per scrivere dimostrino di capire. Il loro progetto è esplicito: conquistare la rappresentanza di quell'area di scontento, ottenere la mobilitazione di chi "ancora non sa" di essere fascista. Lo scopo sembra quello di creare e consolidare un nuovo movimento di destra radicale, considerato probabilmente strada obbligata per progetti di maggiore ambizione. Si considerano "rivoluzionari" e coerentemente ricercano l' "egemonia" su un'area politica inquieta. Ma la maggior parte dell'azione si svolge nel terreno dei mass-media. Non mancano i precedenti: ogni regime totalitario ha usato i mezzi di comunicazione per consolidare il proprio potere. Quello che invece preoccupa è l'accettazione del gioco in modo quasi passivo da parte degli operatori del!' informazione. Personalmente ho l' impressione che la stessa ripresa di manifestazioni antisemite più che l'espressione di reali sentimenti contro la comunità ebraica sia una mossa strumentale: il ricorso ai pregiudizi più scandalosi come strada più breve verso i titoli di giornale. Tutto questo in un contesto nel quale la concorrenza per lo scoop e la dipendenza dai titoli "drogati" rischiano di avere la stessa funzione del Minculpop o dei commissari politici di altre esperienze storiche. Nel 1976 fu il lavoro dei quotidiani popolari inglesi a spianare la strada al National Front per la conquista del suo massimo successo, fiancheggiato dall' "ala dura" del movimento skinhead. Anche in quell'occasione lo spunto fu una mobilitazione razzista, contro un piccolo gruppo di rifugiati del Malawi accolti sulla terra di Sua Maestà. Nei titoli dei tabloid diventarono un'ondata interminabile, pronta a invadere gli hotel di lusso e a minacciare le casse statali in modo considerevole. Al grido di "If they are black, send them back", il National Front cavalcq la protesta e alle successive elezioni locali raggiunse percentuali mai sognate con oltre 250 mila voti. Un riscontro più modesto dell'effetto di imitazione lo danno episodi nostrani. Uno per tutti: l'importatore degli scarponi "Doc Marten' s" - un oggetto di culto per gli skinhead- ha registrato il triplicarsi delle richieste dopo la partecipazione di alcune teste rasate a un popolare talk-show. Lo spirito di contraddizione verso la società, la ricerca adolescenziale di non-omologazione avevano superato ogni previsione dei programmisti, nonostante l'intenzione di questi ultimi fosse "dimostrare l'inconsistenza ideologiIL CONTESTO ca e la natura violenta" degli ospiti. S'intende: non mancano voci equilibrate sui giornali o in tv, la cui utilità come strumenti di comprensione è fuori discussione. Però, nel complesso, il modo di trattare gli episodi di violenza legati amilitanti dell'estrema destra potrebbe facilitare il compito dei gruppuscoli, favorendone la trasformazione in rappresentanti di un'area significativa. Se ogni episodio di razzismo, in un paese ancora impreparato al suo futuro multiculturale, viene targato politicamente, il risultato è scontato. Il disagio sociale si colora, il pregiudizio si organizza, il razzismo diventa operativo politicamente, in breve: il paese rischia uno spostamento verso destra. Oggi non sembra proponibile l'invito al silenzio stampa che Marshall McLuhan fece ai giornali italiani durante gli anni di piombo, perché ignorassero le gesta delle Brigate Rosse per cancellarle dalla percezione collettiva, quindi dalla realtà. Ma non è fuori luogo chiedere un'informazione più consapevole. Tanto più di fronte a un mostro che si nutre delle grida di chi l'ha evocato. La giusta repressione dei comportamenti (i pregiudizi non sono perseguibili per legge) inammissibili per il nostro ordinamento è in atto. La legislazione penale offre numerosi strumenti, altri sono allo studio (anche se nessuno prevede interventi sociali di prevenzione, che invece in Germania fanno parte delle misure antinaziste). In ogni caso l'allarme è stato dato: ripetendolo troppo spesso perde senso ed efficacia. La mobilitazione antifascista - assolutamente positiva quando si concretizza in interventi educativi - non deve trasformarsi in un comodo pretesto per continuare ad amplificare in modo distorto gli atti di razzismo, con l'unico scopo di attirare l'interesse di lettori e spettatori. Anche le similitudini con la situazione tedesca possono essere inadeguate, se utilizzate per accentuare l'urgenza del caso italiano: il parallelo è scorretto per la storia dei due paesi, per il diverso carico di immigrazione, per le differenti situazioni economico sociali. Continuare a gridare al lupo per fare audience, insomma, non solo è fuorviante ma potrebbe davvero facilitare il lavoro ai lupetti nostrani, per ora ancora pochi e con zanne spuntate. Disegno di Michele Valdivia. _)"'- ~ ( ~'-<- 1-1;0 l'~LO<.dlÌO ~E t-!CMO~0 E ~j,lO,,_HiO ~,J • f\J..i:.i..,~ it.; -:..L.:i=. ~v
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