Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

STORIE/ MILLHAUSER delle fate". Questo gruppo di uomini e donne appartenenti alla migliore società di Cambridge usavano chiamare se stessi con i nomi dei personaggi di The Faerie Queene (Busirane, False Floromell, Scudamore, Queen Malecasta, Belphoebe, Sansjoy), si incontravano una volta alla settimana, a mezzanotte, nelle case di vari membri, e mettevano in scena dei tableaux vivants ispirati alle scene del loro adorato poema. L'aspetto curioso di queste rappresentazioni è che donne di impeccabile condotta morale e di ineccepibile virtù - così si racconta - vestivano i panni succinti e i costumi trasparenti di ninfe, pastorelle, tentatrici e fanciulle in fuga, e che i maschi più rispettati e in vista della società assumevano le pose e il sembiante di satiri, di malvagi seduttori e di lascivi eremiti. I tableaux potevano contare sull'effetto grandioso di elaboratissimi scenari progettati e dipinti da Richard Henry Daw, più tardi membro tenuto in scarsa considerazione dei fantasmacisti ma in quel periodo noto per i rapporti che lo legavano aChester Calcott G. CalebBingham, Mercantidi pellicceche discendonoil corsodel Missouri. 42 e William Pinney. Dato che talora venivano diramati degli inviti (allettanti quanti altri mai) che aprivano gli incontri di mezzanotte ad amici esterni alla magica cerchia dei Figli della Regina delle fate, ci si domanda se Moorash vi abbia mai presenziato. I fondali di Daw furono distrutti da un incendio nel 1832 ma si dice che da essi e dai loro effetti straordinariamente suggestivi dipendesse la giusta atmosfera delle scene, specialmente di quelle ambientate in oscure foreste, che sopra a tutte il gruppo prediligeva. Abilissimo egli era allora nel materializzare la sensazione del male in agguato e di occulte minacce in rocce coperte di muschio, grotte ombrqse, rami nodosi e serpeggianti sentieri tenebrosamente illuminati da lanterne di vetri rossi e velati dal fumo di bracieri nascosti. Moorash incontrò molte difficoltà nell'esecuzione dell'Isola di Phaedria: riprese e abbandoni durarono tutta la primavera e l'estate, e solo a novembre, dopo aver posto mano a dipinti lasciati incompiuti e che molto probabilmente distrusse, lo condusse a termine licenziandolo come un "lavoro raffazzonato". Non è difficile comprendere tanta fatica se si pensa che quel dipinto

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