INCONTRI/CAMUS Quando èfinita, chiede il parere di un amico-o si accontenta della sua sola opinione? Ho due o tre amici che leggono i miei manoscritti e mi dicono cosa non gli piace. Nove volte su dieci hanno ragione, e io correggo. Nel suo lavoro di scrittore, quale momento preferisce (l'ideazione, la prima stesura, il lavoro di elaborazione). L'ideazione. Vede un qualche rapporto nella vita dell'artista tra la vita del corpo e l'ispirazione (o la natura del suo lavoro)? Se sì, qual è secondo lei questo rapporto? La vita del corpo all'aria aperta e al sole, lo sport, l'equilibrio fisico sono per me le condizioni per un lavoro intellettuale ottimale. Con (va da sé) un buon impiego del tempo. A dire il vero, io mi trovo raramente in queste condizioni. Ma so comunque che la creazione è una disciplina intellettuale e corporale, una scuola di energia. Nell'anarchia o nella fiacchezza fisica non llo mai fatto nulla. Lavora con regolarità? Cerco di farlo. Quando tutto va bene, quattro o cinque ore all'inizio di ogni giornata. Quando tutto va male ... ! Camus insieme o Borroult, Honegger e Mario Cosorès iol centro) durante le prove di Lostato d'assedio !foto Lipnitzki). Si sente in colpa nei confronti di se stesso quando si rimette al lavoro il giorno dopo? Sì, mi sento colpevole. Come dire? non mi amo. C'è nella sua opera un personaggio che le è particolarmente caro? Marie, Dora, Céleste. ( Nella sua opera sembrano esserci due gruppi di personaggi: il primo illustrato da Caligola, sembra rispondere a un gusto di forti individualità, il secondo, che può essere rappresentato da Meursault, alla tentazione del ritrarsi, del cancellarsi. Leisi riconosce in questa duplice direzione? Sì. Mi piacciono l'energia e la conquista. Ma mi stanco presto di ciò che ottengo. È la mia grande malattia ... Ho anche il gusto dell'oscurità, del cancellarsi. Ma la passione di vivere mi spinge di nuovo in avanti. Insomma, non ne esco. Tra la narrazione, il saggio, il teatro, quale di queste tecniche, in quanto creatore, le dà maggior soddisfazione? L'alleanza di tutte queste tecniche a servizio di una stessa opera. Da alcuni suoi scritti si direbbe che lei veda nel teatro un'arte del vivere. È d'accordo? Sarebbe dir troppo. Ma a volte mi sembra che avrei potuto essere attore e accontentarmi di questo mestiere. Nell'opera d'arte e in particolare nell'opera letteraria, a quale valore lei è più sensibile? La verità. E i valori artistici che la riflettono. Nella sua opera c'è un tema che i suoi critici possono aver trascurato e che è per lei importante? L'humour. Come giudica la parte già compiuta della sua opera? Non la rileggo. Per me tutto questo è morte. Vorrei, anzi voglio fare altro. Cos'è che, secondo lei, distingue colui che crea? La forza di rinnovarsi. Indubbiamente dice sempre la stessa cosa, ma rinnova le forme, instancabilmente. Ha orrore della rima. Quali scrittori l'hanno formata - o quantomeno l'hanno aiutata a prender coscienza di quel che aveva da dire? Tra i moderni: Grenier, Malraux, Montherlant. Tra gli antichi: Pascal, Molière. La letteratura russa del XIX secolo. Gli spagnoli. Che importanza attribuiscono alle arti plastiche? Avrei voluto essere uno scultore. La scultura è per me la più grande delle arti. E la musica? Da giovane me ne sono letteralmente ubriacato. Oggi ben pochi musicisti mi colpiscono. Però Mozart sempre.
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