Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

Insomma, il panorama che lei descrive nei suoi libri è assai impressionante e preoccupante. Da un lato ci sono i diseredati, gli emarginati, i folli, dall'altro quella che lei chiama la "Francia bianca e grassa" ... Ho sempre vissuto sotto un regime gollista, poi c'è stata la vittoria socialista e la grande illusione. Oggi ci rendiamo conto che nulla è cambiato, che la gente si è fatta spogliare e depredare. Purtroppo, l'entusiasmo, la generosità e l'altruismo sono stati sistematicamente annientati. Oggi dominano l'egoismo, la paura, l'odio e l'ingiustizia. È così che poi la gente guarda a Le Pen, illudendosi che per quella strada si possano trovare delle soluzioni. Personalmente, di fronte a questo sfascio non ho ricette da proporre, ma almeno voglio dire che non sono d'accordo, che non mi sento partecipe, che esiste un altro modo di pensare. È per questo che bisogna continuare a parlare, a scrivere. Bisogna continuare a dire tutta la violenza che abbiamo subito in questi anni, bisogna dirla nei libri, nei film, nelle canzoni. In qualunque modo, purché la si dica. Non sono molti gli intellettuali francesi che oggi la pensano come lei... Gli intellettuali francesi non sono all'altezza della situazione, basta vedere come si sono sbagliati durante la guerra del Golfo e in tante altfe situazioni: insomma, non assolvono assolutamente il loro ruolo di chiarificazione. In realtà, per molto tempo molti di loro sono stati degli intellettuali di corte, che in un modo o nell'altro hanno approfittato della loro vicinanza al potere. Certo, nel decennio di Mitterrand sul piano della cultura sono state fatte delle cose INCONTRI/DAENINCKX formidabili e molti passi avanti, ma contemporaneamente molta parte del mondo intellettuale si è trovata invischiata nei corridoi di corte, tramite gli incarichi, le ricerche, le sovvenzioni. Tutto ciò evidentemente prima o poi si paga. Oggi molti di questi intellettuali si lamentano per le disillusioni del socialismo francese, ma intanto per lungo tempo hanno cenato alla tavola del principe. Insomma, hanno perso completamente la loro credibilità. Oltretutto, molta della letteratura francese sembra assai lontana dalle preoccupazioni della gente... Sì, purtroppo la grande maggioranza degli scrittori francesi volta le spalle ai problemi reali, come se la realtà del paese fosse esclusivamente quella dei salotti letterari del centro di Parigi. Dall'autocontemplazione possono certamente nascere dei capolavori, ma è inquietante quando questo diventa l'unico atteggiamento di un intero mondo intellettuale. La letteratura francese contemporanea sembra aver paura della realtà, sfugge alla società e ai suoi problemi. In un periodo come il nostro, pieno di trasformazioni e di drammi, questo atteggiamento, questa diserzione di fronte al reale, mi sembra veramente inconcepibile. Poi naturalmente come sempre ci sono le eccezioni, penso a Patrick Chamoiseau, Jean Echenoz, François Bon, Daniel Pennac e a diversi altri, che pur con metodi e approcci assai diversi, si muovono in una direzione che mi sembra interessante. Provano insomma a confrontarsi con il reale, come in fondo cerco di fare anch'io. Periferia di Parigi (Giry/Rea/Controsto). 77

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==