sono diventati quasi monolingui in russo o cinese, ed hanno abbandonato la lingua materna che è quindi in via d'estinzione. Viene usata solo in conversazioni private, in casa, fra vecchi, o per raccontare delle storie a un uditorio di persone anziane, o ancora come lingua di lavoro in un gruppo di vecchi. Si tratta, ad esempio, in Russia dell' ougro khanti (Ostyak:)e del mansi (Vogul); di certe lingue dei Tungusi come il nanay (Goldi) e l'udego; di lingue · paleo-siberiane come l' itel 'meny (dei Camciadali) e altre; in Cina sono in via di estinzione il she deiMiao-yao (e al di fuori della Cina continentale, a Taiwan, molte lingue austronesiane del gruppo linguistico di Formosa), molti dialetti dei Tungusi, il tujia tibetobirmano e il gelao austro-thai (Daic). Sotto quest'aspetto la lingua irlandese è un caso speciale. Non si usa più come linguaggio quotidiano nelia maggior parte dell'Irlanda: è stata sostituita dall'inglese e resta viva artificialmente grazie all'insegnamento introdotto nella scuola e all'utilizzo quasi rituale in certe circostanze della vita politica. Gli Irlandesi hanno un forte senso di identità e nel loro caso, come in altri, il simbolo di questa identità è diventata la lingua tradizionale. Il simbolo linguistico di questa identità è passato dalla lingua stessa a un inglese pronunciato con forte accento irlandese, a discapito della tradizionale lingua celtica che, per la maggior parte degli Irlandesi, non è più un simbolo della loro identità. Recentemente tuttavia è avvenuta un'inversione di tendenza e molti elementi della giovane generazione irlandese cominciano a provare una certa fierezza nel parlare la lingua gaelica irlandese. Dal canto loro i Gallesi, o la maggior parte di essi, considerano la lingua celtica gallese un simbolo della loro identità; mentre nel passato essa era stata ufficialmente relegata a un rango inferiore rispetto all'inglese, oggi non è più così. Ma questa lingua perde terreno anche per ragioni economiche e a causa del gran numero di Inglesi che sono venuti a stabilirsi nel Galles, aggravando il conflitto culturale. Per C: un tipico esempio di tale fenomeno è la potente influenza esercitata dall'arabo, come lingua della cultura e della religione islamiche, sulle lingue dei popoli sottoposti all'influenza islamica e convertiti all'Islam. Il turco, il persiano, lo swahili e alcune lingue turche dell'Asia centrale come l' uzbeco sono ottimi esempi di una influenza che non colpisce solamente il vocabolario ma anche in parte la struttura, soprattutto nel caso del turco e del persiano. La raffinatissima civiltà persiana ha molto arricchito la lingua persiana e, attraverso l'arabo, ha grandemente influenzato il turco. Le influenze congiunte del persiano e del1' arabo su un dialetto hindi hanno condotto allo sviluppo del1' urdu il quale, benché derivi ancora linguisticamente dall'hindi - tranne per ciò che concerne un vocabolario sostanzialmente alterato e un certo numero di particolarità grammaticali arabe e persiane - non è più completamente intelleggibile a coloro che parlano l'hindi tradizionale. In maniera caratteristica, più ci si allontana geograficamente dal centro religioso e culturale dell'Islam dove la popolazione è di lingua araba, più diminuisce l'influenza dell'arabo sulle lingue delle lontane popolazioni convertite all'Islam: è quanto si nota ad esempio col malese. Il sanscrito e il prakrit, in quanto mezzi di espressione dell'induismo e del buddismo, hanno esercitato una grande influenza sul vocabolario dei locutori convertiti a quelle religioni, soprattutto nel caso delle lingue scritte e "nobili" come il tibetano, il thai e, in minore misura, l'antico giavanese. Tuttavia le rispettive strutture sono rimaste largamente impermeabili a questa influenza. SCIINZA/WURM Più di recente il russo, in quanto lingua di una civiltà urbana e di una cultura dominante (e anche in parte per ragioni politiche), ha esercitato una grande influenza su un buon numero di lingue dell'Unione sovietica, soprattutto su· quelle precedentemente sprovviste di un sistema di scrittura e di tradizioni letterarie e storiche, come la maggior parte delle popolazioni della Siberia. In uno di questi casi, quello del dialetto aleutino parlato nell'isola di Mednyj, in seguito all'influenza di questa lingua alcune desinenze verbali estremamente complesse sono state sostituite da altre derivate dal russo (Vak:htin e Golovko, 1987). Per D: molte lingue indigene della Nuova Guinea, in particolare quelle dei Papua, rientrano in questa categoria; è soprattutto il caso delle lingue che hanno, o hanno avuto, complessi sistemi di classi di nomi corrispondenti alla tradizionale visione del mondo dei loro locutori, visione che sottintende il loro modo di suddividere in categorie l'ambiente materiale e spirituale, quale essi lo concepiscono e lo osservano. Quando la cultura tradizionale dei locutori scompare completamente o quasi in seguito a uno choc culturale, e la loro visione del mondo viene sostituita da quella dei locutori culturalmente più aggressivi - o più frequentemente da una forma rudimentale e modificata di quest'ultima- , la base del sistema di classificazione dei nomi sparisce e quest'ultimo cessa in parte o completamente di essere utilizzato, prima di cadere definiti~amente nell'oblio insieme alle caratteristiche grammaticali che lo accompagnano. Un missionario cattolico, ad esempio, ha redatto un rapporto sul complesso sistema di classificazione dei nomi della lingua buna, nel nord di quella che è oggi la provincia orientale Sepik della Papua Nuova Guinea (Kirschbaum, 1926). Questo sistema comprendeva dodici categorie, con fenomeni di concordanza molto complicati. Alcuni locutori del buna, a tutt'oggi viventi, non serbano ricordo di un sistema di classificazione dei nomi nella propria lingua, né dell'utilizzo che avrebbero potuto fame i genitori o i nonni. È così anche per altre lingue papua (Wurm, 1986). Un sistema molto complesso di classificazione dei nomi, con fenomeni di concordanza nella frase nominativa, della lingua ayiwo dell'arcipelago di Santa Cruz, nell'estremità orientale della catena delle isole Salomone, in questi ultimi anni si è a poco a poco alterato (Wurm, di prossima pubblicazione); ma, la comparsa di una forte spinta vivificatrice fra i locutori dell' ayiwo ha permesso di arrestarne il declino e addirittura di invertire parzialmente la tendenza, grazie ad alcuni vecchissimi locutori che ricordano certe particolarità e anche di un sistema ancora più complesso di classificazione dei nomi e di caratteristiche di concordanza che travalicano il gruppo nominale (Wurm, di prossima pubblicazione). . Un'ulteriore conseguenza della perdita parziale o completa d1 una cultura tradizionale e di una visione del mondo di un popolo e della sua sostituzione con un'altra, si manifesta nella semplificazione delle forme verbali legate a concetti radicati nella cultura tradizionale. Così, nella lingua kiwai della provincia occidentale della Nuova Guinea papua, si trovano forme verbali molto co~- plesse nelle quali il numero può assumere quattro dive~seforme: il soggetto che compie l'azione e le persone che la sub1sco_nosono indicate diversamente secondo un processo che parte dal smgolare e va verso il non-singolare, passando poi in qu~lla stessa ~01111 verbale a una indicazione più precisa del non-smgolare (cioè il duale, triale o plurale completo). Esistono anche molte ~onne verbali per indicare i tempi (Ray, 1932; Wurm, 1973). Nellalmgua
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