Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

INCONTRI/ JOHNSON Come è arrivato alla filosofia buddista e allo zen? Tutte le filosofie, occidentali e orientali, mi hanno sempre interessato. Ma, a livello personale, ho sempre cercato una filosofia, un approccio e un'interpretazione della vita e del mondo che potessi vivere e sviluppare in ogni momento. La filosofia per me non è mai una cosa astratta, non è scrivere e pubblicare libri; è una scelta di vita. Filosofia, letteralmente, significa amore della sapienza. Nel buddismo ho trovato una maturità fenomenologica straordinaria. Del resto è così che si è spesso descritta la prima forma di buddismo. Il Budda è un sorprendente psicologo empirico; nelle sue parole c'è una meravigliosa filosofia del sé; e della sua natura, e della natura del lavoro e della nostra relazione con il lavoro, con i nostri doveri; e il loro significato in rapporto al nostro contributo alla società.Tutte cose che apprezzo molto; ecco perché sono buddista. E poi perché la pratica della meditazione per me è molto profonda e importante. So che lei pratica anche il Kung-fu ... Per me il Kung-fu è diventato una specie di meditazione in movimento; spesso le arti marziali sono descritte propri?. in questo modo. A me interessa perché è una disciplina che mi impegna fisicamente in modo totale, che costituisce una sfida mentale continua, e che potrò studiare per il resto dei miei giorni. Ho praticato sei arti marziali diverse, tre Karate e tre Kung-fu; e ho sempre cercato il sistema Kung-fu e il "maestro" con i quali potessi lavorare per il resto della mia vita; e nel mio caso l'ho trovato attraverso il maestro Doc Fai Wuon. Inoltre trovo delle analogie tra la scrittura e le arti marziali, così come Hemingway trovava possibile un paragone tra scrittura e pugilato, e Yukio Mishima tra letteratura e vita del samurai. Nella arti marziali c'è una disciplina che mi stimola moltissimo: Penso che ci si debba impegnare totalmente nella forma d'espressione che si decide di privilegiare. Ecco cosa insegna la meditazione. Non esiste nulla al di fuori di quel particolare momento, di quell'istante di tempo nel quale si impegna tutto quello di cui si dispone; fisicamente, intellettualmente e spiritualmente. È così anche quando scrivo: perché la mia attenzione e la mia concentrazione possono essere totali. Alcune sue scelte - lei è un vero enigma e una sfida continua anche per i _lettori americani - cominciano a essermi chiare; quello che ora vorrei capire è perché abbia deciso di scrivere, e cosa significhi per lei essere uno scrittore ... Pensavo che la tradizione della nostra letteratura filosofica non fosse stata sviluppata come avrebbe meritato. Così mi sono avvicinato alla letteratura con intenzioni precise: di impegnarmi nella narrativa di idee, e di sviluppare a fondo l'aspetto della virtuosità formale della scrittura. Cosicché ora il fatto di essere un best-seller e ricevere premi è molto gradevole, ma io continuo a pensare come un filosofo: c'è una missione da compiere, che non è ancora stata · portata a termine. Il vero premio è arrivare fino in fondo, non fare soldi e diventare famoso. Se si vuole fare soldi, molti più che in letteratura, tanto vale vendere case o automobili. Oppure si può scegliere di essere uno scrittore commerciale; ed è una scelta rispettabile. Ma io voglio che quanto scrivo abbia un altro significato, un altro valore. 56 Ai tempi dell'università lei scriveva un racconto ogni dieci giorni, in ragione di dieci pagine al giorno: in due anni scrisse sei libri - che ebbe il coraggio di non pubblicare. Ora i suoi ritmi sono molto diversi: Middle Passage, il romanzo che le è valso la fama (oltre al rispetto, la stima, l'ammirazione di colleghi, critici e lettori), le è costato nove anni di fatiche. Qual è il suo tema preferito? lo credo che noi dobbiamo tornare a porci le domande fondamentali che risalgono a Platone; quale valore morale oggettivo possiamo considerare valido e condivisibile da tutti? Noi, ora, abbiamo la tentazione di credere che la moralità sia soggettiva. Siamo più vicini a Protagora, che disse: "L'uomo è la misura di tutte le cose". Ma Protagora non voleva dire quello che ora ci fa comodo credere; voleva dire che ogni uomo è la sua propria legge, ogni uomo è il creatore della propria etica. Eppure una comunità non si può reggere e sviluppare senza basarsi su valori comuni e condivisibili. Quindi la vera domanda è: quali valori sono oggettivi? È la domanda che mi pongo nel romanzo Faith e l'idea buona. Faith, la protagonista, cerca qualcosa di eterno e trova una risposta nell'amore. A distanza di anni, anche dopo il mio ultimo romanzo, Middle Passage, penso che "l'ipotesi amore" sia ancora la migliore. Lei è uno scrittore in movimento, un vero e proprio "work in progress ". Epure una straordinaria somma di contraddizioni: per esempio, è un marxista animato soprattutto da valori e scelte morali. A quali domande lei cerca innanzitutto di rispondere? Le domande importanti per me sono sempre state: come essere un figlio migliore, un padre migliore, un marito migliore, un

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