IL CONTESTO Si inventa un marchio e i produttori solo successivamente si accorgono delle potenzialità del marchio e vorrebbero usarlo. Perché il logo MAFIA ebbe più successo di altri, ad esempio "La Mano Nera", che per un certo tempo fu il nome alternativo della mafia italiana in America? L'espressione mancava di una qualsiasi base linguistica nel vocabolario o nella storia italiana. Vi è però una ragione più forte per spiegare l'insuccesso della denominazione "La Mano Nera". Essa era facile da copiare. Ci sono state parecchie "Mani Nere" e la ripetizione è stata dannosa per l'identità del nome. La Mano Nera potrebbe essere spagnola, italiana, sudamericana, o dell'Europa Orientale. Nomi e simboli possono perdere credibilità quando vi sono troppi concorrenti che cercano di aggiudicarseli. Invece, "mafia" e "cosa nostra", grazie alla loro particolare combinazione di vaghezza e precisione, sono difficili da copiare. Si possono usare in senso traslato, come in "la mafia accademica" o "la mafia cinese" ma queste trasposizioni non pretendono di far riferimento alla mafia "autentica". Non stai forse sostenendo che ilfenomeno mafia è stata creato dalla parola "mafia" ... ? Intendo dire che vi è un'offerta di cacao, o di protezione, indipendentemente dal marchio. Il marchio serve a dare identità ai produttori, a riconoscersi tra loro e a farsi riconoscere dagli altri. Le parole trasmettono informazioni su beni reali. Sono esse stesse parte dell'economia. Con un bene così sfuggente come la protezione, dove la reputazione conta moltissimo, la pubblicità e quindi le parole, i simboli, gli slogan, di conseguenza saranno importanti. In questo modo daresti una risposta al problema della centralizzazione o meno della mafia, del ruolo della "Commissione", altrimenti detta "Cupola". Direi di sì. Il fatto che gruppi diversi abbiano interesse a difendere e promuovere un marchio non significa automaticamente che siano un'entità centralizzata e unica. lo riesco a dar conto del fatto che abbiano tanti interessi in comune e che spesso e volentieri si prendano a pistolettate. La Cupola era una specie di forum in cui gli imprenditori più rilevanti di questo bene si incontravano e cercavano di rafforzare la loro immagine ali' esterno e di proteggere il marchio da penetrazioni di altre imprese che loro etichettavano come impostori, protettori non autentici; tutte le norme che la Cupola si è data erano volte a mantenere elevati gli standard di "qualità" dell'industria. È come se un gruppo di banchieri inglesi ogni tanto si incontrassero, dopo essersi fatti concorrenza tutto l'anno, e riconoscessero: "Noi abbiamo un interesse comune, quello di sostenere il buon nome di tutti i banchieri inglesi nel mondo, per cui dobbiamo investire una certa quantità di soldi in immagine, dobbiamo stabilire regole tali per cui chi opera come 'banchiere inglese' si asterrà dal fare certe azioni, non presterà soldi in modo scorretto ..." La Cupola non va vista come un consiglio di amministrazione di una impresa, ma come l'assemblea permanente dei capi di imprese di una stessa industria, che da una parte si fanno concorrenza, mentre dall'altra cercano di promuovere ciò che hanno in comune. Questa è una posizione originale nel panorama delle opinioni sull'argomento. Se capisco bene, il campo era diviso tra i fautori di una sorta di immagine "leninista" della mafia, con un unico centro, e i fautori della non-esistenza della mafia come insieme unitario; la mafia per quest'ultimi era costituita da una serie di particelle sparse. Fino a tempi molto recenti la seconda era l'opinione più diffusa. 14 Adesso, dopo il lavoro di Falcone, Borsellino e dei loro colleghi e grazie a ciò che hanno raccontato i pentiti, è diventato difficile credere che la mafia sia un universo incoerente in cui non c'è una coscienza colletti va, come la può avere l'industria automobilistica, per cui i produttori hanno un interesse a fare pressioni sui governi affinché si costruiscano più autostrade e meno ferrovie, hanno interesse a promuovere l'immagine dell'auto nel mondo, a organizzare corse di Formula Uno e così via. I vari produttori però continuano a farsi concorrenza. L'analisi del marchio è una chiave di volta della tua definizione di mafia. lo giungo a definire la mafia come quell'insieme di imprese che a) operano nell'industria della protezione sotto un marchio comune; b) si riconoscono vicendevolmente come fornitori di protezione "mafiosa" autentica; c) riescono a prevenire l'uso non autorizzato del marchio da parte di imprese "pirata". Fino a che punto la protezione fornita è protezione autentica o non invece "protezione dai protettori stessi"? Leopoldo Franchetti, in uno dei più importanti scritti di scienze sociali mai pubblicati in Italia e tristemente dimenticato, si occupò della difficile distinzione tra protezione effettiva ed estorsione, punto estremamente importante e delicato. Il fatto che vi sia coercizione, come il fatto che si sia costretti a pagare le tasse ad uno Stato legittimo, o a indossare la cintura di sicurezza, non significa che la cintura di sicurezza o le tasse pagate siano per ciò stesso sempre e in ogni caso inutili a noi. C'è stato un corto circuito tra l'idea di utilità e l'idea di coercizione. Questo ha spinto a pensare che il bene offerto dai mafiosi non sia un vero bene. Il mafioso può anche costringere a pagare il suo cliente, però se questi avrà bisogno del mafioso, non si tirerà indietro. Equivale a stipulare un'assicurazione. Nel momento in cui emerge un problema, quando la casa brucia oppure si ha un incidente d'auto, il cliente ricorre ali' assicurazione. Certo spesso ne avresti fatto a meno, ma non significa che non ti possa tornare utile ali' occasione. In molti altri casi non c'è neanche la coercizione, ma semplicemente l'interesse diretto a farsi proteggere in una varietà di circostanze. Quindi la vittima della mafia, in certe circostanze, non disdegna l'aiuto offerto. No, assolutamente no. Poiché la mafia è un male sociale, viene quasi naturale pensare che il bene che essa offre sia un bene fittizio, che sia pura estorsione. Equivarrebbe a constatare che l' automobile inquina l'aria e che circa 9.000 persone all'anno muoiono in incidenti stradali e concludere che l'automobile è un bene fittizio, che noi siamo vittime di una grande estorsione quando ne acquistiamo una. È chiaro a tutti che nelle condizioni di equilibrio in cui siamo, la macchina è utile, o che ciascun individuo che compra un'autovettura la ritiene tale. Il fatto che vi siano seri inconvenienti a comprare la protezione dei mafiosi - così come vi sono seri inconvenienti a comprare l'automobile, non significa che l'automobile e la protezione siano sempre sistematicamente inutili. Il vero problema è che la protezione mafiosa rimane privata, non diviene mai "generale ed astratta"; non si fonda su principi universali, erga omnes, in base ai quali tptti sono uguali di fronte alla protezione. La protezione mafiosa si fonda su principi di convenienza di mercato come qualsiasi altro bene. Infatti la mafia andrebbe paragonata non allo Stato, come spesso si fa, ma a un'industria. La protezione però è un bene importantissimo: se diventa negoziabile, contrattabile, anche tutti gli altri beni diventano negoziabili e contrattabili. Si sviluppa un mercato per i beni sbagliati, i quali non dovrebbero mai essere soggetti a libere
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