IL CONTESTO di secolo; e quanti sentono quel bisogno si trovano a fare i conti anche con l'antisemitismo, per assumerlo o per negarlo. La giudeofobia è una delle poche tradizioni che possa competere in antichità con l'ebraismo stesso. In quanto tradizione, è trasmessa di generazione in generazione, e tuttavia in ogni generazione è reinventata, attualizzata e giustificata secondo i parametri del!' epoca e del contesto. Come ogni tradizione si ripete rinnovandosi, di volta in volta. Anche la xenofobia si ripete di generazione in generazione, ma per lopiù la sua ispirazione è empirica; essa risponde a dei dati di fatto, cioè alla presenza e al contatto con estranei; si ripete in quanto si ripetono le sue cause empiriche. Schematicamente: per la xenofobia, l'ispirazione è nel dato di fatto e solo a "posteriori" essa trova le sue sistemazioni ideologiche e tradizionali; per la giudeofobia è l'inverso: la sua ispirazione è nella tradizione, e solo a posteriori essa trova nei dati di fatto (veri o presunti) le sue conferme e la sua attualità. Lo xenofobo parte dal disagio datogli da nuove presenze reali, e poi dà forma e ragione a quel disagio; l'antisemita parte da stereotipi tradizionali sugli ebrei, e se poi viene a sapere, ad esempio; della presenza reale di un ebreo in un consiglio di amministrazione ritiene questo fatto una dimostrazione razionale di quanto già "sapeva" circa il "potere ebraico nel mondo". Tant'è vero che la xenofobia in genere non si manifesta in assenza di stranieri; mentre l'antisemitismo alligna anche dove gli ebrei non ci sono o sono una minoranza esigua: è il caso della Polonia, della Germania e anche dell'Italia. 4. Nel corso del XIX secolo, quando furono codificati come dottrine "scientifiche" moderne, razzismo e antisemitismo si volgevano verso due versanti: il razzismo era la giustificazione dell'invasione e dello sfruttamento coloniale di popoli "inferiori"; l'antisemitismo esprimeva invece l'idea che con la secolarizzazione e l'emancipazione degli ebrei un potere estraneo si fosse attivato all'interno stesso del tessuto sociale, che gli ebrei liberati dall'interdetto invadessero i gangli vitali della società come una metastasi ostile e vendicativa. Il razzismo giustificava l'espropriazione e lo sfruttamento degli altri; l'antisemitismo dava una "spiegazione" al senso di essere espropriati e sfruttati, cosa per altro reale, ma nel quadro capitalistico. Il razzismo Foto di RomanVishniac (1936, da Un mondo scomparso, edizioni e/ o). 10 giustificava l'invadere e il colonizzare; l'antisemitismo lamentava l'essere invasi e colonizzati. Nelle condizioni di oggi, di immigrazione, la percezione dominante è quella di essere invasi. In questo senso, la tradizione antisemita e le pulsioni xenofobe si sono avvicinate. Ora il vittimismo, che è carattere peculiare dell'antisemita che si proclama minacciato dall'invadenza ebraica, è anche carattere peculiare della xenofobia che reagisce all'invadenza migratoria. L'interdipendenza tra le regioni del mondo ha raggiunto un grado tale, che si parla di governi e di sistemi giuridici mondiali. Ma l'interdipendenza non è una dimensione lontana dall'esperienza quotidiana delle persone: l'immigrazione è una delle materializzazioni più visibili dell'interdipendenza tra povertà e ricchezza a scala mondiale. Il cambiamento del paesaggio umano nelle nostre città ci parla ogni giorno del!' interdipendenza, delle mescolanze che induce, dell'evanescenza dei confini. Lo spazio dilatato dell'interdipendenza ci trasmette la sensazione di perdere il controllo dello spazio; e una risposta reattiva è appunto nella riproposizione di confini, regionali, etnici, razziali, anche se il razzismo a sfondo biologico ha lasciato per ora il campo al razzismo "differenzialistico" tra culture. I confini diventano più interni, tra gruppi umani e tra comunità distinte, e l'antisemitismo è il prototipo dei confini verso l' "estraneo interno", tra maggioranza e minoranza antropologica, tra norma e devianza culturale. 5. Riassumiamo ora i motivi per cui varrebbe la pena essere antisemiti oggi: - l'antisemitismo risponde a suo modo alla carenza e al bisogno di simbolizzazione, di figurazione sintetica del mondo; - risponde al bisogno di tradizione, di radici dell'identità sprofondate nella storia e nel mito; -essendo insieme tradizione locale e tradizione dell'Europa cristiana, è insieme "etnico" ed "europeista"; -risponde al bisogno di comprendere la storia, in un periodo in cui è particolarmente difficile conoscerla: 1'ebreo come potere causale, come l'incarnazione antropomorfa dell'interdipendenza "mondialista"; - risponde alla sensazione di essere invasi, compenetrati dall'altro: l'ebreo è paradigma di ogni intrusione; - poiché configura l'ebreo come potere invadente, esalta il vittimismo e l'autocommiserazione, che giustifica e dà sollievo alla frustrazione individuale e sociale; - poiché configura l'ebreo come usura che espropria, dà forza antropomorfa e simbolica al senso di espropriazione politica ed economica che la crisi economica e istituzionale diffonde in Europa. Comunque, non possiamo valutare il pericolo solo su scala locale e nazionale. L'accentuarsi dell'antisemitismo a Est ha una influenz.a ad Ovest. 6. Quale rapporto potremmo ipotizzare oggi tra xenofobia e antisemitismo? Parafrasand~ Mao, potremmo forse dire: la xenofobia come base e l'antisemitismo come fattore di guida. In questo senso: che la reazione xenofoba al mutamento demografico difetta di simbolizzazione, stenta a farsi dottrina, e l'antisemitismo le può fornire il codice simbolico dell'esclusione, del confine
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