CATALOGO DELLA MOSTRA: L'ARTE DI EDMUND MOORASH (1810-1846) Steven Millhauser traduz,ione di Alberto Rollo Il romanzo breve (novella) di Steven Millhauser che presentiamo ai nostri lettori - quasi certi che sia questa la prima volta in cui qualcosa di questo scrittore statunitense appare nella nostra lingua, e assai felici di essere noi a introdurlo - lo abbiamo letto nel n. 92 della bella rivista "Salmagundi" dei coniugi Boyers, per la precisione l'ultimo dei quattro numeri del '91. Ci è piaciuto moltissimo, e se ancora fosse necessario convincerci, esso era accompagnato da uno studio di Mary Kinzie sull'opera di Millhauser, dal titolo impegnativo di SucceedingBorges,escapingKafka: on thefiction of Steven Millhauser, e da una sorta di prima lettura o prima interpretazione di Irving Howe, il grande critico e storico che sappiamo, che concludeva con un convinto "tanto di cappello a Steven Millhauser"! Il quale non è peraltro un novellino, avendo scritto tra l'altro i romanzi Edwin Mullhouse:The /ifeandDeathof anAmerican Writer 1943-1954, by J effrey WartwrightePortraitofaRomantic, nella vena di questo Catalogo, e i volumi di racconti In the Penny Arcade e TheBarnumMuseum e From the Realm of Morpheus... Si ha davvero voglia di leggerne di più, e speriamo che qualche editore intelligente raccolga il nostro invito. Steven Millhauser (foto di Cathy Allis). 1. LABELLADOPO IL BALLO(1828 circa) Inchiostro e acquarello marrone su carta, 22,8 x 28, 75 Mentre era ancora studente (Harvard College, 1826-1830), Moorash compose una serie di sei disegni satirici nella vena di Hogarth. Ne è rimasto solo uno. Nonostante una certa crudezza di esecuzione, esso possiede l'essenzialità propria della sua maturità artistica, nonché una graffiante e quasi inquietante intenzione crudamente ironica. La Bella è raffigurata tra i suoi abiti dei quali si è parzialmente liberata, con la parrucca vicino ai piedi e la dentiera appoggiata sul tavolo. Moorash però porta il tema di genere molto più lontano: accanto alla maschera spicca un occhio di vetro, un seno è sotto il tavolo, il braccio sinistro, ancora 30 inguantato, giace a terra vicino a un mazzo di rose appassite e in grembo la donna tiene la propria testa ca!va, sdentata e guercia d'un occhio che fissa l'osservatore con un'espressione di maligno disprezzo. I dettagli della scena, così grottesca, sono scrupolosamente messi in evidenza: ogni minuscolo anello della fine catena d'oro che pende dal collo senza testa è disegnato con la precisione di un miniaturista; 2. WtLLIAMPlNNEY(1829) Gesso nero, ripassato con gesso bianco, su carta buffante 25,4 X 20,95 William Osgood Pinney (1808 - 1846), nato a Filadelfia, era il figlio di Thomas Pinney (avvocato ed editore di fogli giudiziari) e di Ann Osgood. Quando si conobbero, nell'autunno del 1828, all'Harvard College, Pinney, benché avesse due anni più di Moorash, dimostrò subito amicizia nei confronti del più giovane e lo presentò agli altri compagni del suo gruppo. Il carattere melanconico di Moorash, nonché il suo indomito spirito di indipendenza lo rendevano un amico difficile, ma con Pinney fu affabile come con_ nessun'altra persona del suo stesso sesso. Chester Calcott, uno studente amico di Pinney che in seguito si impose come ritrattista di moda e si rivelò severo critico dell'opera di Moorash, chiosò nel suo diario la spiccata diversità di carattere dei due uomini: "In ogni occasione di ritrovo, Pinney vi verrà incontro a mano tesa per salutarvi e con un sorriso di benvenuto sulle labbra, mentre Moorash si ritrarrà sempre, squadrandovi come se voleste fargli del male". Una volta, Moorash disse di Chester Calcott che aveva le parvenze di un dio, la mente di un demone e il senso estetico del garzone di un birraio. Pinney aveva intenzione di studiare legge ma è evidente che fu proprio l'amicizia con Moorash a distoglierlo da quel proposito. Una volta laureato, vendette quant'era suo della proprietà di famiglia e si finanziò gli studi d'arte a Londra, dove fu raggiunto l'anno seguente da Moorash. Fece quindi ritorno, nel 1832, a Cambridge, dove trascorse due infelici anni di apprendista nello studio di Henry Van Ness, un ritrattista fra i più in voga, raccomandato per la resa finissima di maniche di seta trasparente, cappe d'ermellino, poltrone di velluto e piume di struzzo, che diede modo a William di dipingere fondi e drappeggi sotto la sua diretta supervisione. Dopo un anno di indecisione Pinney divenne apprendista di un architetto a Boston, dove Moorash, che si rifiutava di fare ritratti, viveva in grandi ristrettezze cercando di mantenersi a galla in quella che lui chiamava una "non-vita", con una serie di oscure occupazioni, come dipingere i pannelli degli idranti. Pinney è raffigurato con un abito tipico del periodo: il soprabito nero di cui si indovina la fodera, la camicia bianca di lino a collo alto, il crespo intorno al collo. Il soprabito non è abbottonato e lascia vedere la giacca contro la quale preme una catenina sottile e una piccola chiave; un gioiello scuro fatto di perle spicca sulla camicia. Pinney ha i capelli in disordine. Moorash ne ha catturato un'espressione particolare: è come se Pinney fosse stato colto a sua insaputa mentre si sta alzando e guarda l'osservatore con una sorta di irritata sorpresa.
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