Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

INCONTRI/DAENINCKX La letteratura francese contemporanea sembra aver paura della realtà, sfugge alla società e ai suoi problemi. Questa diserzione mi sembra veramente inconcepibile. altro mondo, come in fondo tutte le persone di questi quartieri. Insomma, quando scrivo, per parlare della gente ho bisogno di descrivere i luoghi, e per descriverli ho bisogno di vederli, di sentirli ... Quindi per i suoi romanzi fa indagini e sopralluoghi, un po' come faceva Zola? Sì, e questo lavoro preliminare è appassionante, non è un obbligo che mi pesa. L'interesse della scrittura sta proprio in questo lavoro d'indagine: mi piace vedere dei luoghi, vedere la gente, scoprire delle cose che non conosco. In questo momento sto lavorando su alcune storie ambientate in diverse città europee, allora viaggio, osservo questi luoghi, cerco di scoprirli. Metà del mio lavoro di scrittore è in questo lavoro di preparazione. In alcuni dei suoi romanzi lei sembra avere delle preoccupazioni quasi di tipo sociologico. Le storie infatti diventano più che altro un pretesto per raccontare un mondo, una specie di testimonianza su un ambiente, come ad esempio quando in Play-back racconta lafine dell'industria siderurgica in Lorena ... È vero. I luoghi della civiltà industriale mi affascinano. Provengo da una famiglia operaia, ho avuto un'educazione operaia e io stesso ho fatto l'operaio. Ho conosciuto tutti i classici valori operai: la paura della miseria, il bisogno che i figli riescano meglio dei genitori, la solidarietà, ecc. Tutto ciò corrisponde anche a dei paesaggi, a delle macchine, a degli oggetti che oggi però stanno scomparendo. Alla nostra società quella che viene definita sbrigativamente "la scomparsa della classe operaia" sembra un processo naturale, ma per molte persone questa situazione è drammatica, è la fine di tutta una vita e di un mondo di valori. I luoghi, i macchinari e gli oggetti che sono stati dei punti di riferimento per intere generazioni oggi stanno scomparendo. Nell'est della Francia è tutto un mondo che viene cancellato poco a poco: le fabbriche, gli altiforni, le strutture gigantesche vengono smantellate e smontate pezzo a pezzo. E quando non possono smontarle, come ad esempio le basi degli altiforni, allora le ricoprono di terra e le trasformano in parchi. Così, un secolo e mezzo di storia industriale sparisce sottoterra, cancellato da una collina che occulta la storia di migliaia e migliaia di persone. Da qui il bisogno di testimoniare? lo ho conosciuto il periodo in cui tutto ciò funzionava ancora, poi il periodo successivo in cui la gente lottava per impedire che questo mondo si fermasse, e ora vivo la fase della cancellazione. Quindi voglio testimoniare, voglio raccontare questo mondo e la gente che vi ha vissuto. Certo, queste persone sono i vinti della storia, ma nessuno ha il diritto di cancellarli e di negare la loro esperienza. Accanto alla testimonianza c'è però spesso anche la denuncia... In quelle regioni c'è stato un vero e proprio processo di sfruttamento fino ad esaurimento: hanno spremuto il sottosuolo, il paesaggio, le città, gli uomini. In Lorena, si sono succedute ·generazioni di immigrati italiani che poco a poco hanno conquistato dignità e diritti grazie al lavoro, grazie alla partecipazione alla lotta partigiana, grazie alle battaglie sindacali. Poi - proprio quando stavano raggiungendo la rispettabilità, una certa sicurezza e l'integrazione - tutto è finito, le fabbriche hanno cominciato a chiudere e gli uomini sono tornati ad essere quel nulla che erano al principio dell'immigrazione: così, se ne tornano in patria con una macchina e un frigorifero, ma sfiniti e distrutti. Insomma, la regione sta morendo, la gente se ne va, i negozi chiudono, le case non valgono più niente. Di fronte a tutto ciò, non posso restare indifferente e descrivere in maniera asettica e impassibile questo disastro. Allora prendo posizione, cerco di indicare qualche responsàbilità, denunciando il mondo di predatori che ha sfinito gli uomini e i paesaggi. Naturalmente, so bene che l'epoca del militantismo trionfante e ingenuo è finito, le persone che descrivo sono delle persone spezzate e sfinite, finiscono nella follia, nella disperazione, nella droga. Nel mio racconto, insomma, non c'è nulla di epico. Nel suo ultimo libro, Hors limites, cita in apertura una frase di Charyn che dice: "Non coltivo la nostalgia. Voglio solamente l'immagine del reale". Mi sembra una dichiarazione di poetica che le calza a pennello, non trova? Personalmente, non mi sembra che ci sia alcun paradiso perduto da rimpiangere. La mitologia operaia degli anni Cinquanta e Sessanta non mi appartiene, in realtà quella era un'epoca di sfruttamento e di sofferenze, anche se certo la classe operaia era più forte di oggi. Gli operai di allora forse ha~no coltivato a lungo la loro stessa mitologia, ma oggi tutto è finito e essi stessi raccontano quanta sofferenza e violenza c'era nella loro vita. Insomma, non ci può essere nostalgia per il mondo della siderurgia o delle miniere, anche se proprio l'operaio siderurgico e il minatore sono stati i modelli di tanta retorica operaia. La realtà del lavoro era molto dura e gli uomini ne uscivano sfiniti. Nei suoi ultimi racconti, la società che descrive è ancora più disgregata e alla deriva: forse perché la perdita di alcuni valori del passato ha lasciato un vuoto in cui la gente si perde? La sua diagnosi della società è così pessimista? Oggi tutte le illusioni sono finite, un mondo è finito, le lotte si sono spente. In tutto ciò, quello che mi sembra più terribile è la ferocia con cui si combattono tra loro gli alleati di un tempo: i poveri lottano contro altri poveri, i bianchi contro gli immigrati, i maghrebini contro gli africani. Insomma, sta sparendo del tutto la considerazione e il rispetto del!' altro: ognuno pensa a se stesso, a difendere le sue poche cose. Nelle periferie metropolitane di Hors limites non ci sono dunque più speranze? In effetti, anche i personaggi che potrebbero essere simpatici o positivi sono del tutto spaesati e incapaci di far fronte alla situazione, sono completamente sopraffatti dal disastro generale di una società incancrenita. Ad esempio, ho raccontato una storia di droga perché di fronte alla diffusione della droga nessuno sa più cosa fare, nessuno fa niente e le famiglie sono lasciate del tutto sole di fronte ad un problema che non sono assolutamente capaci di fronteggiare. La gente è costretta a cercare delle risposte individuali: nessuno cerca più di risolvere i problemi colletti75

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