NESKHlMODfRNE .::?->- ~ RODA ...,.;-_., OIWA.HI __;..~, fARSI XOUFIANCl{N UAZA "•j~\ MAGHRE81 '-}~ J[U DIWANI kOtlfl ~F=' XOOFIMOOUINE "'!.i.,.~j "Tutti gli uomini nascono liberi e uguali", la prima frase della carta dei diritti dell'uomo scritta in dodici stili differenti (da 'Grafica", n.3, 1987). creole (basate sull'inglese, il francese e l'olandese) così come a quello dell'inglese dei Neri degli Stati Uniti. In certi casi tuttavia succede il contrario: i conquistatori adottano la lingua del paese conquistato, soprattutto quando si tratta di nazioni guerriere, la cui cultura manca delle qualità e particolarità proprie delle nazioni aventi una civiltà metropolitana nella quale si fa gran conto della tradizione letteraria, che invadono un'altra nazione la cui cultura possiede quelle qualità. Tutti quelli che hanno invaso la Cina- solitamente poolazioni di ceppo mongolo, turco o tunguso - hanno adottato la lingua e la cultura cinesi, anche se alcuni, come i Manchù tungusi, hanno mantenuto artificialmente in vita la propria lingua, almeno quella scritta. Gruppi di conquistatori vichinghi hanno adottato il francese; altri, penetrati in quella che è oggi la Russia occidentale, hanno adottato la lingua slava locale sostituendola alla propria. I Sumeri, dotati di una cultura e di una civiltà molto progredite e inventori della scrittura cuneiforme che si è poi rapidamente diffusa in tutto l'antico Medio Oriente, ~onoalla :fin(;s!t;i~(c;onguistati dagli Accadi, i quali però hanno pet lungo rempo ùsattna lingua sumera in varie occasioni, rituali o meno. Le nazioni che hanno colonizzato regioni popolate da locutori di altre lingue, per lo più indigene, non hanno in genere imposto la propria lingua alle popolazioni locali, ma hanno manifestato la tendenza a utilizzare una o più di quelle lingue locali per comunicare con le popolazioni assoggettate, e avere i mezzi per amministrarle e dirigerle. Le lingue così utilizzate guadagnavano in prestigio, diventando linguaefrancae largamente diffuse, ma SCIENZA/WURM sostituendo raramente le lingue locali. Ne sono esempi l'indostano del subcontinente indiano, lo swahili dell'Africa orientale, come pure il malese delle Indie orientali olandesi. Alcune potenze coloniali come la Francia, la Spagna, il Portogallo e l'Italia hanno dato più importanza alla diffusione della propria lingua fra le popolazioni locali delle loro colonie, che non gli inglesi, i tedeschi o gli olandesi. Per concludere questa parte, potremmo attirare l'attenzione sul fatto che questi tre tipi di influenza, economica, culturale e politica, possono essere a volte presenti contemporaneamente seppure con diverso peso. Così inUrss si incoraggia ufficialmente il mantenimento delle piccole lingue locali. Servono in molti casi per l'istruzione primaria, le pubblicazioni scolastiche o di utilità generale, ecc. Ma, in risposta alla pressione culturale e politica che mira alla generale russificazione, le giovani generazioni adottano sempre più il russo come unico mezzo di progresso sul piano economico. Solo recentemente un inizio di rivolta contro questo fenomeno si è manifestato tra i locutori di queste lingue minori: è il risultato del sentimento sempre più forte della propria· identità, che si esprime attraverso la lingua, alla luce del cambiamento della situazione in Urss. Sotto certi aspetti è quanto avviene in Cina. Forze che agiscono contro la perdita e la morte delle lingue Mentre quanto detto finora dà una cupa immagine sulla sorte di tante lingue destinate alla morte e all'estinzione, molte forze lottano intensamente contro questa distruzione e spesso assicurano la sopravvivenza di lingue che, come abbiamo detto, sembravano condannate. Una di queste forze è l'eventuale utilizzo di una lingua condannata all'estinzione come lingua segreta in situazioni in cui i locutori si trovino sottoposti a una forte pressione, politica o di altro tipo, da parte dei portatori di una cultura più forte, o di invasori, conquistatori, colonizzatori, ecc. L'autore di queste righe ha scoperto che certe lingue aborigene del sud-est dell' Australia, che si credevano pressoché scomparse fin dagli anni Cinquanta, erano ancora utilizzate (almeno in forma rudimentale) come linguaggio segreto per nascondere le azioni e le intenzione dei loro locutori alla polizia (considerata il nemico per eccellenza perché incaricata di far rispettare le severe leggi che proibiscono alla maggior parte degli aborigeni il consumo di alcol). L'arte di trar vantaggio dalla capacità di parlare una lingua che gli oppressori non capiscono, serve anche a consolidare, presso chi si trova in una condizione di inferiorità, il sentimento della propria digajtà. È il ruolo giocato dal gaelico e dal gallese in Gran Bretàg11a-; ti da molte altre lingue di popoli che stanno perdendo la battaglia culturale che minaccia d'estinzione la loro lingua. Ed è facile vedere la lingua di un popolo oppresso, o che si co~sidera tale trasformarsi nel simbolo sotto cui si raccoglie un movunento polÙico o culturale. II Movimento della Papuasia Indipendente della Papuasia-Nuova Guinea degli anni Settanta e Ottanta aveva come lingua di rivolta ilpolice motu (oggi chiamato hiri motu); con i suoi duecentomila locutori ha resistito all'assalto del tokpisin che contava allora più di due milioni di locutori e serviva come 67
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