aveva iniziato Carmine e al gioco pure, all'azzardo pesante vero campione Jimmy che spesso e volentieri superava il maestro. Andavano per casinò, saintvincent venezia sanremo campione d'Italia. E tornavano sempre carichi di soldi. E festeggiavano a champagne e coca di prima, quella possente. E una sera che Carmine era particolarmente su di giri divenne violento e Jimmy si accorse che non era come le altre notti. Non era bisogno d'amore né di tenerezze quello. Carmine spingeva. Col suo cazzomulatto spingeva. A quello non erano mai arrivati. E poi al suo culo Jimmy ci teneva. Si faceva leccare, toccare, qualche mano la allungava pure lui, ma il suo culo no, quello no. Tiratoschizzatoperso Carmine non mollava. Jimmy fu costretto a dargli un cazzotto feroce che lo stordì. Poi ci rimase male e si accucciò accanto a lui pentito e piano piano quasi per farsi perdonare incominciò a baciarlo sulle labbra. A quello Jimmy precedentemente aveva sempre resistito. Questa volta invece era lui che stupiva Carmine che, quasi come se lo stesse aspettando si aprì come una matrona, come una vecchia laida spalancò la sua sgraziata bocca e lo accolse come una madre accoglie il figlio, senza chiedere né domandare. Jimmy s'accorse che Carmine godeva e piangeva e per la prima volta nel buio quella notte terribile Carmine gli disse: ti amo. Jimmy rimase immobile, paralizzato. Quella notte Carmine, 45 anni, figlio della guerra, sposato e diviso, padre di 2 figli aveva scoperto l'amore. L'amore per uno come lui, maschio, ruvido, possente, cocainomane come lui, giocatore come lui, imbroglione come lui, ubriacone e puttaniere come lui. Stettero per molto tempo stesi nel letto, mano nella mano a guardare il soffitto, in silenzio. Poi Jimmy si alzò, andò alla finestra e guardò fuori. Erano le 4 passate di una fredda notte d'inverno. La zona adiacente la ferrovia era tutta deserta. Ogni tanto passava qualche macchina e schizzava. Il vento lasciava alzare qualche carta. Carte e silenzio, freddo e desolazione. Dei manifesti murali scrostati dai muri venivano continuamente ondeggiati dalle raffiche di vento. Un cane bastardo zigzagava senza sa_peredove andare. Jimmy si vestì e se ne scese .. Era frastornato, confuso. La sua Renault 4 era gelata. Cercò di far entrare un po' d'aria calda inutilmente, si strinse allora nel giubbino e decise di andare da Monica, una puttana amica sua, grande amica che lo riceveva sempre con piacere, a qualunque ora. Monica gli preparò un caffè bollente, d.eipasticcini rammolliti e poi se lo portò a letto come già aveva fatto tante altre volte. Quella notte Jimmy fu strepitoso, infatti Monica godette continuamente, come una cagna. Ma Jimmy pensava a Carmine, a quella scena, a quella frase. Continuamente. Ossessivamente. S'addormentò mentre Monica glielo leccava, abile maestra, dandogli solo il calore della lingua, nient'altro. Era ormai giornofatto quando Monica ormai appagata, consumata, con la bocca che sapeva di sesso e di sperma, col suo trucco ormai sciolto e andato con i suoi capelli arruffati e attorcigliati dolorante ma felice guardò Jimmy che beato dormiva come un fanciullo, gli diede un bacio su una guancia e teneramente s'addormentò accanto a lui, mentre fuori pure il vento ormai s'era fermato ... STORIE/SANTORO IL POZZO Emilia Santoro Quel giorno nacque domato da un grigio soffuso che si distendeva su una sabbiosa superficie, levigata come perla dal vento notturno, racchiusa dalle pareti ruvide e brillanti dei vecchi monti. Una spina dorsale avvolta su se stessa a proteggere in grembo quel lembo di deserto. Monti dall'aspetto tormentato che sfavillavano di luna e di sole, una miniera a cielo aperto, una miniera d'argento! La gente del posto sapeva dell'ingannevole paesaggio, sapeva che quel luccichio non era altro che cobalto. Era molto presto, quel luogo assonnato e nuvolo non mostrava traccia di loro; la sabbia appariva ancora liscia e ondulata come un fondale marino. Ogni notte il vento s'insinuava nell'unica gola conducente all'interno, pettinando il suolo. Tutto ritornava come all'origine con l'ultimo vortice che s'impennava fra terra e cielo per lì quietarsi assorbito dal sorridente e cupo filamento. Un tempo vi arrivarono alcuni ricercatori d'argento, che decisero di stabilirsi in quell'ultima tappa. Avevano scavato Je case nella roccia e non ne esistevano al mondo di più splendenti e sfaccettate come diamanti - e i cristalli proiettavano i sette colori dell'arcobaleno e le ambizioni passate di quella gente. Se saltassimo con lo sguardo aldilà dei monti, potremmo vedere gli innumerevoli tentativi trascorsi di trovare l'argento. Il territorio esterno, per chilometri e chilometri, non era altro che una groviera - milioni di buchi con accanto la loro montagnola di sabbia - e l'incredibile era che ognuno ricordava quelli di sua proprietà, incisi nella mappa della memoria. Le case costruite in circolo seguivano la disposizione delle montagne e al centro c'era il pozzo. Le prime tracce furono quelle delle donne che di buon mattino andavano a prendere l'acqua e sulla sabbia le orme disegnavano i raggi di un cerchio, s'incontravano, e senza arrestare i loro movimenti abituali innescavano un chiacchierio morbido e mattutino. La voce di Isidora s'invischiava tenacemente nell'aria per poi precipitare nel pozzo e risalire leggera e vaporosa all'orecchio di Doriana. "Stanotte è andato di nuovo a scavare, l'ho sentito, l'ho sentito prendere gli arnesi e scappar via." Dorina tirava su il secchio con gran fatica e le parole s'alternavano al cigolìo della carrucola. "Sono andati tutti, vero Doriana?" Doriana si sentiva stanca e il suo catino era ancora vuoto, sedeva sul bordo del pozzo sgambettando con pigra ironia. "Sono andati tutti tranne il mio Pack, lui non si lascia prendere da stupide illusioni, l'argento non c'è; a chi corr~te dietro?" Doriana, la più giovane, avrebbe attaccato bnga ma Isidora, satura di quelle discussioni, ribatté con sarcastico distacco. "Come mai, allora avete deciso di restare?" Una risata echeggiò nel pozzo. . . . . "Sai è troppo divertente vedere i vostn uormm nt~rn~ grondanti di sudore, con le mascelle pendule ~er la del~s1one. Tutte le altre stavano a sentire ma nessuna nspose. Rientrarono nelle case dove i mariti dormivano come sassi e anche in sogno spalavano sabbia all'ombra delle Iucerne: stanchi, iniziavano una 43
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