano, delle sue immani contraddizioni e degli elementi di speranza che in esso si fanno strada, un ritratto unico e sorprendente. Di Naipaul "Linea d'ombra", nel suo terzo numero, ha pubblicato un racconto, Storie di Natale . Tra le opere di V. S. Naipaul: Il messaggio mistico, 1957 (Mondadori 1988); Elezioni a Elvira, 1958 (Mondadori 1990); Miguel Street, 1959 (Mondadori 1990); Una casa per il Signor Biswas, 1961 (Mondadori 1988), Mr. Stone, 1963 (Mondadori 1990);An Area of Darkness, 1964; Una bandiera sull'isola, 1967 (Rizzali 1984; The OvercrowdedBarracoon, 1972; Guerrillas, 1975 (Mondadori 1992); India: A Wounded Civilization, 1977; Alla curva de/fiume, 1979 (Rizzo li 1982, Mondadori 1989); Tra i credenti, 1981 (Rizzali 1983); L'enigma dell'arrivo, 1987 (Mondadori 1988); Nel Sud, 1989 (Mondadori 1989); India, 1990 (Mondadori 1991). (Paolo Bertinetti) Come mai un altro libro sull'India? L'ultima volta che ci siamo visti, ai tempi di L'Enigma dell'arrivo, aveva detto che non avrebbe più scritto altri libri di viaggio; troppo impegnativo. Allora pensavo di non avere più molte frecce al mio arco. Ero fisicamente stanco di scrivere, sì, fisicamente; mi facevano male 64 i polsi, riuscivo a stento a reggere la penna, e la mia calligrafia diventava illeggibile. Cominciai a preoccuparmi seriamente di come sarei riuscito a tenere un diario, a scrivere i miei appunti. Alla fine pensai di comprarmi un registratore, non per registrare conversazioni, ma per annotare le impressioni della giornata, cosa che non avevo mai fatto prima. Ma. quando mi recai al negozio per acquistarlo, vidi in vetrina una piccola macchina per scrivere elettronica, la materializzazione di un desiderio. Mi ha cambiato la vita: potevo stendere a mano le mie prime annotazioni per poi rielaborarle quasi immediatamente su quello strumento straordinario. E senza fare nessun rumore. Mi divertivo un mondo. E l'ha accompagnata durante il suo viaggio in India? Sì, e poi, il secondo motivo che mi ha spinto a lavorare su questo libro è una diretta conseguenza dell'emozione che ho provato scrivendo Nel Sud. Laggiù ho scoperto un nuovo modo di viaggiare. È sempre stato molto problematico per me viaggiare e successivamente raccontare quel viaggio. Quando nel 1960 decisi di intraprendere la stesura di The Middle Passage, non sapevo da dove cominciare. Certo, avevo letto i grandi libri di viaggio europei, Taverniere tutti gli altri, ma come doveva guardare il mondo un uomo di Trinidad? Vai in un posto, ti fermi in un albergo, ma poi di lì come ti muovi? Non sai esattamente quello che vuoi, ma sai abbastanza bene quello che non vuoi. E mentre ti sposti, l'immagine cambia. Ciò che segue dipende da ciò che viene prima; stai creando un'unità, stai costruendo qualcosa. L'idea di far parlare la gente nel mio libro sul Sud fu una vera novità per me. E così ho pensato che in quest'ultimo fosse meglio che l'India venisse definita dall'esperienza della gente comune, piuttosto che raccontare la reazione personale di un indiano nei confronti di ciò che prova ritornando nel proprio paese, come accade nel primo libro, o piuttosto che cercare di essere analitico, come nel secondo. Era molto più interessante lasciare che la gente stessa descrivesse il proprio paese e la propria situazione. Non è soddisfatto di An Area of Darkness? Sì che lo sono, accetto e vivo con tutto ciò che ho prodotto nella mia maturità. I libri hanno i loro momenti. Quello racconta più di me che dell'India. In quest'ultimo invece sono riuniti tutti gli elementi: parla di me, ma parla soprattutto di loro. In questo libro lei tratta molto di più del periodo britannico di quanto non abbia fatto nei precedenti. Una delle cose a cui mi riferisco nella mia nuova opera è descritta da William Howard Russell, corrispondente del "Times", nella sua cronaca sulla grande rivolta del 1857, e cioè la condizione fisica dell'India, anche se ormai lontana dalle battaglie della rivolta: un paese distrutto, dopo sécoli di guerre, invasioni, di diritti calpestati e di terre violate. E le è bastato leggere quello per rendersi immediatamente conto di quale fu la ragione che spinse suo nonno a emigrare a Trinidad? No, non immediatamente. Non era così chiaro, no. Mi sono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==