Linea d'ombra - anno XI - n. 78 - gennaio 1993

INCONTRI/CAMUS, ANTOLOGIA L'ultima Intervista di Albert Camus Nel suo lavoro di scrittore è ispirato dalla preoccupazione di dover essere una "guida" per la sua generazione? Mi scusi, ma questo tipo di giudizio mi sembra comico. Io non parlo per nessuno; ho troppo da fare per trovare un mio linguaggio personale. Io non guido nessuno: io non so, o so male, dove sto andando. Io non vivo su un treppiede: cammino alla stessa andatura di tutti lungo le strade del tempo. Io mi pongo le stesse domande che si pongono gli uomini della mia generazione, ecco tutto, e dunque è del tutto naturale che essi le ritrovino nei miei libri, se li leggono. Ma uno specchio informa (renseigne), non insegna (enseigne). Che lezioni morali ha tratto dallo sport? L'obbedienza totale a una regola del gioco definita in comune e liberamente accettata. Quali sono le lezioni morali che è possibile trarre dalla Resistenza? Non mi piace il genere "reduce''. Se dovessi utilizzare l'esperienza di quegli anni, l'utilizzerei sotto forma d'arte. Cosa hanno trascurato i critici francesi nella sua opera? La parte oscura, quel che c'è in me di cjeco e di istintivo. La critica francese s'interessa innanzitutto alle idee. Fatte le debite proporzioni, sarebbe forse possibile studiare Faulkner senza mettere in conto la parte del Sud nella sua opera? Ritiene che gli avvenimenti politici siano privi d'importanza per uno scrittore? È buffo, ma io non mi sento politicamente isolato. A mio avviso, i . solitari li si trova oggi nei partiti totalitari. Ma si può rifiutare di essere un fanatico senza smettere di essere un militante. Camus con Catherine Sellers durante le prove di / demoni (foto Bernand). Qual è secondo lei il rapporto tra opere come Il mito di Sisifo e L'uomo in rivolta e le sue opere di finzione? Scrivo su piani diversi per evitare appunto la mescolanza dei generi. Ho composto così dei lavori drammatici nel linguaggio dell'azione, dei saggi in forma razionale, dei romanzi sull'oscurità del cuore. Questi libri diversi dicono, in verità, la stessa cosa. Ma dopo tutto hanno lo stesso autore e tutti insieme formano un'unica opera - che spesso mi scoraggia, e che lascio in tutta sincerità al giudizio della critica. Lei ha scritto: "... il teatro non è un gioco". Non si potrebbe dire la stessa cosa delle sue opere narrative? È possibile che questa concezione estetica possa limitare il tipo di esperienza sul quale lei vuole scrivere? Non capisco bene la domanda. Nei miei libri ho fatto ricorso a estetiche e stili molto diversi. Come artista mi sento crudelmente limitato dai miei doni e dai miei difetti, ma mai da un'estetica quale essa sia. Per me gli stili sono solo dei mezzi al servizio di un unico fine, che conosco appena. Ha letto Il negro bianco di Mailer? Cosa pensa della sue opinioni sull'esistenzialismo? Mailer ha ragione. L'esistenzialismo sfocia in noi in una teologia senza dio e in una scolastica, ed è inevitabile che esse finiscano per giustificare dei regimi d'inquisizione. Lei è d'accordo sulle premesse dell'esistenzialismo? Che cosa ritiene ci sia di falso nelle sue conclusioni? Se le premesse dell'esistenzialismo si trovano, come io credo, in Pascal, Nietzsche, Kierkegaard e Chestov, allora sono d'accordo con esse. Se le conclusioni sono quelle dei nostri esistenzialisti, allora non sono d'accordo, perché sono contraddittorie con quelle premesse. Walde Frank ha scritto che "Camus pone chiaramente il problema: l'uomo ha bisogno della conoscenza della rivelazione e l'uomo moderno non può più ave ria". Sì, per ciò che io chiamo l'uomo moderno. Ma io non sono sicuro di essere moderno. Varie domande sul romanzo americano. a) No, il romanzo americano mi sembra evolvere verso la complessità. Ed è comprensibile, l'innocente stanca. b) Ogni protesta è in parte feconda. Ciò che è sterile è ridurre l'uomo alla sua protesta. c) Faulkner rimane per me il più grande scrittore vivente. Ho appena finito di leggere Una parola. Dal tempo di Melville nessuno in America ha saputo parlare come Faulkner della sofferenza. Cosapensa del "Nouveau roman" - Sarraute, Simon, Robbe Grillet - e del rapporto tra queste ricerche e La caduta? Il gusto delle storie morirà solo con la morte dell'uomo. Questo non vieta di cercare sempre nuovi modi di raccontare, e i romanzieri di cui lei parla hanno ragione a dissodare nuovi sentieri. Personalmente, tutte le tecniche mi interessano e nessuna mi interessa in se stessa. Se, per esempio, l'opera che voglio scrivere lo esigesse, non esiterei a far ricorso all'una o all'altra delle tecniche di cui lei parla, o alla due contemporaneamente. L'errore dell'arte moderna è quasi sempre di far passare il mezzo avanti al fine, la forma avanti al contenuto, la tecnica avanti al soggetto. Se le tecniche d'arte mi appassionano e se cerco di impossessarmene è perché voglio potermene servire liberamente, ridurle al rango di utensili. In og_nicaso non credo che La caduta possa toccare le ricerche di cui lei parla. E molto più semplice. Vi qo utilizzato una tecnica del teatro (il monologo drammatico e il dialogo implicito) per descrivere un attore tragico: ho adattato la forma al soggetto, ecco tutto. Quale sua opera le capita di rileggere coripiù piacere? Non rileggo i miei libri. Voglio fare altro, voglio farlo... Per quali motivi lei ha voluto lavordre come lettore alla Gallimard? Non ho mai voluto che la mia vita materiale dipendesse dai miei libri, affinché i miei libri non dipendessero dalla mia vita materiale. È per questo che ho sempre avuto un secondo mestiere e da sedici anni ho quello di lettore alla Gallimard, dove peraltro godo di tutta la libertà di cui ho bisogno. (da "Venture", primavera-estate 1960). Copyright Albert Camus, Essais, Bibbliothéque de la Pléiade, Ed. Gallimard, 1965.

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