Linea d'ombra - anno XI - n. 80 - marzo 1993

SAGGI/BERARDINELLI coraggio di dirlo, perché potrei sembrare una megaloman e. Ma ero molto giovane. Ero convinta che il romanzo, come lo si intendeva nell'Ottocento (per la verità la nozione di romanz o, per me, è molto più vasta: l'Iliade e la Bhagavad-Gita sono dei romanzi) era in agonia. Allora, io ho voluto fare quello ch e per i poemi cavallereschi ha fatto Ariosto: scrivere l'ultimo e uc cidere il genere. lo volevo scrivere l'ultimo romanzo possibile, l'ultimo romanzo della terra, e, naturalmente, anche il mio ultimo romanzo! Volevo mettere nel romanzo tutto quello che allora mi tormentava, tutta la mia vita, che era una giovane vita, ma un vita intimamente drammatica. Volevo anche che il romanzo contenesse tut to ciò che era stata la sostanza del romanzo dell'Ottocento: i p arenti poveri e quelli ricchi, leorfanelle, le prostitute dal cuore gene roso" (in Opere, I, pp. LVI-LVII). Lacaratteristica ambiguità, la sospensione di senso, fra dramma vero, sincero, e musica della finzione, che si nota in Menzagna e sortilegio, deriva dalla perfetta realizzazione di un sogno divenuto arte: in cui, per essere sinceri, bisogna recitare e parlare di etro la maschera di un personaggio, e le angosce della propri a vita devono essere di nuovo vissute, patite e contemplate negli s cenari dipinti del romanzo. Il proposito di mettere nel romanzo, come dice l'autrice, tutta la sua vita (la sua "giovane vita", "intima mente drammatica") doveva attuarsi insieme all'altro, nonmeno u rgente e più ambizioso proposito: quello di scrivere, confessa ndosi dietro lo schermo abbagliante di vetrate gotiche e fregi ba rocchi e arabeschi, "l'ultimo romanzo possibile". Il romanzo è l'inc ontro di un'urgenza morale inderogabile e drammatica (que lla di conoscere se stessa, di riconoscere la propria figura e costella zione di destino) con un'ambizione estrema e suprema: que lla di resuscitare, nella sua pienezza luminosa, una forma-romanz o che stava per essere sepolta anch'essa nelle necropoli della trad izione letteraria. La "confessione attuale" aveva bisogno di una forma letteraria inattuale, amata e difesa come inattuale. Il romanzo diventa una lotta contro il tempo: un andare a ritroso, un fer marne lo scorrere, una immobilizzazione spaziale dello scorre re del tempo. Come se il tempo, procedendo, si curvasse anche su se stesso, e il suo procedere lineare volgesse impercettibilme nte in movimento circolare, in unmovimento immobile. Storia, cr onaca e biografia, per Elsa Morante (e sempre più chiaramente, con il sostegno di dichiarazioni sempre più esplicite e polemiche) possono essere liberate dalla corrosione dell'Irrealtà so lo se entrano in una temporalità diversa: quella del sogno, del mito, nella ciclicità di un mandala, nella perfezione simmetrica di un polittico. La forma romanzesca veniva piegata, in Menzagna e sortilegio, fino a incontrare, per così dire, il proprio modello ideale. Molte delle perplessità e delle ipotesi intorno a q uesto libro credo che si spieghino con la difficoltà di concep ire un romanzo che contenesse ed esibisse anche, nella p ropria ordinatissima, ben visibile e perfino spettacolare intelaiatur a, una così illuminata, nostalgica e ironica, consapevolezza di sé. Menzagna e sortilegio, che è una vera e propria cattedrale del sogno romanzesco, contiene tombe e altari, idoli sfolgor anti e cupe cripte. Ma il suo altare maggiore è quello in cui si cel ebra il rito più pericoloso, che prevede rischi di morte e di follia, cioè il rito della trasmutazione del visibile e dell'invisibile, e in c ui, per 48 Sopra: ElsaMorante e Carlo Cecchi. Sotto: Elsa Mora nte e Pasolini IGiornalfoto/ Archivio Raffaele Venturini). amore idolatrico o distorto, si può passare dal Paradiso all'Inf erno. Inquesti riti, che si celebrano come storie insieme reali e simb oliche nella narrazione romanzesca, si gioca il destino delle esse nziali facoltà umane: la facoltà di amore e di conoscenza, anzitutt o, e la mobile, incantatoria, illusionistica facoltà di immaginare, la cui salute e salvezza è nella percezione della realtà, il cui erro re e la cui perdizione è nel delirio di irrealtà. E qui, esattamente in q uesta reversibilità cruciale di reale e irreale, che separa l'allucina zione· delirante e disgregante dalla fantasia che sa essere intui tiva e analitica, in questa oscillazione rischiosa Menzagna e sortilegio mette in scena e interpreta di nuovo la materia e l'ispirazion e più tipiche del romanzo, da Cervantes a Proust: cioè il rappor to tra vita sognata e vita vissuta, tra favole e personaggi idoleg gianti fuori del tempo e inciampi umilianti nella materia governa ta dal tempo e dallo spazio. Menzogna e sortilegio si presenta così come una cura ascetica dell'immaginazione attraverso l'immaginazione: una cura della fantasticheria romanzesca, che scambia e baratta realme nte il realeper l'irreale, attraverso l'immaginazione realisticae simbolica

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