STORIE/CUNQUEIRO a guisa di voti religiosi; in tal modo, secondo Kane, si otteneva "che una casta si autocontrollasse per evitare il sacrilegio e lo spergiuro, peccato destinato a ricadere su tutta la casta, che sarebbe stata punita nella sua totalità per una sola violazione individuale"). I luhar, davanti al khan, accettarono di non allontanarsi dalle strade, di non salire mai più a Chittorgarh, di non attraversare il fiume Gambhiri, di non costruire case durature, di non attingere acqua ai pozzi e di non cantare. Ruppero sulle ginocchia le lance di bambù i luhar sconfitti, sotterrarono i morti e si incamminarono sotto una luna enorme e gialla ... Sono passati quattrocento anni da quel giorno. Adesso, in virtù della legislazione del Congresso indiano sulle caste, il Pandit Nehru è andato a Chittor e ha ricevuto sulla porta di Chittorgarh i tremila guerrieri discendenti degli antichi Gadulia Luhar che ancora percorrevano le strade senza allontanarsene; ha annullato i divieti di Akhbar Khan e i luhar hanno ritirato le sacre promesse e sono entrati nella fortezza con le loro lance nuove, hanno attraversato il fiume in barca e coi carri, hanno bevuto l'acqua dei pozzi, hanno messo il primo mattone di una casa a Chittor e uno di loro ha cantato una canzone, una canzone d'amore e di guerra, la stessa che quattrocento anni prima cantava ogni luhargi che partiva in cerca di battaglia e di bottino ...Tra tutte le proibizioni e promesse, credo che la più dura da mantenere sia stata quella di non cantare. Provare amore e non cantare. Sentire gli uccelli che cantano e non cantare. Sentire la gente che canta per strada e non unirsi al canto. Tenere in braccio un bambino appena nato e non potergli cantare, madre, una ninna nanna. Che labbra buie con quattrocento anni senza canzoni! Se ho raccontato la storia dei luhar, di cui si parla in questi giorni sui giornali, è solo per questa ragione: perchè dopo quattrocento anni di sete, di sete di canzoni che forse è ancora peggio della sete d'acqua, qualcuno canta a Chittor ... Non c'è mai stato un re più crudele di Akhbar Khan, il Gran Mogol di Delhi. Il labirinto dell'Impero Segreto All'epoca della II dinastia, quando l'Impero Segreto si trovava alla fine di un lungo periodo di anarchia durante il quale furono bruciati tutti i dizionari e l'unica scienza che fece progressi fu l'ibridazione animale (si ottennero, tra le tante rarità, muli dorati con coda cornea), il Gran Cancelliere ordinò la costruzione di un labirinto sulle cui pareti era stata scritta un'ordinanza morale che poteva essere letta integralmente solo da chi avesse trovato la strada più breve per uscire dal labirinto.C'erano tante altre strade, che riconducevano sempre allo stesso labirinto, dove erano state scritte delle varianti dell'ordinanza originaria. I testi erano scritti nel labirinto in modo tale che si poteva interrompere la lettura del testo che possiamo chiamare A o Verità in un punto determinato e continuare a leggere uno qualunque dei testi B, C, Do E (che citeremo come Apocrifi, come divennero noti più tardi). Il viandante, in qualunque punto avesse lasciato la lettura di uno di quei testi, seguitava a leggere con una comprensione totale frasi perfettamente coerenti con il testo abbandonato. Naturalmente, 52 chi percorreva il labirinto era convinto di fare l'unica "vera" lettura e dirigersi verso l'uscita e quando, a un incrocio del labirinto, si trovava di fronte alla possibilità di scegliere tra quattro testi diversi, optava per quello più conforme al suo carattere e al suo temperamento. Le diverse letture apocrife si differenziavano solo per il tono: un testo in buona misura unico passava impercettibilmente dal patetico all'ironico, dall'erotico al drammatico. Benché tutti quelli che entrarono nel labirinto fossero membri della classe politica, nessuno riuscì a capire che esisteva una lettura totale, che comprendeva sia il testo A sia gli Apocrifi e implicava una visione completa della struttura del labirinto-una visione aerea, a volo d'uccello-che portava alla distruzione del labirinto stesso, alla rivelazione della sua inutilità... In realtà, la prova del labirinto consisteva nell'abilità ad uscirne nel minor tempo possibile, a seconda che si fosse letto il testo A o uno degli Apocrifi. Quando il labirinto fu, per modo di dire, scoperchiato, furono rese pubbliche le letture possibili insieme al testo A. Questo fu considerato come la norma ortodossa secondo la quale doveva essere governato l'Impero Segreto, e gli altri testi furono accolti come "varianti ammissibili". I reggenti dell'Impero, autori del labirinto, e il Gran Cancelliere riuscirono così a raggruppare i membri della classe politica, che si riunivano a seconda della lettura che avevano considerato vera e, in quanto tale, liberatrice dallabirinto. Sulla base della loro lettura, alle diverse associazioni era permesso di dialogare con gli ortodossi del testo A e questo dialogo arrivò ad assumere il carattere di rappresentazioni teatrali nella piazza principale della capitale dell'Impero; così il popolo finì per credere che, in un dato labirinto, erano accettabili solo le opzioni che conducevano all'uscita, varianti queste della norma immutabile, generalmente impersonata sulla scena dall'attore più famoso dell'Impero. (Furono utilizzati, tra gli altri, Shakespeare, Calder6n de la Barca e alcuni tragici greci, forzando l'essenziale manicheismo di tutte quelle azioni drammatiche). Romeo non poteva raggiungere Giulietta se non riusciva a venir fuori dal labirinto. Il Gran Cancelliere non aveva previsto che Giulietta potesse decidere di andare incontro a Romeo nel cuore stesso del labirinto. Non immaginò nemmeno che gli autori dei nuovi dizionari volessero effettuare per conto loro delle letture nel labirinto, cosa che sorprendentemente li portò a trovare una strada più breve di quella del testo A o Verità. E neppure lori.tanamente aveva supposto che ci fosse gente decisa a vivere nel labirinto. Nacque una scuola filosofica che difendeva il labirinto come habitat naturale dell 'uomo e considerava la fretta per uscirne equi valente al suicidio (che condannava). Infine un demagogo andò in giro predicando che se solo quelli che sapevano leggere potevano raggiungere l'uscita dal labirinto, gli analfabeti risultavano obbligati a errare eternamente per quei lunghi corridoi. Ma siccome si era già sviluppato un vasto processo di mitizzazione del labirinto, quest'ultimo era ormai divenuto un elemento impresci9dibile della struttura imperiale. Cosicché, dopo un buio periodo di discordie, durante il quale furono lapidati alcuni profeti e aruspici, il potere politico e religioso dell'Impero Segreto si rifugiò al suo interno, utilizzando la parte più intricata e destinando il resto a parco giochi per bambini e giardinetti. È questa l'unica sezione del labirinto conservata dalla III dinastia. Copyright Eredi di Alvaro Cunqueiro.
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