INCONTRI/SARAMAGO accenna a Viagem a Portugal (1981), articolato insieme di cronache, che, oltre a rappresentare un'ottima guida per viaggiatori nazionali o stranieri, è soprattutto una testimonianza diretta ed inequivoca dell'amore che Saramago nutre per la sua terra e per la sua gente. Il discorso di Saramago segue un percorso cronologico. Reduce dalle manifestazioni inerenti al recente lancio dell'edizione italiana, lo scrittore si occupa in primo luogo di Levantado do Chéio. Il romanzo rappresenta il perno fulcrale su cui ruota tutta la sua maturazione creativa: è il confine tra la sua formazione "neorealista" ed il nuovo processo di ricerca narrativa. Non solo. Il libro - una saga di quattro generazioni di famiglie della provincia a sud del Tago - rappresenta pure, come egli stesso afferma, un ritorno alle origini. E questo ritorno alle origini risveglia in Saramago l'interesse mai assopito verso il popolo, non inteso appena come comunità reale di persone vive, ma anche come entità metafisica.L'idea che, in una cultura, i morti sono più numerosi dei vivi e che sono importanti tanto quanto i vivi, poiché costituiscono, nel loro insieme, la "personalità collettiva" di un popolo, è ricorrente in Saramago: era sorta già nel Manual de Pintura e Caligrafia, sarà ripresa anche nell'Ano da Morte de Ricardo Reis. Ciò può indicare la reale dimensione del profondo rispetto che Saramago, nonostante le sue idee progressiste (e senza che ciò implichi alcuna contraddizione), dedica alla tradizione. Dalla medesima volontà di esaltazione del discreto eroismo della gente comune, del popolo, e di biasimo per le smodate ambizioni di potere e per l'arroganza cieca delle classi privilegiate, nasce il Memo rial do Convento, romanzo che si sviluppa attorno alla costruzione del gigantesco palazzo-convento di Mafra voluto dal re Giovanni V: qui, forse, Saramago raggiunge l'apice del suo stile patentemente "neobarocco" (definizione che, nonostante l'evidenza, Saramago rifiuta, preferendo quella di "realismo onirico"), in cui si intrecciano una viva immaginazione e un'osservazione perspicace e finemente ironica della realtà. Dalla comunità sociale al mito letterario: il romanzo di cui parla in seguito, O Ano da Morte de Ricardo Reis, ripercorre il fantasma di un mito, quello dell'eteronimo di Fernando Pessoa. Saramago confessa che ha scritto questo romanzo per tentare di "risolvere il complesso di attrazione-repulsione" che nutriva verso l'oraziano Reis, una figura che gli era particolarmente odiosa a causa della "saggezza" che gli è propria e che Saramago .ion condivide: quella di accontentarsi dello spettacolo del mondo. Nel commentare A Jangada de Pedra, Saramago si sbilancia un po' in considerazioni politiche. Scettico verso la Comunità Europea così come la stanno definendo le grandi potenze, egli rivendica una inversione della tendenza dominante: l'Europa, per compiere veramente una funzione essenziale nel mondo attuale, per riuscire a contrapporsi solidamente alle altre grandi potenze, deve rivolgersi al "sud" del mondo, deve fare in modo che il "sud" del mondo riacquisti dignità: solo allora l'equilibrio sarà ristabilito. Se così non avverrà, nell'opinione dello scrittore, se si lascerà surriscaldare il "calderone africano"- che ha già rag)J:iuntoun punto critico-, allora l'Europa fallirà nella sua missione. E per questo che, nel romanzo, la Penisola Iberica si stacca dall'Europa e va verso sud. Saramago fa sua l'idea del giornalista catalano Ernesto Lluc il quale, al commentare il messaggio centrale di A Jangada de Pedra, aveva interpretato questa Penisola Iberica che si dirige a sud come un "rimorchiatore" dell'Europa intera. Saramago stesso, personalmente, sta già mettendo in pratica la sua teoria politica: I' ammontare del premio che gli è stato recentemente attribuito dal!' Associazione Portoghese degli Scrittori è stato impiegato per comprare libri da offrire ai paesi africani di lingua ufficiale portoghese, i cosiddetti PALOP (Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde, San Tomé e Principe). 62 Saramago spiega poi che, nel concepire I' Hist6riado Cercode Lisboa, è partito dal presupposto che la storia di un paese, di una civilizzazione rappresenta una "disciplinarizzazione" dei dati che riguardo ad essa si conoscono. Il passato è eccessi vamente ricco: mai si potrebbe scrivere un libro dal titolo "Il passato d'Italia", per esempio, ma solo "Storia d'Italia", in cui l'esuberanza dei vari aspetti che compongono il passato sono selezionati e prendono così una forma e un ordine. Da ciò l'idea centrale del romanzo: il protagonista - un correttore di bozze- decide, revisionando un libro di storia, di esercitare il suo arbitrio, il suo capriccio alterando un dato, sovvertendo così la "disciplinarizzazione" attuata di un periodo storico. Il processo che questo correttore di bozze mette in atto rispecchia una tendenza costante di Saramago, il suo spirito di contraddizione. Egli, infatti, di fronte a verità giudicate incontestabili solleva sempre il dubbio - dice - e spesso "no". Con il "non" aggiunto dal correttore davanti ad un evento storico ritenuto comunemente vero, Saramago pone in discussione le verità indiscusse e costruisce una storia in cui sfrutta abilmente il gioco di specchi che rifrange il passato nel presente e il presente nel passato: la storia dello storico, quella del correttore e quella dello scrittore. Sempre legato alla storia del popolo portoghese, profondamente cattolico, è I' Evangelho Segundo Jesus Cristo. Ma non tutti i cattolici lusitani sono stati poi così contenti di questo tributo. La diocesi di Braga, ad esempio, si è espressa subito contro il libro, ritenendolo blasfemo. Anche in Italia sono giunti gli echi della grande polemica che si è sviluppata attorno a questo romanzo. Riassumiamola brevemente, per chi non la ricordasse o per chi se la fosse lasciata sfuggire. Proprio il giorno 25 di aprile dello scorso anno (anniversario della Rivoluzione dei Garofani del 1974, dando in questo modo dimostrazione di una totale mancanza di senso dell'opportunità) il sotto-segretario alla Cultura Sousa Lara annuncia la decisione di escludere, per motivi religiosi, il libro di Saramago dalla lista dei candidati al Premio Letterario Europeo. La reazione del mondo letterario non si fa attendere: il 6 maggio gli altri candidati portoghesi al premio ritirano le rispettive candidature in segno di protesta. Anche il Bureau del Parlamento Europeo reagisce immediatamente: I '8 maggio inizia il processo di discussione del caso. Lo scandalo scoppia a Iivello internazionale, e Sousa Lara viene allontanato dalle funzioni di coordinatore delle candidature portoghesi al premio europeo. Comunque, la polemica è utile a Saramago. È forse grazie a questo scandalo, infatti, che, finalmente, l'Associazione Portoghese degli Scrittori si sveglia dalla lunga indifferenza (o ostilità) verso lo scrittore: dopo anni e anni di esclusione dei suoi romanzi (a volte per favorirne altri di qualità e incisività pubblica molto inferiori), in giugno l'Associazione attribuisce a O Evangelho Segundo Jesus Cristo il Grande Premio per il Romanzo. La polemica, però, non è soltanto utile allo scrittore, ma lo è anche ad una fascia della comunità cattolica lusitana. Il domenicano P. e Bento Domingues invita Saramago ad un dibattito-confronto nella Cappella del Rato di Lisbona, poiché pensa che il libro serva a far svegliare finalmente i portoghesi dal "letargo teologico" in cui erano caduti da anni. Anche la diocesi di Oporto loda il libro per questo motivo, e il Prof. Freitas do Amara!, esponente della destra cattolica e conservatrice, afferma che la Chiesa dovrebbe ringraziare Saramago per avere scritto questo libro. Il romanzo, che sta per uscire in traduzione italiana, ricrea la vita di Gesù, principalmente la sua infanzia e adolescenza. Saramago lo giudica un libro per lo meno onesto, anche se si può non essere d'accordo con la prospettiva in esso adottata. Nel nostro mondo in continuo cambiamento, secondo lo scrittore, tutto deve essere visto e rivisto: non solo ciò che riguarda il presente, ma anche (e soprattutto, forse) quello che riguarda il passato - persino la storia di Gesù. La realtà storica è nebulosa e nessuno ne detiene il brevetto.
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