STORIE/MILLHAUSER In un pomeriggio di fine giugno - gli uomini erano andati a Saccanaw Falls per comprare dei chiodi e a bere una pinta di birra al "Cat and Robin" - Elizabeth, sdraiata nel suo letto, fece a Sophia una singolare proposta. Rivolgendo a Sophia uno sguardo fermo e pieno di sollecitudine si offrì di sposare William se Sophia avesse fatto altrettanto con Edmund. Sophia si sentì turbata e confusa dalla proposta, e infatti così parla dell'evento in una lettera (mai spedita) a Fanny Cornwall. Capì immediatamente che il folle piano era stato concepito per amore di Edmund: Elizabeth, la cui esistenza era stata, dal punto di vista di Sophia, tutta immolata aEdmund, voleva andare ancora più oltre, celebrare un ulteriore sacrificio e dare a Edmund ciò che egli disperatamente desiderava: Sophia. Sophia, risentita per la motivazione segreta della proposta, la sentì nondimeno come una temibile sfida: era disposta a rinunciare alla propria felicità a vantaggio di quella del fratello, e ancor più per amore di Elizabeth, la quale si sarebbe infine liberata delle sue catene rifiorendo in salute? Il pensiero di trasferirsi al cottage di Stone Hill, o, in altre parole, di "sostituire" Elizabeth, le suscitava sensazioni strane, vagamente oniriche, e non del tutto piacevoli, ma sposare Moorash che l'aveva fatta sentire "irrimediabilmente frigida", questo era fuori questione. Sophia passò una notte piena d'angoscia e si alzò all' alpa senza sapere più quali fossero i suoi sentimenti. Dopo una colazione sovrapensiero, attraversò in barca con William il Black Lake sotto la "luce violenta" di un giorno azzurro senza nubi, e con lui fece le due miglia di strada a piedi verso il cottage di Stone Hill: quando arrivarono William andò a cercare Edmund nel fienile. Nell'oscurità della stanza di Elizabeth - le tende erano sempre chiuse - Sophia sentì tutto il suo stordimento. Era sul punto di dire sì, con l'atteggiamento di chi consente a una terribile fatalità, quando Elizabeth, che si sentiva meglio, ritirò immediatamente la proposta del giorno prima, dicendo che era stata una "balorda idea partorita dal morbo". Sophia, sentendosi venir meno, si sedette rapidamente. Nel Diario di Elizabeth non c'è traccia dell'episodio. Quello stesso mese, più tardi, accadde un altro incidente che può essere interpretato alla luce del ritratto di Sophia. Non essendo in grado di accompagnare William a Stone Hill, dove quest'ultimo avrebbe letto un'ora per Elizabeth prima di far ritorno a casa, Sophia aveva passato la mattina confinata nella propria stanza nel cottage di Black Lake. Durante la mattinata il suo umore era andato incupendosi: ebbe la netta sensazione di aver avuto la premonizione della morte di Elisabeth. William tornò e la trovò tesa, agitata. Dopo averla assicurata che Elizabeth stava bene, William la portò con sé a cavano a Stone Hill, dove la lasciò per proseguire da solo verso la città. Quando tornò, la trovò stesa sul divano della cucina ad occhi chiusi, con accanto Elizabeth che leggeva qualcosa per lei e Moorash che andava avanti e indietro per la stanza, ansioso. Elizabeth annotò l'incidente nel Diario: stava dormendo e si era svegliata con accanto Sophia che piangeva istericamente e invocava il suo nome. Edmund, sentendo le grida dal fienile, si era affrettato verso casa, dove Elizabeth stava tentando di far rinvenire Sophia che, nel frattempo, era venuta meno. Quando Sophia rinvenne, disse che era entrata nella stanza oscurata con un senso di oppressione ed era stata colpita dall'estremo pallore e dall'immobilità di Elizabeth. Le aveva parlato, ma Elizabeth era rimasta immobile a occhi chiusi. Aveva gridato il suo nome e l'aveva presa 50 per le spalle scuotendola forte, ma Elizabeth non aveva dato cenni di vita; e inoltre aveva le guance fredde, cadaveriche. Incapace di tollerare più oltre la scena, Sophia era scoppiata in lacrime, dopo di che era piombata in una smemorante oscurità. Elizabeth, con la consueta acutezza, notò due aspetti significativi del comportamento del fratello fermo sulla porta d'ingresso; scrisse che egli aveva "esitato a farsi avanti nella stanza con una sorta di discrezione, come se venendo in suo aiuto mentre non era cosciente avrebbe approfittato di lei - infine fui io a dirgli di avvicinarsi", e che aveva una macchia di colore rosso sul naso,una macchia che a prima vista lei aveva preso per sangue. Elizabeth scrive anche di quando Sophia vede il suo ritratto, un evento fissato per l'ultimo giorno d'agosto. L'assenza di William in quell'occasione non è spiegata. Fu Elizabeth a convincere Sophia a seguirla giù nel fienile, dove Edmund aveva coperto il ritratto con un panno bianco. Chissà se in quel momento lui stava pensando a Il disvelamento (8), la tela del 1837? Rimase per un po' a fissare il panno, poi, urlando "E sia!", lo strappò facendolo svolazzare intorno. Elizabeth, come abbiamo già visto, ne fu profondamente scossa:"Come fosse stato scolpito nella luce. Quando E. dipinge va dritto ali' anima, senza tenere in nessun conto alcuna circostanza esteriore". La reazione di Sophia, come sempre, fu di delusione. Guardò il quadro con un'espressione di vuota cortesia che a poco a poco si trasformò in irritazione, e voltandosi verso Moorash "con uno strano sorrisetto", chiese ci fosse stato davvero bisogno di combinare i suoi capelli in quel modo. 25. ELISABETH MOORASH (1845-1846) Olio su tela, 87,13 x 72,39 cm L'ultimo ritratto di Elizabeth fu cominciato nell'ottobre del 1845.Moorash vi lavorò senza interruzioni per circa un mese e poi, a più riprese, fino al maggio seguente, quando lasciò da parte tutti i dipinti per l'autoritratto segnato dal destino. Sopra il lago scuro, Elizabeth giace addormentata. È così profondamente immersa nel suo sonno che sembra preda di un incantesimo. E, a dire il vero, vi è proprio un'aria di incantata immobilità nella tenebrosa serenità del dipinto, o di un furore ammansito. È come se la tensione e l'inquietante energia presenti nei ritratti di William e di Sophia fossero state trasfuse in un sentore di pace - le stesse linee lunghe e ondeggianti qui si distendono quiete. Circola nel ritratto l'atmosfera di un libro di storie per bambini: Elizabeth è una principessa chiusa in una torre di sonno, dove nessun principe verrà a liberarla. Giace Elizabeth nel suo sonno profondo, profondamente dorme per un incantesimo dal quale mai si sveglierà. E anche il mondo dorme: le colline, il cielo notturno, il lago, tutto si è addormentato, accanto a lei, dietro di lei, dentro di lei. L'effetto che il quadro produce è molto diverso da quello di Elizabeth in sogno (5), poiché là il mondo era dissolto da chi sogna, mentre qui non c'è qualcuno che sogna, né è un sogno ad essere rappresentato; si tratta piuttosto della visione di un universo animato immobilizzato nel sonno. O, se si vuole, è una visione infantile, che però ha attraversato le profondità di un sapere adulto- giacché essa può essere possibile solo dopo un travagliato conflitto spirituale. Sì, perché qui Moorash non ha fatto altro che immaginare la morte di Elizabeth, e facendola scivolare in un regno
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