SIMONE WEIL: INDIVIDUO E SOCIETA Giancarlo Gaeta "Il Bene è ciò che ogni anima cerca, ciò per cui agisce in tutte le sue azioni, presentendo che esso è qualcosa (di reale), ma nell'incertezza e nell'incapacità di cogliere sufficientemente ciò che esso è" (Platone, Repubblica, 505 e, in Quaderni Ill, p. 201). Questo mio intervento non vuole essere un contributo critico allo studio del pensiero sociale e politico di Simone Weil; è molto più semplicemente un tentativo di cogliere il carattere specifico di questo pensiero, e di porre al centro dell'attenzione, mia innanzitutto, il suo significato per noi; un significato altamente problematico di cui, mi sembra, dovremmo farci carico. Mi si consenta allora di non prendere le distanze da questo pensiero, ma di riferirlo così come l'ho capito, o meglio così come esso è risuonato in me grazie a una consuetudine forse eccessiva, ma che tuttora mi sembra indispensabile ali' elaborazione di un pensiero politico radicalmente rinnovato. 1. L'impegno politico. Muovo così da una convinzione forse per molti sorprendente, ma per me di tutta evidenza, e cioè che l'esperienza politica ha segnato tutto il pensiero di Simone Weil, che è essenzialmente quello della politica il terreno d'elezione a partire dal quale essa ha sviluppato la sua riflessione. Una scelta questa, un destino, simile a quello di molti altri intellettuali della sua generazione; e tuttavia con tratti distintivi forti, che è indispensabile mettere bene in luce per uscire dai molti luoghi comuni, dai molti equivoci, voluti o no, accumulati sulla sua figura in questi cinquant'anni. Si trattò infatti di una scelta prerazionale, legata immediatamente alla sensibilità: sin da ragazza si sente coinvolta nella sventura di uomini e popoli del passato, si dichiara bolscevica, prova vergogna per il trattato di Versailles, preferisce "naturalmente" gli operai ai borghesi perché. li trova "più belli". Voglio dire che all'inizio non c'è una intellettuale borghese che lentamente, e per lo più in età matura, prende coscienza della cosa sociale e compie la propria scelta politica, s'impegna, si mette al servizio di una causa, per usare espressioni tipiche dell'epoca. L' engagement politico di Simone Weil è in certo senso prepolitico, è un modo istintivo, "naturale", dice lei, di sentire la condizione umana sotto l'aspetto sociale. Questo non per togliere rilievo biografico alla sua formazione intellettuale, al magistero di Alain in particolare, ma per dire che è insufficiente partire di qui per svolgere il percorso di questa esistenza. Dunque, Simone Weil non fu una intellettuale prestata alla politica, e da questa rimasta rapidamente delusa, e quindi spinta ad una revisione critica delle sue posizioni ideologiche fino ad un esito "religioso", inteso a sanare le sue precedenti contraddizioni. Al contrario, lo sviluppo della sua ricerca intellettuale, ivi compresi gli esiti più sorprendenti, riflette la sua esigenza costante di porre in piena luce la contraddizione insita nella condizione sociale dell'uomo; e quindi di individuare i mezzi politici non certo per s~p_erarl~ma per agire al suo interno, in modo da garantire all'ind1v1du_1o1massimo possibile di libertà e di giustizia. Dunque, non una esigenza puramente teoretica, ma eminentemente pratica. Sono le contraddizioni insite nell'esistenza, e in particolare nell' esistenza soci~e, a generare il suo pensiero al fine di renderle pienamente presenti allo spirito, e quindi di determinare un'azione cosciente. . Così, ~a un punto di vista strettamente biografico, se per biografia s1 intende la ricerca in una vita innanzitutto della sua contraddizione essenziale e quindi delle strategie messe in atto per farvi fronte -, da questo punto di vista mi sembra si possa dire senz'altro che per Simone Weil il luogo di tale contraddizione fu la politica, il "che cos'è" della politica e il suo "che fare". Ma se fu così è del tutto fuorviante cercare la contraddizione direttamente nella sua vita e nel suo pensiero, dal momento che questa le è esterna, è nelle cose, è nella condizione umana in generale e nella situazione storica in specifico; è di qui che in concreto si genera per lei. la contraddizione, una contraddizione a cui essa ha finito con l'aderire con tutta se stessa, al punto da rendere difficile la distinzione. Il dramma personale di Simone Weil fu nell'impossibilità di prendere le distanze dalla contraddizione, di viverla come esterna a se stessa quanto basta per conservare quella riserva di energie vitali che consentono a tutti noi di vivere, malgrado le tragedie pubbliche e le sventure private. In altri termini, essa fu nell'impossibilità di mentirsi. Questo è il dato biografico; sul quale ci si può esercitare a piacimento, ma senza dimenticare che, proprio perché fu nell' impossibilità di mentirsi, dovette dire la verità, la verità come le appariva di fronte, riguardata in tutti i spoi aspetti e riferita nuda e cruda. C'è qualcosa di straziante in quell'ultima lettera inviata ai genitori pochi giorni prima della morte, quando paragona se stessa ai folli shakespeariani; gli unici personaggi abilitati dalla società a dire la verità: "L'apice del tragico è che poiché i folli non hanno né titolo di professore né titolo di vescovo, e poiché nessuno è disposto ad accordare alle loro parola qualche attenzione, la loro espressione
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