Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

Foto di Vincenzo Cottinelli. Sono partito per la Francia con una borsa di studio, ma non ho mai pensato di viverci a lungo. Credevo, e sono tuttora convinto che il mio lavoro abbia un senso solo nel mio paese e che partire non sia una soluzione. Durante gli anni difficili, soprattutto tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, ho avuto l'occasione di lavorare e di vivere in Francia, ma l'ho rifiutata. Non è giusto pensare alla propria salvezza quando nello stesso tempo milioni di persone non hanno scampo. Era necessario rimanere, anche a costo di non poter scrivere. Continuo a pensare che il mio lavoro non abbia alcun senso al di fuori del mio paese. Ma questo non vuol dire che io non approvi gli scrittori arabi che hanno scelto di vivere all'estero. Per alcuni di loro il ritorno significa la prigione. Lei ha assunto una posizione molto decisa durante la guerra del Golfofirmando, con altri scrittori e intellettuali, un manifesto in cui si dichiarava contrario all'intervento del suo paese nella guerra e, nello stesso tempo, solidale con il popolo iracheno. Ci può spiegare questa sua posizione? Senza dubbio la guerra del Golfo è stata la peggio;e delle crisi vissute dagli arabi nella loro storia contemporanea, e fino a ora conosciamo solo alcune drammatiche conseguenze. Uno dei risultati di questa guerra è stato l'annientamento di ogni resistenza dei popoli arabi, compreso quello iracheno, contro l' oppressione e il dispotismo. L'economia dei nostri paesi, come di tanti altri paesi del terzo mondo, è ora nelle mani degli Stati Uniti che giudicano e decidono per noi. La crisi del Golfo ha mostrato al mondo il volto dei regimi arabi oppressivi, ma se guardiamo ancora più a fondo ci chiediamo chi realmente abbia permesso l'esistenza di questi regimi. INCONTRI/WANNUS E qual è la sua posizione nei riguardi dell'Occidente? Non mi piace usare la parola Occidente, come tutte le parole che tendono a generalizzare una realtà così vasta, non mi sembra che questa parola rispetti una realtà storica. A parte questo, so che in Europa ci sono state diverse manifestazioni pacifiste durante la guerra, ma ci sono state anche manifestazioni di odio e non solo nei confronti di Saddam Hussein, ma degli arabi in generale. Erano manifestazioni razziste, fatte da persone dalla mentalità ristretta o semplicemente poco informate sulla realtà araba. In occidente si parla molto dei nostri regimi oppressi vi, della nostra mancanza di democrazia, di civiltà, di rispetto dei diritti dell'uomo. Questo è vero, ma chi ha lasciato che le cose si riducessero a questo punto? Non dimentichiamo che a partire dal colonialismo è stato l'Occidente a decidere la carta geografica dei nostri stati e non dimentichiamoci anche che secondo una certa menta- ,lità quando gli afghani resistono contro l'occupazione comunista sono eroi, ma quando sono i palestinesi a resistere, allora diventano terroristi. Oggi l'occidente rappresenta per la maggior parte di noi la libertà e il rispetto dei diritti dell'uomo. Ma abbiamo visto già troppe volte che l'Occidente capitalista agisce solo nei propri interessi e per le proprie esigenze dimenticando i diritti degli altri paesi del mondo. Per noi anche l'Occidente è un oppressore. Cosa propone per una maggiore conoscenza reciproca? Nella nostra epoca, con i mezzi che abbiamo a disposizione, ognuno di noi può comprendere un altro popolo, se realmentelo vuole. Molte volte l'immagine dell'arabo è solo approssimativa o addirittura volutamente distorta.L'unica condizione è quella di lasciare che ci vengono proposte da mass-mediapernascondere le ragioni di determinate decisioni politiche:questo è unvecchio trucco.

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