STORIE/ MILLHAUSIR Una notte particolarmente calda di luglio i quattro amici decisero di fare una passeggiata intorno al lago. Le coppie cambiavano continuamente lungo il cammino. pittura. E tuttavia Phaedria è anche una tentatrice che ha un "grembo accogliente" (Il,vi,14), e i piaceri che offre sono, come quelli di Acrasia nella Casa della Beatitudine, inequivocabilmente sessuali. I sentimenti nei confronti di Sophia all'epoca del dipinto non sono facili da identificare. Dopo Sophia sogna ad occhi aperti i rapporti erano diventati problematici: lei si rifiutò di posare un'altra volta e, soprattutto, non accompagnò William nella sua visita di dieci giorni nel gennaio del 1842, proprio quando Elizabeth aveva cominciato la lettura ad alta voce di The Faerie Queene. Fece ritorno al Black Lake con William solo in primavera e allora le due coppie ripresero la consuetudine delle visite reciproche, ma è molto indicativo di quanto sarebbe seguito un incidente che occorse durante l'estate. Una notte particolarmente calda di luglio i quattro amici decisero di fare una passeggiata intorno al lago. Le coppie cambiavano continuamente lungo il cammino: prima Edmund e William e Sophia ed Elizabeth, poi Edmund ed Elizabeth e Sophia e William, indi Edmund e Sophia e William ed Elizabeth. A un certo punto, Sophia, che camminava accanto ad Edmund, scivolò su un sasso sdrucciolevole e perse l'equilibrio: stava per cadere ed Edmund la cinse con il braccio reggendola forte. Sophia cominciò a urlare, si divincolò e cadde a terra. William la raggiunse di corsa e si piegò sulle ginocchia per aiutarla. Elizabeth le pulì il vestito. Quando quest'ultima sollevò gli occhi da terra vide Edmund immobile, lo sguardo furibondo, bloccato da una rigidità innaturale. Poco dopo si inchinò, raccolse un sasso e lo lanciò con violenza nel lago. Rimase a guardare i giochi di luce lunare sui cerchi nell'acqua e finalmente si volse verso Sophia con ansiose domande sulla sua caduta. Sophia ricominciò a camminare stringendosi subito al braccio del fratello: si era slogata una caviglia e il gruppo ritornò al cottage di Pinney. 19. NOTTED'AGOSTO (1843) Olio su tela, 113,12 x 87 cm Subito dopo aver portato a termine l'Isola di Phaedria, nel novembre del 1842, Moorash pose mano a una serie di disegni per un nuovo quadro ispirato a Spenser, La caverna della disperazione, al quale lavorò sino alla fine dell'anno. Non è rimasta traccia né del dipinto né dei disegni prepatori. La crisi continuava. In febbraio, Moorash fece un viaggio a Boston insieme a Elizabeth: era il primo spostamento da quando si era trasferito a Saccanaw Falls, nel 1836. Andò a trovare vecchi conoscenti che gli avevano scritto senza mai ricevere, in sette anni, una risposta; si trattenne ali' Athenaeum, visitò tre o quattro studi, e cenò con i Pinney. Dopo una settimana era già irrequieto e nervoso: riprese a viaggiare con Elizabeth, prima ad Hartford, dove passarono la notte dai genitori per ripartire subito il mattino successivo, e poi verso sud - Baltimora, Charleston, Richmond. Il 2 marzo tornarono a Stone Hill. Una finestra si era rotta e c'era neve sul pavimento della cucina. Il 4 marzo Moorash riprende a lavorare: il dipinto a cui mette mano sembra una prima versione di uno dei quadri, andati perduti, del 1844. William e Sophia fecero ritorno al Black Lake alla fine di aprile. Edmund disegnava all'aperto, faceva lunghe passeggiate, stava alzato tutta notte e dormiva fino a mezzogiorno. Il 31 luglio cadde nella stalla e si ferì alla fronte. Il 2 agosto, verso mezzanotte, stava lasciando il cottage dei Pinney insieme a Elizabeth quando tornò davanti all'ingresso e disse a Sophia qualcosa che la fece arretrare con una mano alla gola. Non si sa cosa disse esattamente ma pare sia stata una dichiarazione d'amore. Il giorno seguente si chiuse nel suo studio al primo piano - in quel periodo lavorava nella stalla - e comincio Notte d'ag__osto, che portò a termine in due settimane. E un quadro notevolissimo, che ha mantenuto intatto il suo Sconvolgente potere. Il cielo gravido di allarmante sgomento, che pare spezzarsi per liberare lo splendore di una luce violenta, è dipinto con inedita libertà, a pennellate che non vogliono essere dissimulate, quasi il colore e la notte che esso rappresenta fossero una cosa sola. Tutto il quadro pulsa di una strana, intossicante energia, come se le colline, il bosco, e il vorticante cielo notturno fossero stati risucchiati dentro l'annichilente splendore dell'invisibile luna. Si è parlato del quadro come di un'occasione festosa ma esso sfugge facili definizioni: chi guarda è contagiato dall'energia liberata ma non può sottrarsi alla duplicità insita in tale liberazione, vale a dire al potere distruttivo che essa inevitabilmente implica. Elizabeth annota nel suo Diario che la mattina del 18 agosto Edmund la chiamò da sopra con una "voce strana, agitata". Quando entrò nel suo studio vide due cose: il dipinto che essa chiama "un turbine", ed Edmund sdraiato supino sul pavimento. Essa lanciò un urlo e gli corse accanto, ma a quel punto egli le sorrise dicendo che stava studiando il suo dipinto da una nuova angolazione. Riteneva di averlo finito - e lei cosa ne pensava? Elizabeth guardò Notte d'agosto "attraverso lacrime di gioia e terrore". Non riuscì mai a cancellare la sensazione che la violenza del quadro l'avesse colpito a morte. 20. RABBIA(1843) Olio su tela, 66,67 x 52 cm Stando al Diario di Elizabeth, Moorash si levò da terra, si spolverò, e si mise a lavorare immediatamente a un nuovo dipinto, che portò a termine l'ultima settimana di settembre. Rabbia è un episodio insolito nell'opera di Moorash sia per l'ostentata esplicitazione dello stato d'animo, sia per come tratta la figurina in primo piano: una figura decisamente stilizzata - vestito bianco, capelli biondi - dai contorni netti, precisi, tanto che pare il disegno di un angelo così come lo farebbe un bambino. Porge le spalle a chi guarda e tiene lo sguardo fisso davanti a sé verso un lago rosso. II paesaggio è appena abbozzato e approssimativo, alluso da poche linee fluide e tracciate con molta nettezza - riva, lago, colline, cielo-, il tutto interamente dipinto nella gamma dei rossi, a strati successivi di smalti. Quel mondo tutto rosso sembra fluir fuori dalla figurina in primo piano, come raggi intorno a un sole. Havemeyer è certamente in errore quando attribuisce la rabbia del titolo allo stesso Moorash. Contro una simile interpretazione suona decisiva la testimonianza del Diario di Elizabeth. Moorash si rimproverò duramente di aver offeso Sophia con le parole, con il solo fatto di esistere - come aveva osato insozzare la sua purezza con quelle sconcezze? Subito dopo aver finito il dipinto mandò Elizabeth a Black Lake per ottenere una riconciliazione, e 43
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