Linea d'ombra - anno XI - n. 79 - febbraio 1993

questo che è doveroso essere amichevolmente franchi con Salvatores: perché se anche i fratelli Vanzina (Sognando la California) fanno un film su temi e su registri salvatoresiani (il viaggio, l'amicizia virile, il rimpianto della gioventù), ciò vuol dire che questi temi sono ormai perfettamente compatibili col sistema, e che sono stati anzi interamente digeriti e metabolizzati dal conformismo dominante. Un amico (perfido) ha detto che Sognando la California è Puerto Escondido più Marrakech Express con qualche peto e qualche rutto in più. Non vogliamo arrivare a tanto, ma è indubbio che nell'ultimo Salvatores qualcosa non va: non foss' altro perché, rispetto ai Vanzina, identici sono il linguaggio, il ritmo, l'umorismo, perfino il rapporto visivo con gli CONFRONTI spazi e i paesaggi. C'è una sola differenza: l'Italia (la Milano) di Salvatores è molto più inquietante e convincente dell'Italia dei Vanzina. Il che significa-se un suggerimento ci è consentito -che forse Saivatores dovrebbe smettere di cercare /'altrove sui cataloghi Alpitour per provare a cercarlo qui. Magari lasciando perdere i bamboleggiamenti sulla nostalgia e sul "come eravamo" per provare a raccontare non di quelli che fuggono verso improbabili isole egee, madi quelli che restano e sono disperati perché non hanno più nemmeno la consolazione della nostalgia. Del resto, lo diceva già Pasolini vent'anni fa, il dramma del nostro mondo è nella scomparsa definitiva di ogni altrove possibile. E nel fatto che ormai, ci piaccia o no, siamo tutti qui. Unalente per vedere più chiaro: "Lastoria di QiuJu" Francesco Sisci È inverno, fiocca la neve, ai lati del sentiero è tutto bianco, un tempo da lupi, un tempo in cui nemmeno Li Kui, il nero brigante di In riva ali' acqua, il romanzo preferito da Mao Zedong, si azzarderebbe a uscire di casa, invece esce Qiu Ju. Una donna forte, e incinta, che fa a piedi la strada da casa sua al distretto, sotto la neve, con il rischio di scivolare e morire o perdere il figlio. Per un rischio così grande la posta deve essere enorme, non sono i soldi che pure contano tanto in Cina adesso, è l'orgoglio, o se volete la giustizia. Suo marito ha litigato con il capo del villag~io e questi lo ha preso a calci e steso su un letto. E un torto, non lo doveva fare, e lei vuole una riparazione. Fin qui quasi tutto è identico nel libro (La moglie di Wan va in tribunale, di Chen Yuanbin, ed. Theoria) e nel film di Zhang Yimou con la bellissima Gong Li. In realtà a guardare bene subito un dettaglio, il nome della protagonista. Lo scrittore Chen Yuanbin l'ha chiamata He Biqiu, un nome contadino, come tanti. Zhang Yimou per lei invece sceglie Qiu Ju, pericolosamente simile a Qiu Jin, il nome della prima donna rivoluzionaria della Cina. Ai primi del secolo si tolse le bende dai piedi, che le erano stati storpiati da bambina, secondo il canone di bellezza della Cina del- !' epoca, e si rieducò a camminare. E questo fu solo il primo passo, come ci si poteva aspettare da chi è finalmente capace di camminare. Infatti decise di fare la rivoluzionaria e riformare il suo paese. Organizzò una congiura, prese le armi, ma fu presto scoperta e messa al muro. Beh, non tanto presto in verità, fece in tempo a farsi conoscere dai suoi connazionali e soprattutto a far pesare quelle bende strappate dai piedi. Dopo di lei tutte le donne vollero camminare, e magari anche correre, praticamente nessuna voleva più zampettare come un'anitra zoppa per casa. La questione femminista divenne una cosa seria nel Partito comunista stesso tanto che nel 1942 a Yanan dovette scendere in campo Mao Zedong in persona a dire: il socialismo prima, il femminismo dopo, quando si potrà. Un rinvio che potremmo dire, se Mao avesse letto i classici di Roma e di Atene, alle calende greche. Ding Ling, grande scrittrice e protagonista di quel movimento femminista, allora scomparve dalla scena pubblica e tornò in auge solo dopo una severa autocritica. Zhang Yimou si rifà a questa tradizione, familiare in Cina come i racconti delle trincee sul Piave da noi, ma ci aggiunge un pizzico di pepe. Difficile, per chi ha seguito le vicende politiche di questi anni, non pensare a Hou Xiaotian. Suo marito Wang Juntao ha subito la più grave condanna per le dimostrazioni di Tien An Men: deve scontare 13 anni di prigione, e nelle galere cinesi questo significa la morte quasi certa. Lei da due anni si batte come una tigre per chiedere giustizia per suo marito: ha organizzato proteste, improvvisato conferenze stampa, detto al mondo che suo marito sta male, ha fatto uno sciopero della fame e ha perso 10 chili. Qualche mese fa è stata persino arrestata e poi liberata senza un'accusa precisa. Non somiglia alla storia di Qiu Ju? È solo un caso? Forse. Certo per Qiu Ju finisce bene. Lei ottiene giustizia; come nel libro, si dimostra che nonostante difficoltà, inceppi, e anche un po' di ignoranza di questi contadini, bisogna dire, il torto è raddrizzato. Per Hou Xiaotian, certo, la faccenda è più complicata. Ma poi i nomi, i doppi e tripli sensi sono roba per iniziati. Da abbagliare gli occhi restano le campagne cinesi e i contadini, filmati dal vivo, con la telecamera nascosta, e come non mai. E con queste immagini si vede il carattere del ventre del paese, dei 700 e passa milioni di contadini. Sono litigiosi, cocciuti, bugiardi, orgogliosi fino alla morte. Indossano vestiti strani: un misto di quelli tradizionali con un ricordo delle casacche rivoluzionarie e giacche, camicie di foggia occidentale. Così sono i loro oggetti, le loro cose, in uno strano sincretismo in cui tradizione millenaria, decenni di comunismo e aspirazione alla modernità sono confusi senza soluzione di continuità. E in questo mondo per sua stessa natura terragneo sono avvenute tutte le rivoluzioni del paese, quella di Mao, quando decise di cominciare da qui e non dalle città, e quella di Deng Xiaoping, quando decise di distribuire la terra ai contadini. Le donne contadine sono come Qiu Ju? Le donne cinesi sono come quelle americane che, come racconta Gianni Riotta, minacciano un ritorno al matriarcato? Certo Zhang guarda il mondo dai loro occhi, e la sua macchina da presa usa Gong Li come una lente per vedere più chiaro. Est e Ovest sembrano concordare, forse, se abbassiamo la testa, ci leviamo gli occhiali ... Una scena di La storia di Qiu)u. 25

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