Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

IL CONTESTO ,...,,._; Somalia: ingerenza umanitaria? Alessandro Triulzi · Nel centenario della occupazione italiana dei porti del Benadir sulla costa somala, l'Italia ufficiale festeggia a suo modo la ricorrenza, inviando "su richiesta" dell'ONU un nuovo contingente di soldati e truppe scelte che dovrà raggiungere un assai più folto esercito USA già sul posto, in nome di un nuovo diritto dei popoli fin qui ferocemente disatteso ma, dopo l'avallo di Giovanni Paolo II, proclamato oramai ai quattro venti, quello della cosiddetta "ingerenza umanitaria". Salutando i militari italiani in partenza per l'Africa a nome del Governo, il ministro Salvo Andò (Psi) ha dichiarato apparentemente senza remore: "Siamo chiamati a esercitare un'ingerenza nei confronti della questione nazionale della Somalia, ma si tratta soltanto di un'ingerenza umanitaria. Non vogliamo schierarci né con l'una né con l'altra fazione. Il nostro obiettivo è soltanto quello di aiutare la popolazione affamata." ("La Stampa", 12.XII.1992). Poiché obiettivo principale dell'Italia avrebbe dovuto essere questo anche in anni passati, e certo doveva essere lo scopo non ultimo di quei circa 2.000 miliardi spesi dalla Cooperazione in Somalia che hanno invece sollevato appetiti benpiù prepotenti di potere e corruzione, è così peregrino dubitare che l"'ingerenza" di oggi dia migliori risultati di quella di ieri? Tutt'altro. Ce n'è abbastanza, ritengo, peruna meditata riflession~ da aggiungere alle tante, di segno contrario, che in questi giorn}, e per tutto il periodo natalizio e oltre, ci allieteranno ricordando la (nostra) bontà e le (altrui) sciagure. La fanfara è già iniziata, con lo sbarco finto in diretta dei Marines calcolato nel periodo di maggiore ascolto in America, il prime time televisivo conteso per ogni messaggio o scoop nazionale, le conferenze stampa su basi d'appoggio e tecnologie avanzate per il trasporto di truppe e mezzi, il conteggio delle razioni da campo con le relative calorie aviotrasportate, ecc. Insomma l'implicito confronto, massiccio e inoppugnabile, di due mondi distanti tra loro anni luce. Anzi, alle due estremità esatte del mondo in cui, ignorandoci e spesso scordandolo, viviamo. La Somalia è dall'altra parte. Occasione d'oro dunque per rincuorare cuori e menti del nostro mondo, qui e oltreoceano, a volte sospettosamente tentennanti di fronte alle leggi trionfanti del mercato e ai suoi meccanismi di aggiustamento, recessione, disoccupazione, e alla apparente caduta di valori e perdita di identità colletti ve..Che Natale ragazzi, di fronte a Marines e Parà di Dallas o Catanzaro che si tolgono una razione di bocca (3600 calorie giornaliere, 1 O varietà per il breakfast, 20 varietà per pranzo e cena, versione kosher e vegetariana incluse, costo del trasporto un miliardo al giorno) per darla a uno dei destinatari dell"'ingerenza umanitaria" del Corno d'Africa (un quarto della popolazione cronicamente sottoalimentato, cioè sotto le 2000 calorie al giorno, un milione di affamati gravi, 170 dollari procapite annuo contro i 20.000 dell'Occidente, 48 anni di speranza di vita, e che vita, contro i nostri 75), con tanto di sorriso buono, foto ricordo e via.HaragioneCalchi Novati ("Ilmanifesto", 8.XII.1992) quando dice che da ora in poi tutto diventerà più difficile, compreso la lotta contro il razzismo dilagante perché con questa spedizione "umanitaria", ciò che si "restaura" è la divisione stessa del mondo che accetta e riconosce al suo interno l'esistenza di popoli "inferiori". Due Natali fa, mentre nelle sale patrie infuriavano le palme ondeggianti e l'errare sparso di Debra Winger sulle dune di Tè nel 4 deserto, l'Italia ufficiale si ritirava precipitosamente dalla Somalia con voli e navi di soccorso, e anche allora spedizioni e truppe scelte inviate "per scopi umanitari" chiudendo così senza troppa gloria e con infuocati ripensamenti presto soffocati da un più lungo e perdurante silenzio, la propria centenaria presenza in Somalia. Da allora il nostro paese non ha certo brillato per capacità di intervento o di soccorso nei confronti della ex-colonia la cui lunga agonia oggi si pensa di interrompere con ben addestrate, ben nutrite, ben sterilizzate (18 vaccinazioni per i soldati d'oltreoceano) truppe d'assalto e con~iunte azioni di rastrellamento contro i "signori della guerra". E tutto quanto si doveva e poteva fare? Dobbiamo proprio rallegrarci? Ritengo di no. Certo, occorreva intervenire, e assai prima di oggi. Ma con strumenti e traguardi diversi, e con una più forte partecipazione reale ai problemi e alle difficoltà attuali della Somalia. Mi spiego. L'Italia si accinge ad inviare in Africa contemporaneamente due corpi di spedizione, uno in Somalia e l'altro in Mozambico, con compiti all'apparenza simili ma in realtà da posizioni e punti di partenza diversi. In Mozambico, la disponibilità dell'Italia a dar corso a una richiesta dell'ONU di invio di un contingente "di interposizione" tra le forze governative e quelle ribelli della Renamo fa seguito a una forte pressione da parte italiana sulle due parti che è stata mantenuta fino alla sigla di un accordo lungamente e tenacemente negoziato a Roma, auspici la Comunità di S. Egidio e le doti personali dell' On. Mario Raffaelli, già Sottosegretario agli Esteri. In Somalia, il governo italiano manda un contingente armato, per così dire, per rinuncia, cioè per non aver potuto o voluto sostenere quella stessa tenacia negoziale e neutralità tra le parti in conflitto tra loro e per aver rinunciato da tempo alla crescita di un progetto politico di ampio respiro per la sua ex-colonia, in ciò confermata drammaticamente nel suo ruolo periferico e residuale di territorio-merce di scambio di tangenti e potere clientelare da parte dei rispettivi partiti, uomini politici, clan e famiglie al governo nei due paesi. Il costo, altissimo per entrambe le classi dirigenti, è stata la caduta in verticale dello stato e della sua sovranità in Somalia (dice bene Ettore Masina, ancora su "Il manifesto" del 9 dicembre: "In Somalia non esiste più Stato e non esiste più opinione pubblica che possa scegliere il proprio futuro. La Somalia è "implosa", è scoppiata in sé stessa. E deserto più rovine più profughi più bande armate.") e ha contribuito in Italia a delegittimare la stessa classe dirigente nel suo insieme promuovendo di fatto l'attuale dilagare irrefrenabile e "giustificato" del leghismo. E scusate se è poco. Per questo motivo, e non solo perché "gli italiani che vanno in Somalia si portano nello zaino cento anni di storia coloniale più le recenti compromissioni" ("La Stampa", 12 dicembre), che l'operazione Ibis, nome in codice della spedizione armata italiana in Somalia, è vista con sospetto e rabbia a Mogadiscio, e solleva dubbi e apprensioni reali.L'Italia poteva e doveva intervenire, ma prima, interrompendo quando era ancora possibile e auspicato da più parti la spessa rete di collusioni e appoggi e interessi clientelari con cui Siad Barre aveva costruito il suo potere, e l'Italia ufficiale con lui, denunciando assai prima e con ben maggiore forza la ripetuta violazione di ogni principio democratico e umanitario, "ingerendosi" correttamente, e cioè a livello politico e di rapporti tra governi, nella dinamica interna della complessa vita politica somala sollecitando e appoggiando quelle forze che

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