CONFRONTI quadro gli altri cinque sesti dell'umanità che sono rappresentati all'Onu ma non sono socializzati nei modi che sono la base del sogno. Non è che io abbia una ricetta da proporre. Certo non penso che la soluzione stia nel cooptare all'interno del quadro puntillista anche gli integralismi, i nazionalismi, gli assolutismi che sono la negazione del quadro. Ma al mondo ci sono pensieri forti, economie in espansione, culture violente. Se voglio sognare devo immaginare un modo di affrontarle. Ci si può misurare anche consapevolmente con il pensiero antidemocratico; questo fa parte del funzionamento della democrazia e del sogno. La democrazia è abbastanza dura. L'ultima volta che è stata messa veramente alla prova, cinquanta anni fa, con metodi non proprio gentili, è venuta a capo del problema. Per restare a casa nostra, uomini come Umberto Terracini, Vittorio Foa, Ignazio Silone, persone anche molto diverse che hanno avuto in comune una speranza, hanno sognato contro ogni evidenza di venire a capo di una enorme violenza, generatrice di altra violenza, nata in una società democratica, nel senso di Tocqueville, cioè senza classe politica ascrittiva, e ne sono venuti a capo. Non bisogna includere nel sogno la fine dei pensieri forti e delle attività organizzate antidemocratiche e neppure la fine della necessità assoluta, della carenza materiale, della PirandelloCalafuria fra i pedanti e gli scocciati Ferdinando Taviani disuguaglianza atroce. Il sogno è che con i mezzi della democrazia, con la maggiore apertura, lo scambio, la comunicazione, la limitazione del numero, la comprensione del tempo (il lungo periodo non può entrare nell'economia, ma può entrare nell'etica), si possa trovare una via d'uscita. Se il mondo ricco, che non deve e non può insegnare virtù, ma ne ha bisogno, consuma più virtù di quanta non ne produca, può darsi che il mondo della scarsità produca virtù per sé e per gli altri, gente affilata contro il duro macigno del controllo di realtà, che può diventare evanescente in un sistema che perdona di più le sciocchezze. Purché si riesca a tenere a freno il ricorso alla violenza e la virtù non si trasformi in virtù militare. Ma forse è proprio questo che il libro ci dice; e il chiedere una trattazione più esplicita fa parte delle mie idiosincrasie di lettore. Non è ragionevole sognare di essere liberati dal male e dal limite della scarsità materiale assoluta, che non si manifesta in semplice surriscaldamento del mondo per eccesso di consumo energetico, ma alla vecchia maniera: la peste, la fame, la guerra, la morte. È ragionevole sognare di porre un limite ai quattro terribili cavalieri. Consapevoli sempre che almeno al quarto non si può porre freno: " ...ma più saggia .../meno inferma dell'uom/quanto le frali tue stirpi non credesti/o dal fato o da te fatte immortali". "bel volto di Antonietta [si andasse] adombrando". Antonietta è sua nonna, è la moglie di Luigi Pirandello. Sofferente, perse la testa e arrivò a fare della casa un inferno. Accusava d'incesto il marito e la figlia Lietta, la quale fu costretta ad allontanarsi e una volta tentò il suicidio. A diciannove anni possedeva già una pistola. Lietta è la madre di Maria Luisa. Maria Luisa Aguirre d'Amico non scrive da storica, ma da nipote: nipote scrittrice, beninteso, con una memoria da tramandare, ma che non finge distacco, ed ha semmai la spietatezza che si lega all'amore. Una sincerità laconica, parole nude e quasi frettolose, completamente prive di curiosità, un dolore di famiglia che non è mai tristezza e diventa stile. Sto parlando non solo dell'Album, ma anche di Vivere con Pirandello pubblicato da Mondadori nell' 89, dove di foto tranne quelle in sovracopertina non ce n'era neppure una; e dei brevi racconti di memoria Paesi lontani e Come si può, che Maria Luisa Aguirre d'Amico ha pubblicato da Selleria nell'83 e nell'86; e di quell'altro libriccino in cui ha edito alcuni frammenti autobiografici di suo zio Fausto, il pittore: Fausto Pirandello, Piccole impertinenze, Sellerio '87. È un peccato che gli editori siano differenti, perché sennò il recente Album Pirandello - uscito negli ultimi mesi del '92, Mondadori, "I Meridiani", saggio biografico e commento alle immagini di Maria Luisa Aguirre d'Amico, pp. 342, L. 45.000, 296 foto - avrebbero potuto metterlo assieme ali' Alfabeto pirandelliano che Leonardo Sciascia pubblicò nell'89 presso Adelphi appena appena sviluppando un fascicoletto quasi scherzoso composto per l' "Espresso", supplemento al numero del 6 luglio '86, anno dei festeggiamenti (cinquantenario della morte dello scrittore). Le foto dell'Album sono d'un bianco e nero bellissimo, mai oziose, spesso sorprendenti. Sceglierei fra tutte quella che a me pare crudele del banchetto del Nobel, nel '34, dove i commensali sono sovrastati da una statua di danzatrice nuda che par vera, lucida ed eccitante, col sesso bene in vista. Dei non più giovani signori che le stan sotto, Pirandello è l'unico accasciato (nella cerimonia del premio era invece ben dritto sulla schiena), quasi umiliato, nel glorioso consuntivo della vita, dall'immagine d'un paradiso che evidentemente non riuscì ad appartenergli mai. Disegno di Tullio Pericoli do Ritrattai rbitrari (Einaudi 1990) In questo tener stretto lo spirito di famiglia, in questo non profittarne per farne storia o romanzo o chiasso di memoria, c'è qualcosa di sorprendente. C'è un voler star piccoli e veri che è disistima, più che polemica, nei confronti dell'enfasi del Pirandello corrente. Ma "piccoli e veri" son parole mal scelte. Si tratta di salvaguardare la scintilla luminosa che fu Pirandello dall'angoscia. L'enfasi, infatti, è angoscia. . Il filo biografico che scorre fra le foto è molto ben scritto, ben intarsiato di citazioni, mosso. E alla fine, quand'è sul punto della morte, s'accende d'un' invenzione drammaturgica semplice eppure ardita in un genere letterario com'è questo, di servizio: scatta ali' indietro e ricapitola la vita famigliare, come in una cartella clinica da passare alle nuvole o agli angeli. Maria Luisa Aguirre d'Amico e Leonardo Sciascia furono di fatto già insieme nel '79, attorno a queste foto e a quella vita, in occasione di un libro pubblicato da Selleria, Album di famiglia di Luigi Pirandello, legato a una mostra allestita per Romolo Valli nel '76, seme dell' attuale album mondadoriano. "Le immagini che compongono questo album di famiglia- scriveva allora Sciascia - raccontano una lunga storia di violenze". E subito aggiungeva: "la raccontano perché è già stata raccontata, perché è già stata scritta". Citando queste parole Vincenzo Consolo apre la sua introduzione all'album de "I Meridiani". Anche Maria Luisa Aguirre d'Amico scrive di persone già scritte, d'una famiglia già raccontata. Allora, nel '79, notava come di foto in foto e d'anno in anno il In un unico volume, se qualcuno ce h mettesse, l'Album e l'Alfabeto sarebbero la più viva e divertente introduzione alla grandeavventura pirandelliana (che malgrado tutto è davvero grande) e sarebbero forse l'antidoto ottimo contro il pedantismo dei pirandellisti (che malgrado tutto son davvero tanti). C'è tedio attorno a Pirandello, altra facciadell' ininterrotto successo. Nei teatri abbonati lo si può tagliare con il coltello nel tempo fra l' eccitazione d'inizio spettacolo e i folti applausi di rito. E chi commercia teatro lo sa: per andar sul sicuro,
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