Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

IL CONTESTO I mascalzoni e gli imbecilli. Opinioni sul momento attuale Goffredo Fofi Si possono paragonare, con evidenti forzature, gli anni Ottanta del nostro secolo agli anni Trenta? Io credo di sì, e credo che, con altrettanto evidenti forzature, si possa paragonare con il 1945 il 1993. Insisto: con evidenti, evidentissime forzature. Pure si ha l'impressione di qualcosa di simile, di un simile clima e di un'aria che (meno inquinati di umori contrastanti quelli di allora, un'unica e sola puzza) si assomigliano, e probabilmente assomigliano a vari altri periodi consimili della nostra storia perché hanno messo in azione meccanismi, tendenze, pulsioni simili. Perché gli anni Ottanta con gli anni Trenta? Perché questi due decenni sono stati per l'Italia moderna quelli del massimo "consenso". Al regime fascista allora, ali' arrembaggio socialista come punta di un iceberg, fatto di tanti arrembaggi e di tanti consolidamenti di arrembaggi precedenti, il secondo. Le differenze sono però forti. A vantaggio, nel nostro giudizio morale, dei Trenta, ci sono le scuse che una gran parte del popolo italiano di allora poteva esibire, ed era la parte povera, tagliata fuori dalle comunicazioni e dalle conos'Cenze, o dal godimento dei diritti essenziali. A vantaggio degli Ottanta c'è ovviamente la democrazia, nonostante tutto, e non è poco. Ma un frutto della democrazia, ci spiegano i sociologi e politologi non di regime, non al servizio del potere o di una delle parti in lizza del poter~, è nella possibilità che le "masse" la pensino in modo sbagliato, che le parti che le compongono vogliano singolarmente cose sbagliate rispetto a fini generali, a un buon funzionamento generale del sistema; e che le "masse" possano essere fortemente mani polate dai mezzi di comunicazione. · Negli anni Ottanta non si è avuto un consenso generalizzato a un partito (il socialista) ma si sono accettate le regole del gioco da esso imposte, una escalation vistosa di metodi preesistenti, e li si è appoggiati o tollerati (all'inizio perfino da alti intellettuali predicatori di morale e da ex leader "rivoluzionari" del '68) in nome anzitutto dell'arricchimento dei più, dei "diritti" dei più. La generale corruzione non ostacolava ancora il funzionamento dell'economia, e si trattava soprattutto dei "diritti" delle corporazioni più forti e consolidate o più forti e aggressive, e si trattava infine dell' arricchimento privato del singolo. Si è così creato un clima di generale complicità sul quale si vuole oggi, da parte di tutti, chiudere gli occhi. Anche da parte del Pci, allora unitario, che è vissuto di 4 invidia più che di ripulsa nei confronti della sbrigatività e dell' assenza di scrupoli dei socialisti; tra gli elogiatori di Craxi vi fu, se ben ricordo, perfino la Jotti, invocando per il suo partito un leader di quelle capacità; ma più in generale furono tanti nel Pci a pensare che Craxi fosse in fondo un erede di Togliatti militante purtroppo in un altro partito, uri Cmxi-Togliatti era per loro la combinazione giusta per un leader ideale. Su questa complicità sarà bene ragionare in futuro, anzi subito, perché non credo si possa pensare a nessun tipo di rinnovamento morale della nostra società se non lo si fa. Poi c'è stato il' 45, l'anno in cui tutti o quasi gli italiani si sono scoperti antifascisti. Nel '93 tutti o quasi si stanno scoprendo anticraxiani, sia quelli delle complicità dirette, stranote, che quelli delle complicità indirette, che dal clima socialista hanno ricavato grandi o grandissimi benefici. La loro ipocrisia è di quelle che stringono il cuore e lo stomaco, tanto è sfa~ciata. Eccoli lì in fila a rivendicare "resistenze umane", coloro che negli Ottanta hanno visto il loro conto in banca crescere a freccia, e farsi la doppia e tripla casa, la doppia e tripla macchina, la doppia e tripla vacanza. Artisti con opere che - a rivederle, a ricordarle, a rianalizzarle - si possono ben dire di regime, se per regime si intende un clima complessivo di cinismo politico e morale. In testa, non in coda, gli artisti e intellettuali di sinistra, e non solo gli sfacciati che erano pochi e "onestamente" rinnegavano pubblicamente, ma anche gli umoristi della satira interna e pelosa (e i teorici del pensiero debole e del nuovo rinascimento ve li ricordate?) e soprattutto, diciamolo, i giornalisti. I giornalisti e gli opinionisti sono sempre stati moralisti, come negarlo? Lo sono sempre stati e lo sono sempre, sotto che re e in difesa di cosa non importa, quello può ben cambiare, sta nella dialettica del mestiere. Dicevo giorni fa al telefono, rifiutando un'intervista, a una gentile e seria giornalista del maggior quotidiano della seconda metà dei Settanta e degli Ottanta tutti, che l'unica ragione di simpatia che ho mai avuto per Craxi stava nel fatto che fosse così odiato da gente come Scalfari. E che sia gente come Scalfari a uscire per ora vincente dalla lizza vorrà pur dire qualcosa, anche se si ha motivo di indignarsi sentendolo parlare Foto di Massimo Siroguso (Conlroslo).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==