Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

STORIE/MILLHAUSER titolo. La sensazionale presenza dei rossi, faville di fuoco che s'accendono fra i marroni e i neri, viene interpretata da Havemeyer come allusione alla tenebrosa luce della luna rosso-sangue, ma i rossi possono altrettanto correttamente essere intesi come indizi di altro rosso presente nel racconto: i "tenui bagliori di luce cremisi" che si aprono la strada attraverso le vetrate dello studio di Usher, o le gocce di sangue sulle vestaglie bianche di Madeline. È più pertinente pensare che la casa immaginaria che si sfa, che si dissolve, dipinta a nervosi piccoli colpi di pennello separati da intervalli di nero e marrone, si specchi nello scuro lago di montagna. Piuttosto che a una caduta, l'effetto complessivo rimanda al disperdersi di una visione provocata dalla febbre: una casa partorita dal sogno e, sotto, il suo riflesso onirico che svanisce in cupe profondità. È come se Moorash avesse immaginato che la Casa degli Usher fosse irreale per natura, che fosse, di per sé, perpetuamente sull'orlo di dissolversi e sparire. Il motivo del doppio, che tanto fa pensare a Clair de lune, e l'allusione a un fratello e a una sorella, suggeriscono che il dipinto, e lo stesso racconto, dovevano avere per Moorash un enorme significato nella sua vicenda privata. Se è vero che Moorash vedeva se stesso come Roderick Usher, ed Elizabeth come la sorella di Usher, allora è anche vero che il dipinto esprime il suo senso di colpa per aver seppellito viva Elizabeth a Stone Hill Cottage, malgrado la loro mutua, fatale dipendenza reciproca. In ultima analisi, tuttavia, il quadro continua a restare enigmatico. 16. ELISABETH E SOPHIA (184)1 Olio su tela, 72, 75 x 77,08 cm Dopo la proposta di matrimonio a Elizabeth l'ultimo giorno di agosto del 1839, Pinney ritornò a Boston con Sophia, eppure il Diario di Elizabeth parla di un Giorno del Ringraziamento passato di nuovo insieme a Stone Hill College. Inoltre la primavera seguente dopo il ritorno di Pinney al Black Lake, i quattro amici si fecero ancora una volta ancora compagnia, anche se non così spesso come nella prima estate. Della storia di Moorash con Charlotte Vail non si fece parola con William e Sophia, ai quali del resto erano arrivate delle voci e che, comunque, non potevano fare a meno di notare le frequenti e insolite assenze di lui. Non è del tutto chiaro se i quattro amici condividessero, e quanto, ciò di cui erano a conoscenza, ma più o meno le cose devono essere andate così: Edmund ed Elizabeth non parlarono mai di Charlotte Vai! né a William né a Sophia, i quali, dal canto loro, sapendo e non sapendo, scelsero di non fare domande. Il rapporto fra William ed Elizabeth assunse una forma nuova: lui rigettò con estrema eleganza il ruolo di innamorato respinto e ricominciò, non senza un tocco di malinconia, a godere della di lei compagnia. L'amicizia per Edmund subì una rettifica quasi impercettibile, benché nelle lettere di Sophia alle amiche Fanny Cornwall ed Eunice Hamilton si dica esplicitamente che egli attribuisse, in cuor suo, la perdita di Elizabeth all'influenza che il fratello aveva su di lei. Il cambiamento più evidente avvenne in Sophia: divenne sempre più fredda con Edmund, criticandolo duramente quando parlava di lui col fratello, e raddoppiò la sua devozione per Elizabeth. 40 Un abbozzo preliminare per Elizabeth e Sophia fu fatto durante una passeggiata con le due donne in un giorno di aprile del 1841 quando William, costretto dagli affari, dovette tornare a Boston e lasciò Sophia con Elizabeth ed Edmund a Stone Hill. Il disegno a matita, schizzato con molta scioltezza, ci mostra le figure distinte delle due donne-Sophia con il cappello di paglia, Elizabeth a testa nuda - ma il dipinto mostra, al contrario, solo le loro ombre che si allungano attraverso un campo nella luce gialla gialla del tardo pomeriggio. Le lunghe ombre, proiettate come sono sull'erba che s'oscura, si torcono e ondeggiano al punto da assumere tratti sottilmente sinistri. Le teste si piegano l'una verso l'altra, come per uno scambio di confidenze; e, dalle spalle in giù, le due ombre si fondono in una sola sagoma oscura. 17. SOPHIA SOGNA A OCCHI APERTI (1841) Olio su tela, 68,58 x 86 cm Dal Diario di Elizabeth sappiamo che a Sophia non piaceva essere ritratta, e che accettò di posare per questo quadro solo per le "insistenti preghiere" di Elizabeth (3 luglio 1841). Non si sa se era il posare in sé che non le andava a genio, o più in particolare il posare per Moorash. Sembra che abbia molto sofferto nel sentirsi squadrata e "studiata a morte" (Diario, 6 luglio). Non ci si può sottrarre all'idea che fosse disturbata dall'intimità che si veniva a creare nel protrarsi di una seduta, durante la quale doveva Gilbert Stuart, Mrs. Perez Morfon.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==