IL CONTESTO sinistra. Schegge impazzite di certo positivismo lombrosiano andavano ad alimentare "altre" incomprensioni e a fomentare "altre" possibili cause di razzismo. Negli stessi anni in cui Ghisleri smascherava Bovio, un grande meridionalista come Napoleone Colajanni avvertiva la necessità di smontare, con argomentazioni scientifiche, "il romanzo antropologico" dei Lombroso, dei Ferri, dei Garofalo, dei Sergi e dei Niceforo, denunciandone le conclusioni spesso deleterie e le pericolose implicazioni antagonistiche fra nord e sud. Così stando le cose il problema del Mezzogiorno - una volta identificata la questione meridionale con presunti fattori naturalistici, atavici, ancestrali - diventava "un caso disperato", che non avrebbe trovato alcuna idonea terapia riformatrice. Del resto se Lombroso e i suoi epigoni volevano a tutti i costi assegnare ai fattori antropologici un ruolo determinante nell'etiologia del delitto perché non guardare a ritroso nella storia e "ignorare che la civiltà e la barbarie, relative sempre, si sono alternate negli stessi luoghi - ivi compreso il Mezzogiorno?". E Crispi, "da Lombroso annoverato fra i geni", non era forse palesemente "un dolicocefalo"? Insomma la teoria antropologica, che bollava i meridionali quale "razza maledetta", si reggeva, secondo Colajanni, su argomentazioni inconsistenti, sicché giustamente Salvemini potrà dire efficacemente, riprendendo proprio certe affermazioni di Colajanni, che "la razza si forma nella storia ed è effetto di essa non causa, e nella storia si trasforma: spiegare la storia di un paese con la parola razza è da poltroni e da semplicisti". Gli storici del razzismo ci hanno abituato a distinguere fra razzismo "spirituale", o dell'anima, e razzismo biologico, il primo (si pensi ad Evola) più latinamente connotato del secondo, nato e sviluppatosi soprattutto in area germanica, ma in Italia trionfante dopo il 1938 (si pensi al caso Pende). Bene, attraverso il canocchiale rovesciato dell'antirazzismo anche gli schieramenti degli oppositori non sono molto diversi. Schematizzando, si può parallelamente parlare di un "anti-razzismo biologico" e di uno "spirituale". La tradizione ghisleriana, tardopositivistica ha sempre avuto la meglio. Si è detto di Ghisleri contro Bovio, di Colajanni, dello stesso Salvemini e, tramite quest'ultimo, non si dovrebbe trascurare uno dei suoi più geniali discepoli, l'anarchico lodigiano Camillo Berneri, morto per mano di sicari staliniani ·durante la guerra di Spagna, non senza aver dato alle stampe un opuscolo, El delirio racista, pubblicato in spagnolo nel 1935, un anno prima della morte: un opuscolo che, nella nostra ideale antologia anti-razzista, dovrebbe occupare uno spazio di primo piano (nel 1986 le edizioni dell'Archivio Famiglia di Berneri, di Pistoia, per merito del bravissimo Aurelio Chessa, hanno stampato la prima versione italiana del libretto). Ma anche sul versante dell'idealismo nostrano non mancano voci degne di essere ricordate. Più ampia fu la fortuna filosofica, rispetto alla proverbiale (e ben studiata da Bobbio) "sfortuna" critica di Cattaneo e dei cattaneani. Certi scritti antinazisti di Croce degli anni Trenta sono ben noti, certe dure polemiche con Heidegger hanno i caratteri della profezia: "I popoli credono di elevarsi con questi mezzi violenti, mentre lavorano al proprio indebolimento: credono di liberarsi dei loro oppressori, mentre tolgono da se stessi la loro libertà". Coerentemente con le proprie premesse teoretiche, l'idealismo s'opponeva al positivismo e quindi, anche sul piano del razzismo, svolgeva analisi differenziate. Il razzismo è una forma di zoologia applicata all'umanità; prescinde dallo spirito e "se nell'uomo persiste o di nuovo si forma l'animale, l'umanità dovrà lavorare a dissolverlo e risolverlo in sé". "La teoria delle razze non si può applicare agli uomini", gli fa eco Giorgio Pasquali, sempre nel 1933, l'anno dell'ascesa al potere di Hitler: "La razza pura significa mera natura; brutalità assoluta ...". Detto così potrebbe sembrare uno slogan, magari persino un po' datato, nel suo lessico arcaico. Ma contro l'ambiguità estrema dei nostri tempi, contro la pervasiva volontà di cancellare un passato che, da noi, è passato troppo alla svelta, tramandiamo dunque i nomi di questi "insoliti ignoti": Ghisleri, Berneri, Colajanni; tuteliamo l'ecologia mentale e zoomorfica dell'intramontabile Pasquali: "Io dico più volentieri popoli quando parlo di uomini, razze quando parlo di cavalli da corsa, cani pechinesi, galli da combattimento, galline padovane, porci dello Yorkshire, perché so, tra l'altro, che la mescolanza umana dà spesso prodotti irrazionali, superiori talvolta ai genitori, ai nonni, ai bisnonni, e in ogni caso diversi". m Garzanti• Romanzi e racconti MichelTournier LAGOCCIAD'ORO Narratorimoderni - 192 pagine, 32.000 lire MiloradPavié ILLATOINTERNODELVENTO Ossia Il romanzodi Heroe Leandro Narratorimoderni - 162 pagine, 30.000 lire KenzaburoOe INSEGNACIASUPERARE LANOSTRAPAZZIA Narratorimoderni - 208 pagine, 32.000 lire AndrejTarkovskij ANDREJRUBLEV Narratorimoderni - 208 pagine, 33.000 lire PeterHandke SAGGIOSULJUKE-BOX I Coriandoli - 88 pagine, 16.500 lire JorgeAmado ILRAGAZZODIBAHIA I Coriandoli -94 pagine, 16.500 lire 19
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