Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

duabili solo nel campo generale della prospettiva narrativa adottata, sono influenze strutturali, d'insieme. Uno di questi è l'importanza particolare che nel!' Evangelho attribuisco alla figura di Giuseppe: mi stupisce molto l'assenza quasi assoluta, nei Vangeli canonici, di Giuseppe dopo la nascita di Gesù e la fuga in Egitto, mentre negli apocrifi egli svolge, in quanto personaggio, un ruolo molto più degno delle sue potenzialità, un ruolo molto più attivo. Un altro aspetto privilegiato dalla mia narrazione ed, in un certo qual modo, ricavato dai vangeli apocrifi, è l'attenzione concessa ali' infanzia e ali' adolescenza di Gesù. Mi ha sempre fatto specie il carattere lacunoso dei racconti canonici riguardo questo periodo della vita di Cristo - tanto più che Gesù non doveva proprio essere rimasto stagnato, dal punto di vista intellettuale e morale, lungo tutti questi anni: un ebreo, a 14 anni, è già considerato uomo e, dal punto di vista della sua preparazione dottrinaria, è dato come religiosamente formato. Anche l'episodio di Gesù bambino tra i dottori è stato oggetto del mio già menzionato processo di negazione: invece di un Gesù che, a soli 12 anni, dà lezioni di elevato sapere ai dottori del Tempio, ho preferito l'immagine del giovane tormentato dalla certezza intuitiva di avere ereditato il peso della colpa di un qualche crimine commesso dal padre Giuseppe; preferisco l'immagine del ragazzo che va alla sinagoga a fare domande, non a dare risposte. Per continuare a parlare di quei passi in cui il mio romanzo ricrea gli episodi dei Vangeli - basandosi inizialmente in questi, è chiaro, ma soltanto inizialmente, per poi modellarli sulla mia prospettiva di un Cristo interamente umano-, vorrei dire ancora che la relazione personale tra Gesù eMaria Maddalena, che nel mio 1 ibro è patentemente intima, può essere facilmente dedotta dal testo biblico, anche se lì non è così esplicita come nel mio romanzo: nonostante le contraddizioni dei quattro Vangeli canonici riguardo al numero e all'identità precisa delle donne vicine a Gesù nel momento della crocefissione, che sono poi le prime a visitare il suo sepolcro, Maria Maddalena è l'unica presenza costante in tutti e quattro i racconti - e tanto nel Vangelo di Marco come in quello di Giovanni è proprio a Maria Maddalena, e soltanto a Maria Maddalena, che Gesù appare per la prima volta dopo la sua morte. Un altro episodio in cui, invece, deliberatamente mi sono allontanato dal racconto biblico è quello della morte di Lazzaro, che nel mio romanzo Gesù non fa resuscitare.L'idea di modificare la reazione di Gesù di fronte alla morte di Lazzaro mi è stata suggerita da una mia considerazione personale circa l'inutilità di questa resurrezione: Gesù non poteva in quel momento concedere, così, all'improvviso, l'immortalità a Lazzaro; perciò, dopo il miracolo, Lazzaro doveva morire di nuovo. Non si sa quanto tempo più tardi, ma, comunque, sarebbe dovuto morire. E allora il miracolo si sarebbe dovuto ripetere ... In questo episodio in cui Gesù decide di non resuscitare l'amico Lazzaro, Maria Maddalena gioca ancora un ruolo fondamentale: è lei che riesce a far capire a Gesù l'inutilità del miracolo che stava per compiere. Gesù, l'uomo, impara da Maddalena, la donna. La donna che, sia in questo romanzo in concreto, come in genere nei miei libri, è sempre per il suo compagno una continua fonte di espansione della coscienza, un'interlocutrice che vede più lontano di lui, che così come lo stimola a fare ciò che deve essere fatto, lo INCONTRI/SARAMAGO previene parimenti sull'inutilità di molte azioni. In fondo, sono profondamente convinto che la donna è, in generale, molto più saggia dell'uomo. L'uomo fa, pianifica, delibera (come la donna, del resto: solo che l'uomo non fa altro). Ma se l'uomo non disponesse del!' ausilio costante del!' intelligenza della donna, particolarmente adatta a captare ciò che è davvero essenziale, o se non le desse ascolto, allora non potrebbe mai arrivare alla saggezza. Note I) Si riferisce alle feste tradizionali portoghesi dedicate a S. Giovanni, S. Antonio e S. Pietro. 2) Per i lettori italiani che, quasi certamente, non la conosceranno, riportiamo qui un passaggio dell'intervista concessa da José Saramago aClara FerreiraAlves per il settimanale portoghese "Expresso", pubblicata il 2/11/1991: "Questo romanzo era annunciato da molto tempo. Quando hai avuto l'idea di seri verio?" "Il romanzo è nato da una illusione ottica. Se ci vedessi bene, questo libro non sarebbe mai esistito. È 1'87, sono a Siviglia, vicino alla Calle Sierpes, e, guardando dritto davanti a me, verso un'edicola, vedo il titolo, O Evangelho Segundo Jesus Cristo, in portoghese, cosa completamente impossibile. Mi fermai e pensai: non posso aver visto quello che ho visto; decisi di andare a verificare. E, infatti, non e' era nessun Evangelho. nessun Jesus Cristo ... Pochi giorni dopo stavo già pensando che cosa sarebbe potuto venirne fuori, e stavo già raccogliendo alcune idee per una storia su Gesù". 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