Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

QUALCUNO CANTA A CHlffOR Tre poe~ie e due racconti Alvaro Cunqueiro a cura di Danilo Manera traduzioni di Simona Geroldi e Danilo Manera Alvaro Cunqueiro (1911-1981) è considerato il più importante scrittore novecentesco in galego, idioma neolatino della Galizia di Spagna, e prosatore di prima fila anche in ambito castigliano. Esordì come poeta in galego negli anni '30 sotto l'influsso delle avanguardie, orientandosi presto verso un tono elegiaco d'ispirazione neotrovatorica. Raggiunse però la sintesi migliore di raffinatezza ed emozione nei versi della maturità (raccolti nel 1980 in Erba di qui e di là) dove, accanto a riflessioni sul ruolo dell'arte e la traiettoria della vita umana, si trovano preziose variazioni intertestuali su momenti e figure letterarie che avvicinano questi versi ai sette grandi romanzi culmine della sua opera (i primi tre redatti in galego e poi tradotti, gli ultimi scritti direttamente in castigliano). In Merlfn efamilia (Merlino e i suoi, 1955), il paggio del mago rievoca stupefacenti episodi accaduti in Galizia al suo anziano signore. As cr6nicas do sochantre ( 1956; trad. it. Cronache del maestro di coro, Jaca Book 1983) sono ambientate nellaBretagnadellarivoluzione francese, in mezzo a una combriccola di trapassati. In Se o vello Sinbad volvese as illas ... ( 1961; trad. it. Se il vecchio Sinbad tornasse alle isole ... , Marietti 1989), il pilota del califfo ci viene presentato vecchio e povero, ma ancora spericolatamente pronto a navigare con la memoria e la fantasia. Las mocedades de Ulises (Le gesta giovanili di Ulisse, 1960) narra i precoci vagabondaggi del futuro eroe e Un hombre que se parecfa a Orestes ( Un uomo che somigliava a Oreste, 1969) nasconde una parabola sull'impossibilità e l'inutilità della vendetta. Vida y fu.gas de Fanto Fantini (Vita efughe di Fanto Fantini, 1972; di prossima pubblicazione presso la Biblioteca del Vascello) racconta le avventure d'un condottiero rinascimentale italiano esperto soprattutto in evasioni, specie mentali. Nell'ultimo e radicale El ano del cometa (L'anno della cometa, 1974), un astrologo visionario si perde per sempre nei suoi stessi sogni, senza più essere in grado di tornare a una sempre più lontana e fittizia realtà. Tutte queste storie s'affidano completamente alle risorse combinatorie dell'immaginazione, contro le tendenze (dominanti nel panorama spagnolo di quegli anni) del neorealismo di denuncia, dello sperimentalismo formale e del pessimismo esistenzialista, e sono state rivalutate solo dopo il successo del realismo magico latinoamericano, per certi versi affine. Le caratteristiche salienti della scrittura romanzesca cunqueiriana sono il sincretismo culturale, l'anacronismo volontario, la mescolanza di meraviglioso e concreto, di rimandi al piccolo mondo galego e favoloso esotismo, di malinconia e giocosità. Si tratta pertanto di ibridi, collane di storie collegate fra loro e prolungate ali' infinito in appendici, indici, riprese, dove il mito viene umanizzato e reso familiare poiché all'adesione estetica rappresentata dal lirismo fa da controcanto il distanziamento ironico. E se i protagonisti sembrano dissolversi quando l'universo mirabolante dei sogni s'infrange contro l'aspra realtà, tale inevitabile fallimento non cancella l'ebbrezza vissuta, anzi la sottolinea. Cunqueiro fu anche fecondo autore di cicli di racconti (due dei quali, Le farmacie prodigiose e Scuola di guaritori, sono in arrivo da Marietti) e di teatro: tentò di fondare la quasi inesistente drammaturgia in galego, con testi ancora una volta apocrifi, come O incerto sefior don Hamlet, principe de Dinamarca (L'incerto signor Amleto, principe di Dahimarca, 1958). Ma va soprattutto ricordato che fu per tutta la vita un giornalista d'eccezione, capace di dirigere una testata locale e insieme vivere in un suo mondo di letture e fantasticherie, candidamente ignaro dell'attualità. Ci ha così lasciato una ricchissima eredità di articoli (in parte raccolti postumi da César Antonio Molina in alcuni deliziosi volumi) che sono spesso gustose divagazioni tra erudizione scanzonata e gastronomia, relazioni di viaggi reali o inventati, sorprendenti incursio50 ni nell'etnologia e nella mitologia, senza che manchino aneddoti comici e trasognati, vissuti o uditi raccontare in qualche angolo di Galizia, sotto la pioggia minuta, tra bicchieri di vinello aspro, croci di pietra, scogliere e fantasmi. Presentiamo qui due di queste narrazioni occasionali: un esempio di come Cunqueiro commentava sul suo giornale le notizie più curiose e una ripresa del motivo del labirinto, assai frequente nella narrativa fantastica del nostro secolo. Alguien canta en Chittor e El laberinto del Imperio Secreto uscirono sul quotidiano "El Faro de Vigo", il primo nella serie Retratos y paisajes (Ritratti e paesaggi) il 14 aprile 1955 e il secondo nella serie El envés (Il rovescio) il 15 agostol971. Seguono tre poesie, Os setenta pavill6s, Ricorditi di me (traducendo la quale manteniamo le imprecisioni dell'autore nel citare Dante e i suoi personaggi) e Na outra banda, tratte dalla già ricordata raccolta in galego Herba aqu{ ou acola pubblicata dalle Edizioni Galaxia di Vigo, che ringraziamo per la collaborazione. Le poesie sono state tradotte da me, i racconti da Simona Geroldi. (D. M.) I settanta padiglioni Voglio un padiglione per i miei speroni d'argento e un altro padiglion~ per il palafreno del sonno e le mie frette. Voglio un padiglione per sognare con Shahrazad e un altro dove nessuno mi veda odorare la rosa rossa. Voglio un padiglione accanto.a una sorgente e un altro per sgozzare a notte fonda le gazzelle. Voglio un padiglione per la mia paura e un altro per spargere aromi sul filo della spada. Voglio un padiglione per le mie mattinate di bambino e un altro per potermi sedere sulla sua soglia a elemosinare.

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