LA MORTEDELLELINGUE CAUSE E CIRCOSTANZE Stephen A. Wurm traduzione di Pinuccia Ferrari StephenAdolphWurm è nato a Budapest e si è laureato in filosofia a Vienna. È capo del dipartimento di linguistica dell'università nazionale australiana e ha fondato nel 1961 la collana "Pacific Linguistics", che ha ' raggiunto i 400 titoli. Sta lavorando a un Atlante di comunicazione interculturale nel Pacifico e a un Atlante linguistico della Corea. È autore di più di duecento articoli e saggi sulla linguistica del Pacifico e dell'Asia. Il testo che segue è apparso nel n. 153di "Diogène", gennaio-marzo 1991. Premessa Sappiamo che nel mondo esistono, o sono esistite, ben più di cinquemila lingue, ma fra esse sono centinaia quelle che non vengono più usate da singoli individui o da comunità linguistiche. Alcune, come il latino, il greco antico, lo slavone e altre, conducono un'esistenza sempre più circoscritta, come i monumenti venerati del passato che ancor oggi giocano un ruolo ridotto e specializzato; nella maggior parte dei casi interessano solo piccoli gruppi di linguisti, storici e altri specialisti che hanno gli occhi rivolti al passato. Molte lingue si sono estinte senza che si sia riusciti a conoscerle nei dettagli, e di esse restano a nostra disposizione, per darci un'idea di ciò che potevano essere, informazioni frammentarie, scritte o segnalate da coloro che le hanno parlate o le hanno osservate centinaia o anche migliaia di anni fa. Altre sono completamente scomparse senza che sia rimasta la minima informazione sulla loro natura: rimangono i loro nomi citati nei documenti storici e, talvolta, qualche annotazione scritta tanto tempo fa e risparmiata dal tempo, che ci dà un'idea delle particolari caratteristiche di questa o quella lingua e dei suoi fruitori. Moltissime altre lingue, certamente più numerose di quelle lingue morte di cui conosciamo qualche brandello, sono sparite senza lasciare traccia. La scomparsa delle lingue continua anche oggi e nel corso degli ultimi duecento anni si è accelerata. In quest'ultimo periodo, nei vari continenti - soprattutto in America e in Australia - , centinaia di lingue, soprattutto lingue indigeni, hanno cessato di esistere, e per centi1-1aiadi altre è prevista la medesima sorte. Motivi e scomparsa e della morte delle lingue Quali sono dunque le ragioni della scomparsa e della morte su così vasta scala delle lingue? Morte di tutti i fruitori Una delle ragioni principali, quella che nel passato ha avuto il ruolo fondamentale, è il tasso di mortalità di una comunità di fruitori, sia a causa di azioni violente come la guerra o il genocidio, o di malattie epidemiche come quelle che colpirono le popolazioni indigene nel corso degli ultimi due secoli in seguito ai primi contatti con gli Europei; o per catastrofi naturali, come le disastrose carestie provocate da grandi siccità, violente inondazioni, eruzioni vulcaniche ecc. Cambiamenti nell'ecologia delle lingue Meno violenti, ma con conseguenze potenzialmente molto gravi per certe lingue, sono i fenomeni classificati sotto l'elenco dei cambiamenti intervenuti nell'ecologia delle lingue in questione. Si può fare un parallelo, infatti, fra la sparizione delle lingue e quella delle specie animali e vegetali in rapporto alle circostanze della loro decimazione ed eventuale estinzione: l'estinzione dovuta alla violenza o alle catastrofi è in entrambi i casi dello stesso ordine. Ma 62 lo stesso capita per i cambiamenti intervenuti nell'ecologia: un animale o una pianta perdono la voglia di vivere e la capacità di sopravvivere se il loro habitat si riduce o si altera in modo radicale, o, ancora, se in esso si introduce un'altra specie, sotto certi aspetti più potente, e con la quale non potranno rivaleggiare con successo. L'introduzione di animali predatori, quali cani e gatti, in regioni la cui fauna locale sia sprovvista di difese naturali contro questo genere di aggressioni, è un esempio ben conosciuto del secondo fenomeno; e la trasformazione di terre vergini in terreni agricoli un esempio del primo. In ambedue i casi si giunge a una sensibile diminuzione del numero di animali o di piante autoctone, tale da raggiungere il livello minimo necessario alla loro sopravvivenza e riproduzione. Questi esempi valgono anche per le lingue: i cambiamenti nell'ambiente significano che i quadri culturali e sociali entro i quali una lingua funzionava da molto tempo, sono stati sostituiti da altri, completamente nuovi e diversi, in seguito a un contatto e a uno choc culturali irresistibili, che generano l'incapacità della lingua tradizionale ad esprimersi nella nuova cultura. La pianta o l'animale pericolosi introdotti improvvisamente si possono paragonareall' atteggiamento negativo e distruttivo verso la lingua tradizionale dei portatori di quella nuova cultura e dei fruitori della lingua che vi corrisponde. Si tratta di un fenomeno ben conosciuto, illustrato ad esempio, al tempo delle conquiste coloniali, dall'atteggiamento dei colonizzatori, convinti che le lingue indigene non siano veramente delle lingue ma solo dei gerghi, dei "dialetti", che non possono servire nemmeno ad esprimere i più semplici concetti, dato che sono solo una successione di grugniti animaleschi, e che la loro comprensione richiede l'uso di un'ampia gesticolazione, ecc. È interessante notare come, fino ad un'epoca molto recente, si pensasse che la natura fosse in grado di difendersi da sola; nessuno pensava alle disastrose conseguenze dell'intervento umano. Ora abbiamo capito che la natura non è in grado di autodifendersi contro il massiccio intervento dell'uomo e i cambiamenti ecologici che ne derivano; di recente si è sentita la necessità di una gestione delle risorse naturali basata su una conoscenza più dettagliata e approfondita della natura, per evitare di danneggiarla definitivamente o per tentare di diminuire o porre riparo, se è ancora possibile, al male già fatto. Curiosamente è un gruppo di individui di cui si è spesso denunciata l'azione nefasta contro gli animali selvaggi, quello dei cacciatori - coloro che cacciano per divertimento-, che ha intravisto per primo la necessità di amministrare e salvaguardare la selvaggina affinché non venga a mancare; e questo ben prima che coloro che si occupano dello sfruttamento delle altre risorse naturali (legname pregiato, funghi, ecc.) arrivassero a capire che per continuare a disporne bisogna gestirle correttamente. Allo stesso modo si è arrivati a capire che, per sopravvivere, molte lingue devono essere oggetto di una specie di gestione, di pianificazione, assolutamente essenziali. La maggioranza dei linguisti hanno a lungo ignorato questo aspetto dello studio delle lingue, ed è da quando cr si interessa non solo della natura delle lingue, ma anche del loro ambiente, della loro funzione e del loro ruolo nella società e nella cultura, che se ne è colta l'importanza. Talvolta la scomparsa di una lingua è dovuta a cambiamenti che avvengono non tanto nell'ecologia di quella stessa lingua, quanto nell'ecologia della vita del linguaggio di una piccola
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