Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

., I VANGELI RISCRITTI DA UN ATEO Incontro con José Saramago a cura di Valeria Tocco e Arlindo José Castanho In una calda sera del giugno passato il Centro di Ricerche della Comunità Europea ha invitato José Saramago a Varese, nell'ambito di una serie di manifestazioni culturali dedicate al Portogallo in concomitanza con il semestre di presidenza lusitana della Comunità. Lo scrittore, accompagnato da un'interprete d'eccezione - la professoressa Luciana Stegagno Picchio- parla di sé, dei suoi romanzi, del Portogallo. La conferenza che proferisce a Varese ha il titolo significativo di Lo scrittore e il suo popolo. È duplicemente significativo: inprimo luogo poiché, definendosi egli stesso prima portoghese, poi iberico e infine europeo, Saramago rivendica la sua "lusitanità", nonsoloanagrafica, ma soprattutto culturale. Inoltre, il titolo della conferenza è significativo perché il "popolo" è una presenza costante negli scritti di Saramago. È il popolo con la sua storia sociale in Levantado do Chiio (1980; trad. it.: Una Terra chiamata Alentejo, 1991); con il suo passato storico più o meno remoto in Memoria[ do Convento ( 1982; trad. it.: Memoriale del Convento, 1984) o in Historia do Cerco de Lisboa ( 1989; trad. it.: Storia dell'assedio di Lisbona, 1990), con i suoi miti letterari in OAno da Morte de Ricardo Reis (1984; trad. it. L'annodellamortediRiccardo Reis, 1985), con la sua missione in un'Europa in effervescenza in A Jangada de Pedra ( 1986; trad. it. La zattera di pietra, 1988), e con le sue tradizioni sacre in O Evangelho Segundo Jesus Cristo (1991, imminente la trad. it.). È un'idea diffusa che Saramago abbia cominciato a scrivere molto tardi, ma non è del tutto vero. In effetti, la sua maturazione come scrittore appare tardivamente: egli si dedica interamente alla scrittura soltanto ·dopo il 1975,ultrapassati i cinquant'anni d'età (Saramagoèclasse 1922), e i romanzi che l'hanno reso famoso sono tutti posteriori a questa data. Ma il "tarlo della scrittura" ha albergato sempre in lui, e si è manifestato molto presto. Dal punto di vista professionale, il suo lavoro è stato sempre legato alle lettere: per molti anni è stato giornalista (oltre che fabbro, funzionario statale, correttore di bozze, traduttore), e il suo primo romanzo, Terra do Pecado, data 1947, quando aveva venticinque anni. Ma Saramago continua a rifiutarsi di ripubblicare questa sua opera giovanile, che considera un'esperienza senz'altro valida, come tutte le esperienze, ma solo per se stesso in quanto segna una fase della propria crescita interiore. "Suppongo che a venticinque anni non si possa scrivere un buon romanzo", si giustifica lo scrittore. Non possiamo essere interamente d'accordo con lui, dal momento che, solo per citare un esempio, Françoise Sagan non aveva ancora compiuto vent'anni quando scrisse Bonjour Tristesse. Ma Sagan era un talento precoce: un'eccezione dunque. Al contrario, il superiore talento di Saramago, pur non nascendo sotto l'egida della precocità (e per fortuna, se pensiamo che questa trascina con sé spesso una rapida decadenza) ma avanzando con un ritmo da "sciatore di fondo", mantiene costanti freschezza e brio, agendo quasi come un "elisir di lunga vita" (evidente anche nell'aspetto fisico dello scrittore). Nel 1975Saramagodiventa, da vice-direttore del quotidiano lisbonese Diario de Not[cias, un disoccupato: a questo riguardo egli stesso afferma di aver vissuto questo periodo come un passaggio ad una "nuova categoria: invece che a quella tristemente abituale del lavoratore disoccupato, a quella del disoccupato lavoratore"- poiché questa situazione gli permette di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura creativa. Egli ritorna, dunque, alla sua antica vocazione, proprio nel momento in cui il Portogallo, da impero con "provincie ultramarine", ritorna ai suoi confini originari (sebbene la spinta centrifuga dell'emigrazione continuasse ad essere forte): dopo il 25 aprile 1974 le antiche colonie conquistano l'indipendenza e il paese attraversa una turbolenta fase di ridefinizione. Gli scrittori stessi sentono in questo periodo storico di transizione la necessità di ridefinirsi, principalmente in quanto romanzieri. Gli anni dell'isolazionismo salazarista coincidono con un affannoso e frustrante tentativo di "europeizzazione" culturale: sono gli anni in cui, ancora, in terra lusitana gli scrittori si abbarbicano ai modelli francesi, italiani, José Saramago (foto di Giovanni Giovannetti/Effigie). inglesi, differenziandosi, rispetto a quelli, soltanto per l'idioma. Dopo la Rivoluzione dei Garofani, ed in particolare in questi ultimi quindici anni, invece, si è definito un tipo di romanzo riconosciuto in Europa e nel mondo come genuinamente portoghese: scrittori nuovi -quali Almeida Paria, Lobo Antunes, Joao de Melo, Luisa Costa Gomes - o scrittori delle generazioni precedenti- come Cardoso Pires o Agustina BessaLufs, le cosiddette "tre Marie" (Maria Teresa Horta, Maria !sabei Barreno, Maria Velho da Costa), tra gli altri-, arricchendo e sperimentando nuovi percorsi narrativi, sono riusciti a creare romanzi a "scala portoghese". Conosciuto, anche in Italia, sostanzialmente come romanzista, Saramago, al contrario, è uno scrittore eclettico, le cui diversificate potenzialità creative si esprimono anche attraverso testi drammatici, volumi di poesia e di cronaca. Ma la chiacchierata varesina non contempla questi aspetti della sua prolifica creatività: nonostante la sua pièce A Segunda Vida de Sao Francisco de Assis ( 1987) sia stata tradotta ~ rappresentata nel nostro paese, Saramago sceglie di parlare appena dei suoi romanzi, e particolarmente di quelli reperibili in traduzione italiana. Infatti, poco dice del Manual de Pintura e Caligrafia (1977), anc?e se la tematica- parte del romanzo è dedicata al viaggio in Italia compiuto dal protagonista - avrebbe potuto incuriosire il pubblico. E tanto meno 61

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